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Mercoledì 03 Luglio 2024
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LE OTTO MONTAGNE
Drammatico
di Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch
con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti, Gualtiero Burzi
147 minuti - Italia, Francia, Belgio 2022

A cercare un vero protagonista nel film di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, non possiamo che pensare alle montagne della Valle d'Aosta, che fanno da sfondo alla maggior parte della narrazione e che hanno un ruolo di primo piano nello sviluppo di questa storia. Come vedremo in questa recensione de Le otto montagne, presentato in concorso a Cannes 2022 e interpretato da una coppia di attori nostrani d'eccezione come Alessandro Borghi e Luca Marinelli, l'universo naturale in cui i personaggi si muovono è capace di evocare in loro (e di conseguenza nello spettatore) un'infinità di emozioni: dal senso di appartenenza allo straniamento, dalla gioia incontrollata alla paura, dalla nostalgia e dal senso di colpa fino al bisogno di trovare se stessi, che sia per la prima volta o che si tratti di confermare certezze che già si conoscono. Il film tratto dal romanzo omonimo di Paolo Cognetti, vincitore del premio Strega, è intenso e toccante, e chi guarda viene inevitabilmente rapito da un mondo, quello dei montanari valdostani, fatto di cose semplici, di lavoro manuale e di un amore sconfinato per quella che solo noi "cittadini" definiamo "natura", ma che per loro sono i ruscelli, i sentieri, i boschi, insomma la cornice di tutta la loro esistenza. La storia si apre quando il piccolo Pietro, dodicenne torinese di buona famiglia, si trova a passare l'estate a Grana, un minuscolo paesino della Valle d'Aosta, e lì incontra Bruno, un ragazzo della sua stessa età nato e cresciuto tra quelle montagne. Le differenze tra i due - soprattutto dovute al diverso tipo di educazione ricevuta - sono fin da subito evidenti, ma ciò non gli impedisce di costruire un'amicizia sincera e duratura, che li accompagnerà per gran parte della loro vita. Il secondo snodo narrativo de Le otto montagne è quello che ruota attorno al rapporto tra Pietro e suo padre, ingegnere con un ruolo di responsabilità in una grande fabbrica, ma che sembra essere veramente felice solo nei pochi giorni che passa in montagna con la famiglia. Appassionato di alpinismo porterà Pietro, e poi con il tempo anche Bruno, in spettacolari percorsi tra le montagne, ad esplorare scarpate e ghiacciai. Il rapporto tra i tre in queste occasioni cresce e si fortifica, ma è destinato con gli anni a cambiare radicalmente: se Pietro, crescendo, si allontanerà dai genitori perché incapace di immaginarsi nella realtà famigliare e lavorativa vissuta da suo padre, Bruno si avvicinerà sempre di più a quel "padre della montagna", che si sente libero di essere se stesso solo quando è tra quei monti. Sarà un evento drammatico, molti anni dopo, a riportare Pietro a Grana: lì, insieme a Bruno passerà un'estate intera a costruire una cascina, realizzando il sogno paterno di crearsi un rifugio permanente in quei luoghi da lui così amati. Sarà proprio durante le settimane passate insieme che i due - nella genuinità della loro amicizia e del lavoro manuale - ritroveranno uno slancio inaspettato verso la vita, coltivando sogni e progetti inaspettati. Se il cuore di questa storia è la grande amicizia tra i due protagonisti, l'input narrativo viene dato dal rapporto con la figura paterna, conflittuale nel caso di Pietro, salvifico in quello di Bruno, che era stato abbandonato dal padre biologico. Le montagne in cui gran parte della vicenda si svolge rappresentano quindi le radici che i due uomini, diventando adulti, non recidono mai con il proprio passato. Pietro dovrà compiere infatti un faticoso percorso interiore per capire veramente chi vuole essere nella vita, trovando un equilibrio nel ricordo del padre - quello di "città" e quello di "montagna" - e riscoprendo in maniera completamente nuova il rapporto che aveva con lui. Bruno, da parte sua, arriverà invece alla conclusione che non c'è vita per lui al di fuori di quelle montagne, che un'esistenza solitaria, segnata dalle intemperie ma dal frutto del suo lavoro manuale, è l'unica che gli dà veramente gioia. Assolutamente perfetti nei ruoli Luca Marinelli e Alessandro Borghi, il primo capace di dar vita ad un interpretazione intensa, intima e profondamente sincera, il secondo in grado di trasformarsi completamente, dalle movenze all'accento, in un personaggio burbero, rude, ma anche onesto e incredibilmente amorevole. Non possiamo però non citare il resto dell'ottimo cast, da Filippo Timi e Elena Lietti nei ruoli dei genitori di Pietro ai piccoli interpreti dei protagonisti, che nella parte ambientata durante la loro infanzia catturano per naturalezza ed intensità, riportandoci a quei momenti della vita in cui un'amicizia poteva diventare tutto il nostro mondo. Tra gli appunti che ci viene da fare al film, a parte alcuni momenti (come quello subito prima del finale) che ci sono sembrati un po' slegati e con un ritmo diverso rispetto al resto della narrazione, ci lascia dubbiosi la scelta del formato in 4:3. Per quanto aiuti a tramettere la sensazione che la prospettiva sia quella dei due protagonisti, racchiusi tanto nelle inquadrature come nei limiti delle proprie esistenze, non permette di dare ancora più spazio alle splendide montagne in cui la storia è ambientata, che sarebbero risultate ancor più emozionanti e spettacolari se avessero occupato tutto lo schermo.
Carlotta Deiana (Movieplayer.it)
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