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Mercoledì 03 Luglio 2024
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IL GRANDE GIORNO
Commedia
di Massimo Venier
con Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Antonella Attili
90 minuti - Italia 2022

1997, Tre Uomini e una Gamba usciva in sala, imponendo nel lessico cinematografico italiano la parola "cult". Un successo probabilmente inaspettato, eppure così virale che, piano piano, iniziò ad imporsi nella memoria collettiva. Frasi mitiche, citazioni, Che cos'è l'amore sulle note di una leggendaria Italia Marocco. Che tempi. Anzi, altri tempi. Venticinque anni scoccati, e in mezzo l'evoluzione autoriale, comica e personale di un trio che continuiamo particolarmente ad amare. Sarà che sono parte del nostro background di spettatori, sarà che la loro crasi è un perfetto tempo comico, che ogni loro film (anche quelli meno riusciti, perché no) meritano la giusta attenzione. Il motivo? Aldo, Giovanni e Giacomo non sono mai banali. È questa, forse, l'unica regola che si sono dati in questi trent'anni di attività: non scendere nello scontato, puntare sempre in alto, verso una scrittura umoristica e sagace. Ad affiancarli, per la sesta volta, il bravo Massimo Venier, regista dalla squisita messa in scena, capace di osservarli con la giusta distanza eppure con il necessario sguardo e con la giusta tecnica (ah, il bistrattato La Leggenda di Al, John e Jack è, per chi scrive, tecnicamente strepitoso) come avviene, appunto, ne Il Grande Giorno, commedia agrodolce (diciamolo, più agro che dolce...) che si rifà ad un certo ad "un certo savoir faire" francese, pur rimpinzato del tipico approccio comico del Trio. Ma se il sentimento verso Aldo, Giovanni e Giacomo è forte, nella nostra recensione del film ci troviamo ad affrontare anche la controparte del film (il quattordicesimo insieme, che arriva dopo l'ottimo Odio l'Estate), ossia: è un film divertente, dolce, nostalgico eppure, i tre protagonisti, insieme nella stessa scena, li vediamo poco. Il motivo? Il Grande Giorno è il loro film più corale, ci sono tanti interpreti eccezionali e parallelamente corrono diverse linee narrative. Una scelta ben precisa, sacrosanta e coerente, ma che ha penalizzato in parte le interazioni del Trio, capace però, quando chiamato in causa, ad essere sempre sé stesso, con le stesse cadenze e le stesse manie. Come detto, Il Grande Giorno, scritto da Aldo, Giovanni e Giacomo, Massimo Venier, Davide Lantieri e Michele Pellegrini è un film corale, come dimostra la trama stessa: ci troviamo in una splendida villa sul Lago di Como, addobbata a festa (e che addobbi) per il matrimonio di Elio (Giovanni Anzaldo) e Caterina (Margherita Mannino). Un giorno tanto atteso, soprattutto dai rispettivi padri: Giacomo e Giovanni. Sono sposati con Lietta (Antonella Attili) e Valentina (Elena Lietti) Si conoscono da una vita, hanno condiviso i banchi di scuola, le vacanze e l'azienda di famiglia. Come in ogni rapporto, però, ci potrebbe essere qualcosa di non detto. Mettiamoci pure che i due sono profondamente diversi. Giovanni è espansivo, ossessionato dal controllo, attento alle apparenze e per il matrimonio ha deciso di non badare a spese - c'è Francesco Renga a cantare l'Ave Maria! -, mentre Giacomo è invece più titubante, insofferente, tirato. Ad alterare il climax di festa, ci penserà il terzo incomodo, ossia Aldo il nuovo compagno di Margherita (Lucia Mascino), l'ex moglie di Giovanni e mamma di Margherita. L'entrata in scena di Aldo equivale ad una specie di tornado, l'incontrollabile che si abbatte sul matrimonio dell'anno. La completa e totale rottura delle regole, elemento avulso che tuttavia scoperchia la verità delle cose, costringendo tutti - nessuno escluso - a fare i conti con le proprie emozioni. Perché poi, a guardar bene, è da sempre (e per sempre?) così: Aldo, lo spirito libero e la filosofia pragmatica, lo sguardo malinconico e gioioso allo stesso tempo. Ne Il grande giorno, l'entrata in scena del "terrone" è il fattore scatenante, la gamba di legno che "il mio falegname con 30 mila lire la faceva meglio". L'ispirazione comica arriva da lui, mentre il ritmo del film si adagia in sincrono con la delicata colonna sonora composta da Brunori Sas. La musica, del resto, è una delle chiavi fondamentali del Trio, sfruttata dalla regia di Venier in modo tale da creare i riflessi un po' aspri e un po' dolci della storia. Una storia di famiglie, di personaggi, di opposti. Come Giacomo e Giovanni che, per la prima volta, invertono sensibilmente i loro tipici personaggi. C'è bisogno di cambiare, di (re)inventarsi, di lasciarsi un po' andare, quando tutto finisce ed è già il momento di ricominciare. Che sia un viaggio in macchina, una rappresentazione teatrale, una vacanza al mare, un matrimonio da (non) fare. Allora, i punti di riferimento saltano e salta pure la grande festa, che fa da sfondo ad una commedia che prende (pure) di petto le smanie di una generazione borghese arroccata sull'apparenza a tutti i costi. Sfuggendo alle dinamiche dei siparietti, Aldo, Giovanni & Giacomo sembrano lasciare il campo ad un universo comprimario capace di accendere il film, nei momenti più divertenti e in quelli più emozionali. La menzione speciale è tutta per Roberto Citran, per Pietro Ragusa e per il Don Francesco (affamato) di Francesco Brandi. Ciononostante, come spesso accade nell'universo del Trio, sono le donne ad avere il polso della situazione, finendo - come avviene nelle commedie più riuscite - per ribaltare le prospettive e i preconcetti. Insomma, tutto bello, tutto riuscito, tutto in linea con lo stile di Venier e con la verve comica del Trio. Ma, per chiudere il cerchio della nostra opinione, resta stagnante quella sensazione: aver visto un film "di" Aldo, Giovanni e Giacomo senza che i tre fossero davvero al centro delle scene.
Damiano Panattoni (Movieplayer.it)
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