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Venerdì 22 Novembre 2024
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WE HAVE A DREAM

Dopo aver percorso la via di alcune figure di santi e personaggi del Nuovo e Antico Testamento con i musical Forza venite gente (su S. Francesco), Rabbì (su Gesù), Joseph (sul patriarca Giuseppe) e La piccola matita di Dio (su Madre Teresa di Calcutta), la Compagnia CPO ’93 del Centro Parrocchiale di Osnago porta al debutto in scena la sua ultima fatica sulla figura del grande pastore Martin Luther King.

In occasione dell’ordinazione sacerdotale del parrocchiano don Riccardo Sanvito, il 7 Giugno presso la Sala Sironi di Osnago, gli 80 componenti la compagnia dedicano questa volta il loro spettacolo alle tematiche della segregazione razziale, della lotta non-violenta e della fratellanza fra i popoli.

Come noto, attualmente la Compagnia CPO ‘93 è composta da ragazzi, giovani e adulti di Osnago e dei vicini paesi di Montevecchia, Cernusco L. e Pagnano e si dedica alla piacevole attività di realizzare musical da ben 15 anni, devolvendo in beneficenza gli incassi. Nel tempo sono state sostenute iniziative e realtà assistenziali della zona e i missionari locali sparsi per il mondo.

Il ricavato della rappresentazione del 7 giugno verrà invece consegnato al cappellano don Alberto Barin per le attività del carcere S. Vittore di Milano, presso cui don Riccardo Sanvito ha svolto servizio pastorale come seminarista.

I testi recitati di “We have a dream” sono stati composti dall’artista Sergio Scorzillo (Compagnia “Amici della Prosa” di Milano) e vengono portati in scena con la guida del veterano Ernesto Valagussa. Le coreografie ed i balletti, sempre più particolareggiati, sono stati curati direttamente dalle ragazze del nutrito corpo di ballo. Lo spettacolo è accompagnato musicalmente dal vivo con consueta dedizione dal complesso “Andata e Ritorno”, che ne ha anche curato gli arrangiamenti musicali e, per alcune canzoni, quello dei testi. La regia è affidata alla sapiente guida di Grazia Penati e Edy Colombo.


***
“…Come l'apostolo Paolo lasciò Tarso per portare il vangelo di Cristo in ogni città, anch’io porto il vangelo della libertà al di fuori della mia città natale. Come Paolo, debbo rispondere alla richiesta di aiuto dei miei fratelli. Birmingham è la città degli Stati Uniti in cui la segregazione è più totale. Le sue storie di brutalità e il trattamento ingiusto dei negri nei tribunali da parte della polizia sono noti in ogni parte di questo paese. Sono anni che sento la parola «Aspettate!», ma ciò ha quasi sempre significato di «No! Mai!». Ma quando avete visto folle malvage linciarvi i padri, quando avete visto poliziotti colmi d'odio che imprecavano contro i vostri fratelli mentre infierivano su di loro, quando ti accorgi che la parola ti si fa confusa mentre cerchi di spiegare alla tua figlioletta di sei anni perché non può andare al Luna Park poiché è vietato ai bambini di colore e vedi formarsi nell'azzurro cielo della sua mente le opprimenti nuvole dell'inferiorità, e vedi che incomincia a snaturare la sua personalità provando un'inconscia amarezza e risentimento nei confronti dei bianchi, quando fai un viaggio nell'interno del tuo paese e scopri di dover dormire una notte dopo l'altra in un angolo scomodo della macchina perché non c'è motel che sia disposto a darti una stanza, quando il tuo nome di battesimo diventa «nigger», e quando tua moglie e tua madre non sono mai chiamate «signore» con rispetto, quando sei tormentato di giorno e ossessionato di notte dal fatto di essere un negro, allora capite perché troviamo difficile aspettare. Spero che comprendiate che la nostra impazienza è legittima e inevitabile. Spero che questa lettera vi trovi forti nella fede e spero di incontrarvi presto non come uno che lotta per l'integrazione o per i diritti civili, ma come ministro del vangelo e fratello nel cristianesimo. Speriamo che la nebbia dell'incomprensione si sollevi dalle nostre comunità e che presto le stelle radiose dell'amore e della fratellanza risplendano sopra la nostra nazione in tutta la loro scintillante bellezza. Il vostro, nella causa della pace e della fratellanza, Martin Luther King.

[Testo scritto il 16 aprile 1963, a Birmingham, durante la prigionia per aver partecipato a dimostrazioni per i diritti civili]
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