Questo sito si avvale di soli cookie tecnici necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
Maggiori informazioni | Chiudi
Mercoledì 03 Luglio 2024
Parrocchia S.Stefano
di Osnago
...una comunità in cammino!
Mappa del Sito Corrispondenza
Home Parrocchia Gruppi Parrocchiali Oratorio Scuola Materna Cine-Teatro Link
RIFKIN'S FESTIVAL
Commedia
di Woody Allen
con Wallace Shawn, Gina Gershon, Louis Garrel, Christoph Waltz, Elena Anaya
92 minuti - USA, Spagna 2020

Dovessimo basare la nostra recensione di Rifkin's Festival solo sul piacere di essere tornati in sala, il nostro giudizio non potrebbe essere migliore. In realtà il nuovo film di Woody Allen non verrà ricordato tra i migliori della sua lunghissima carriera, ma un posto speciale nel nostro cuore l'ha comunque conquistato fin dalle prime immagini: si parla di cinema e in particolare di festival cinematografici, ci sono omaggi/parodie a registi e film del suo e del nostro cuore e forse - ma in realtà speriamo proprio di no - questo Rifkin's Festival potrebbe rappresentare davvero l'ultimo film di uno dei registi che più ci ha fatto innamorare della settima arte. Dite che non basta tutto questo per elargire le tanto agognate cinque stelle? Avete ragione, la professionalità prima di tutto, d'altronde è lo stesso Woody Allen a mettere alla berlina i critici e l'industria cinematografica nella sua interezza, in un film che sfrutta l'affascinante cornice del Festival di San Sebastian per mostrarci come, nonostante tutto, l'amore per il cinema possa in qualche modo sempre salvarci dalle delusioni della vita. Mort Rifkin (Wallace Shawn) è un ex professore di cinema che da tempo sta provando a scrivere il suo primo romanzo, e decide di accompagnare la moglie (Gina Gershon) al festival spagnolo perché geloso e preoccupato della troppa attenzione che il mondo intero e in particolare lei, addetta stampa, sta riservando a un promettente (e presuntuoso) regista francese di nome Philippe (Louis Garrell). Appena arrivato a San Sebastian, però, Mort comincia a sentire degli strani dolori al petto e questo lo porterà a conoscere un'affascinante dottoressa locale (Elena Anaya). Se insomma per noi appassionati di cinema è soprattutto l'ambientazione festivaliera a suscitare interesse, a Mort tutto questo non sembra importare affatto, tanto da passeggiare incurante di tutto e tutti in mezzo al glamour e alle tante, simpatiche, frecciatine all'industry che Allen sembra disseminare sul suo percorso. A Mort interessa solo controllare la moglie, sincerarsi che il suo cuore sia a posto e magari provare a immaginare un futuro diverso, magari sotto il sole di San Sebastian in compagnia della bella dottoressa. Il Cinema, però, è più potente di quel che lui possa credere, ed è così che ogni notte i suoi sogni prendono la forma di grandi classici del passato: i capolavori veri insomma, non quelli che i critici di oggi sembrano riconoscere nei vari Philippe di turno. Che Woody Allen non fosse un grande amante del cinema contemporaneo lo sapevamo tutti da tempo, ma forse proprio perché ormai non sembra avere più nulla da perdere, questa volta il regista newyorchese si lascia andare a qualche critica più diretta a un mondo che non sembra riconoscere o che comunque non sembra interessargli, anche quando si tratta di un festival di cinema, ovvero quella che dovrebbe rappresentare la cinefilia nella sua forma più pura. E non contento di essere (solo a tratti) graffiante, ci regala, e soprattutto si regala, un autentico divertissement cinefilo in cui ricostruisce (grazie alla sempre sapiente fotografia di Vittorio Storaro) e rielabora a modo suo scene di 8 ½, Quarto Potere, Jules & Jim, Fino all'ultimo respiro, L'angelo sterminatore fino ad arrivare a due esilaranti versioni di Persona e Il settimo sigillo. Insomma il prezzo del biglietto vale anche solo per vedere Woody Allen che si diverte ad omaggiare e celebrare un cinema che per molti potrà sembrare lontanissimo, se non addirittura morto, ma in lui è più vivo e presente che mai. Per il resto, beh, non è che gli intrecci amorosi di cui sopra siano nulla che non sia già stato visto, anche nella stessa filmografia del regista più e più volte, ma va detto che la reinterpretazione pacata di Shaw delle solite nevrosi alleniane dona al film un ritmo insolito, molto rilassato e incredibilmente distante dalla frenesia di oggi e dei prodotti cinematografici di oggi. Se anche dovesse chiudersi qui la carriera di Woody Allen - ma speriamo davvero di no! - ci sarebbe comunque materiale in abbondanza per essergliene comunque grati.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
 Versione Stampabile 
 Invia questa pagina 
Area Riservata | Privacy | Regolamentazione
Parrocchia Santo Stefano | Via S.Anna, 1 | 23875 Osnago (LC) | Tel. e Fax 039 58129 | Codice Fiscale 85001710137
Sala Cine-Teatro don G.Sironi Tel. 039 58093 - 349 6628908