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Mercoledì 03 Luglio 2024
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UN VALZER TRA GLI SCAFFALI
Drammatico
di Thomas Stuber
con Sandra Hüller, Franz Rogowski, Peter Kurth, Matthias Brenner, Andreas Leupold
125 minuti - Germania 2018

Il supermercato come luogo cinematografico d'elezione, in cui rifugiarsi dal pericolo che ci minaccia (Zombi), elucubrare sull'esistenza (Clerks) oppure semplicemente innamorarsi. E proprio in un supermercato, tedesco stavolta, si consuma la storia piccola piccola dei personaggi che animano il terzo film del tedesco Thomas Stuber di cui ci accingiamo a parlare in questa recensione di Un valzer tra gli scaffali. L'inquietudine esistenziale che anima le figure del cinema di Stuber, stavolta, viene magistralmente incarnata da Franz Rogowski, shooting star tedesca capace di bucare lo schermo anche senza usare parole. E di parole ne pronuncia ben poche il suo Christian, che srotola le maniche del grembiule da commesso per nascondere i tatuaggi, retaggio di un passato turbolento, forse delinquenziale. Al centro della trama del film, il lavoro nel grande magazzino rappresenta per Christian l'opportunità per ricominciare da zero. A fargli da tutore è il veterano Bruno (Peter Kurth), ruvido ex camionista dal cuore d'oro. I due condividono silenziose pause sigaretta durante i turni di notte che li portano a un'inaspettata vicinanza. E nel supermercato Christian trova anche un possibile amore incarnato da Marion (Sandra Hüller, già vista in Toni Erdmann), gioviale commessa maltrattata da un marito violento per cui Christian nutre una casta venerazione. Il mondo di Un valzer tra gli scaffali è tutto qua. A fronte di action movie e pellicole ricche di emozioni, il film di Thomas Stuber racconta piccole storie che si consumano nel quotidiano. Nel film non succede poi molto, ma sono eventi apparentemente insignificanti a riscaldare gli animi e a portare avanti la storia. Tutto ruota attorno al supermercato in cui i personaggi trascorrono le loro ore lavorative. Fin dall'incipit, il regista ci conduce all'interno del grande magazzino dipingendolo come un luogo solitario, distante, ma non privo di fascinazione. La telecamera percorre gli scaffali in su e in giù sulle note del Danubio Blu di Strauss (da qui il titolo italiano del film), si solleva fino ai ripiani più alti, esplora gli uffici e la geografia dei reparti che, con l'arrivo della sera, si svuotano dei clienti per restare appannaggio dei lavoratori notturni. L'oggetto del desiderio di Christian - oltre che la bella Marion - è proprio il muletto che il commesso impara a guidare sotto la supervisione di Bruno. Dapprima incerto e imbranato, poi sempre più spedito, per Christian lo strumento meccanico rappresenta il mezzo per emanciparsi dal suo supervisore. Dopo aver ottenuto il nullaosta per poter guidare il muletto da solo, Christian dovrà fare a meno del proprio mentore, entrando ufficialmente nell'età "adulta". E il muletto è anche il mezzo con cui lo spettatore, solidale col protagonista, percorre gli scaffali in questa osservazione antropologica di uomini e merci che è alla base del film. In Un valzer tra gli scaffali Thomas Stuber lavora di fino. Pur mantenendo la propria impronta personale, il regista punta a realizzare un film d'arte, umano e profondo. Dialoghi ridotti all'osso, interpreti dai volti giusti, il film si concede lunghe pause malinconiche mettendo in scena esistenze vuote, solitudini che si incontrano sul posto di lavoro per condividere, nelle pause, un caffè, una sigaretta e a volte i problemi del quotidiano. Grazie allo sguardo poetico del regista, anche sistemare le bottiglie di vino negli scaffali o rifornire il reparto surgelati dopo aver fatto scorta nella cella frigorifera, la "Siberia" come viene ribattezzata dagli impiegati, è un'esperienza che vale la pena di essere vissuta. Un pizzico di tragedia, qualche sprazzo di humor, tanta routine, quello di Thomas Stuber si candida a essere un film umanista, la risposta tedesca a quel cinema indie americano cantore delle piccole cose che tanto ci piace. Meno esotico, più realista, Un valzer tra gli scaffali ha una forte impronta europea e un sapore nostalgico per un passato in cui il contatto umano, o la sua ricerca, valeva più dell'overdose di tecnologia a cui siamo sottoposti. Non è un caso che Un valzer tra gli scaffali sia ambientato in Germania Est di cui sfrutta atmosfere, silenzi, colori plumbei e ampi spazi vuoti per nutrire quel suo romanticismo tenero e aspro al tempo stesso.
Valentina D'Amico (Movieplayer.it)
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