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IL CAPO PERFETTO
Commedia
di Fernando León de Aranoa
con Javier Bardem, Manolo Solo, Almudena Amor, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha
115 minuti - Spagna 2021

Che cosa pensereste se vi dicessimo che la cara, vecchia Commedia all'Italiana potreste ritrovarla in un film spagnolo? Nella recensione de Il capo perfetto, il nuovo film di Fernando León de Aranoa con Javier Bardem, in uscita al cinema il 23 dicembre, vi parleremo proprio di questo. Il capo perfetto arriva in Italia con una fama importante a precederlo: è infatti stato candidato a un numero record di Goya, i premi del cinema spagnolo (ben 24 candidature!) ed è il film che la Spagna ha presentato come suo candidato alla corsa all'Oscar come film straniero. Il capo perfetto è ambientato nella Spagna di oggi, ma ha un significato universale. E, soprattutto, ci sembra uscire dalla Commedia all'Italiana dei tempi d'oro per come tratteggia i vizi e le ipocrisie della borghesia. Javier Bardem è in gran forma nel ruolo di un personaggio che avrebbe potuto essere interpretato, a suo tempo, da un Sordi, un Tognazzi o un Gassmann. Javier Bardem è Blanco, imprenditore locale a capo della ridente azienda Bilance Blanco, motore della piccola comunità del paese in cui vive. Proprio nella settimana in cui la sua azienda è in lizza per ottenere un importante premio, un dipendente, che è stato appena licenziato, comincia un sit-in solitario davanti alla fabbrica. Un altro dipendente, Mirallas, comincia a perdere colpi, perché la moglie lo tradisce e lui ha la testa altrove. É anche la settimana in cui arrivano le nuove stagiste: una di queste, Liliana (Almudena Amor), sembra legare particolarmente con il capo. Mentre il figlio del factotum di casa, un ragazzo problematico, viene assunto da Blanco per fare le consegne per la boutique della moglie... Il capo perfetto è un mosaico di tante piccole storie che sembrano slegate l'una dall'altra ma che finiranno per intersecarsi e arrivare a un culmine. È una di quelle storie in cui c'è un sole, il Blanco di Javier Bardem, e tutto ruota intorno a lui. Bardem, in un ruolo finora inedito nella sua carriera, appare invecchiato ad arte, leggermente appesantito, senza perdere però un'oncia del suo fascino. L'attore spagnolo lavora molto sulla parlata, sull'eloquio suadente, la voce bassa, a volte rassicurante, a volte seducente, calma anche quando deve dire cose molto dure. È un Bardem in stato di grazia, libero eppure controllato, gigione ma senza eccedere mai, perché il suo personaggio deve rimanere comunque reale e credibile. E ci riesce senza alcun problema. Accanto a lui c'è un cast di prim'ordine, tra cui spicca Almudena Amor, uno sguardo particolarissimo, allungato e tagliente, e un fisico slanciato e nervoso. La parola chiave con cui Blanco rassicura tutti e contemporaneamente riesce a muovere tutti a suo piacimento è "equilibrio", una parola che, per chi produce bilance, è una ragione di vita. Per tutto il film Blanco cerca il suo equilibrio, prova a non perdere mai la testa, di tenere tutto sotto controllo, e anche l'equilibrio tra i fattori che lo circondano, una sorta di equilibrio ambientale. Cerca sempre di risolvere i problemi degli altri, ma non certo per generosità: mantenendo in equilibrio l'ecosistema in cui vive, può continuare ad essere la specie dominante. Con toni leggermente diversi - siamo in Spagna e siamo ai giorni nostri - Il capo perfetto fa quello che faceva la Commedia all'Italiana dei tempi d'oro. Mette alla berlina i vizi e le ipocrisie della borghesia, un mondo che mostra un volto e in realtà ne ha un altro. Il ruolo di Bardem, in altri tempi, potrebbe essere stato appannaggio di un Alberto Sordi, di un Vittorio Gassman, attori enormi in grado di dare vita a uomini piccoli piccoli nella loro statura morale. O, se volete, potrebbe essere un personaggio uscito da I mostri, se oggi si volesse realizzarne una nuova versione. Che poi, personaggi come Blanco sono sempre esistiti e sempre esisteranno, in ogni tempo e in ogni luogo. La cosa bella de Il capo perfetto è che non si ferma certo alla commedia, ma sfocia nel noir. Un po' come faceva un altro film mirabile, stavolta fatto a casa nostra seppur da una storia americana, che era Il capitale umano di Paolo Virzì, non a caso il vero erede della nostra Commedia all'Italiana che si cimentava in una sorta di noir. Che il film si sposti in altri territori, che abbia altre corde verso la commedia, lo vediamo da un breve momento, un flash, ma a cui dovete fare attenzione: è quello in cui Bardem si sfoga davanti allo specchio. Una sequenza che potrebbe stare bene accanto alle grandi scene allo specchio della Storia del Cinema. A proposito d sequenze, fate attenzione anche al montaggio alternato durante l'opera lirica e la cena di Blanco con la moglie, con tutto quello che accade nel frattempo, e che si chiude con uno scrosciante applauso, dopo che in città è successo di tutto: è magistrale e fa acquistare al film ancora più tensione. Commedia umana e thriller dell'anima e dei sentimenti, Il capo perfetto è uno di quei film che (proprio come Il capitale umano) è sintomatico di un mondo in cui i potenti cascano sempre in piedi e i piccoli sono quelli che ci fanno sempre le spese. Se ci pensiamo, per mantenere l'equilibrio di un ecosistema alcuni elementi vanno eliminati per mantenere l'equilibrio. Solo che, nel caso dell'uomo, è il più forte, cioè il più ricco che decide chi eliminare. E non per l'equilibrio dell'ecosistema, ma per il suo. Mentre il sottofinale ci regala una piccola sorpresa, perché se c'è chi è più forte, chi è più debole deve adeguarsi (e la sorpresa ve letta in ottica #metoo), questo film ci ricorda che la bilancia, a volte, per reste in equilibrio deve essere leggermente aggiustata con qualche trucchetto, come quella che campeggia all'ingresso della ditta. L'equilibrio, nella società di oggi, è una chimera.
Maurizio Ermisino (Movieplayer.it)
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