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Mercoledì 03 Luglio 2024
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IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA
Commedia
di Paolo Genovese
con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco
121 minuti - Italia 2023

Un sacerdote americano del Michigan, Gerald Johnson, ha rivelato su TikTok di essere stato all'Inferno. Ci sarebbe finito nel 2016, dopo aver avuto un infarto. Lo descrive come un posto tremendo, popolato da persone con catene ai piedi, in preda a fiamme eterne. Un luogo in cui c'è anche della musica. E non musica qualsiasi: secondo la testimonianza del prete, all'Inferno ascoltano in loop le canzoni Umbrella e Don't worry be happy, rispettivamente di Rihanna e Bobby McFerrin. I protagonisti del nuovo film di Paolo Genovese non sono ancora finiti tra le fiamme, stanno in un limbo, in cui ad accoglierli c'è una specie di traghettatore di anime, con la faccia di Toni Servillo, che ama il jazz. Che si finisca nelle alte sfere celesti o nei gironi infernali, la musica parrebbe essere una costante. Fatta questa premessa, la recensione di Il primo giorno della mia vita parte con una domanda: si può tornare ad amare la vita in una sola settimana quando si è deciso di farla finita? Purtroppo non grazie a questo film. In sala dal 26 gennaio, Il primo giorno della mia vita è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Paolo Genovese uscito nel 2018. Il regista e scrittore sposta l'ambientazione della storia da New York a Roma, trasformando la città italiana in una sorta di nonluogo grigio e perennemente battuto dalla pioggia, a sottolineare la drammaticità dello stato d'animo dei protagonisti. Il traghettatore di anime senza nome interpretato da Toni Servillo deve infatti portare in giro per le strade della Capitale quattro persone che hanno deciso di suicidarsi. C'è Arianna (Margherita Buy), che non ha superato la morte della figlia adolescente. Emilia (Sara Serraiocco), ginnasta con una carriera da eterna seconda, rimasta paralizzata. Daniele (Gabriele Cristini), bambino diventato una star di YouTube per volere dei genitori, che pur di arricchirsi lo spingono a mangiare di tutto a favore di telecamera. E infine Napoleone (Valerio Mastandrea), life coach che aiuta tutti a dare il meglio di sé ma soffre di una depressione nerissima. Tutti hanno detto basta. Eppure, a loro insaputa, arriva una seconda possibilità: sette giorni per ripensare alla loro scelta e tornare quindi a un attimo prima di uccidersi. Cast corale, composto da alcuni dei nostri interpreti più celebrati (non soltanto tra i protagonisti: come personaggi secondari ci sono attori di livello quali Giorgio Tirabassi, Elena Lietti, Lidia Vitale e Antonio Gerardi). "Perfetti sconosciuti" le cui vite si intrecciano. Una figura misteriosa e sovrannaturale a fare da ponte di contatto tra loro. Paolo Genovese mette in campo gli elementi che caratteristici delle sue storie e dei suoi maggiori successi, come Perfetti Sconosciuti, appunto, e The Place, ma questa volta il meccanismo si inceppa. Quella che poteva essere una riflessione sul dolore e su un tema delicatissimo come il suicidio diventa una serie di scene incollate a forza l'una con l'altra in cui i protagonisti più che farci provare ciò che li tormenta lo declamano, chiudendo completamente fuori lo spettatore. Nonostante si parli di argomenti enormi quali l'essenza della vita, la depressione, il male che può celarsi in figure apparentemente insospettabili come i genitori di un bambino, tutto rimane in superficie, freddo e distaccato. La materia trattata avrebbe forse meritato un uso maggiore del silenzio, lasciando spazio a ciò che conta di più sullo schermo: l'immagine. Ecco perché la scena che rimane più impressa è quella delle luci: grazie a una trovata intelligente si fa capire un concetto complesso come la volubilità di un sentimento, la felicità, semplicemente accendendo e spegnendo delle luci. Peccato che tutto il resto non abbia la stessa efficacia.
Valentina Ariete (Movieplayer.it)
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