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Mercoledì 03 Luglio 2024
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AQUILE RANDAGIE
Drammatico
di Gianni Aureli
con Teo Guarini, Alessandro Intini, Romeo Tofani, Ralph Palka, Marco Pratesi
100 minuti - Italia 2019

Ognuno di voi saprà sicuramente che cosa sono gli scout. Ma siamo sicuri che in pochissimi saprete la storia che vi raccontiamo attraverso la recensione di Aquile randagie. È la storia di quello che è accaduto a un gruppo scout di Milano durante il Ventennio fascista e la Seconda Guerra mondiale, quando i gruppi scout furono sciolti per volere del Duce, ma ebbero una parte importante nella Resistenza e la lotta partigiana. Il film, presentato a Giffoni e prodotto da Finzioni Cinematografiche e Istituto Luce - Cinecittà, è coprodotto, tra gli altri, anche da AGESCI e MASCI, cioè le due associazioni di scout che hanno voluto rendere onore ad alcune importanti figure del loro gruppo vissute nel passato. Il film che ne viene fuori è una bella storia, un omaggio sentito, con i toni più della fiction televisiva che del cinema, e con qualche buona idea di regia. Aquile Randagie inizia a Milano nel 1928. Siamo in una chiesa, alla cerimonia di un giuramento. C'è un ragazzino che è pronto a diventare scout, ma arriva una brutta notizia che era nell'aria: per volontà del Duce viene sciolto ogni gruppo che non faccia capo alla Gioventù Balilla, e quindi anche gli scout dell'ASCI, l'Associazione Scout Cattolici Italiani. Uno di loro, che veste ancora orgogliosamente la divisa e il fazzoletto, è stato appena picchiato da alcune giovani camicie nere. Ma il gruppo milanese non si dà per vinto: prima trova un luogo nascosto sulle Alpi lombarde, e lo elegge a sede per i propri campi. Ma, man mano che passa il tempo, le Aquile randagie (così si è nominato il gruppo) trova uno scopo ancora più nobile: si unisce al gruppo OSCAR (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati), fatto da altri scout e preti, tra cui il combattivo Don Giovanni (Alessandro Intini). Insieme salveranno decine di vite dalla deportazione nei lager, grazie a una fitta rete di persone, soprattutto donne anziane, che vivono sulle montagne, accompagnandoli in Svizzera. Una delle persone che Don Giovanni dovrà accompagnare oltreconfine, per sottoporlo a un giusto processo e non a processi sommari, sarà l'ufficiale nazista che lo aveva catturato e caricato su un camion con destinazione i campi di concentramento. Perché gli scout vogliono giustizia, non vendetta. Non è facile dare un giudizio a un film come Aquile randagie. Dipende con che sguardo lo si osserva. Dal punto di vista del risultato finale, lascia piuttosto perplessi. La forma è quella di una fiction, la fiction classica che eravamo abituati a vedere sulle tv generaliste; la sceneggiatura è piuttosto didascalica e semplificata, uno di quegli script in cui si sa da dove si parte e si sa esattamente dove si arriva. La confezione è piuttosto ordinaria, sia a livello di fotografia che di regia. Quanto agli attori, sono stati volutamente scelti tra attori professionisti ma sconosciuti. Cosa che, in un film simile, ci può anche stare. Ma gran parte di loro ci sembrano abbastanza acerbi, anche se si gettano nell'impresa con un grande entusiasmo. E, questo va detto, hanno dei volti piuttosto adatti a impersonare personaggi d'altri tempi. D'altra parte, il regista ha il pregio di alternare la narrazione con delle sequenze di riprese aeree che, queste sì, della fiction non hanno nulla, ma hanno il respiro del cinema. È come se il regista volesse farci vedere all'inizio e poi a tratti lo scenario dove si svolgeranno alcune delle scene chiave, come se volesse delimitare il campo di gioco prima di portarci al suo interno. E come se volesse fare delle Alpi le vere protagoniste della storia, un elemento decisivo per la salvezza di molte persone. Aquile Randagie, inoltre, ha il pregio di raccontare un pezzo della nostra storia che pochissimi conoscono, il tassello di mosaico di un racconto più grande, quello della Seconda Guerra, del Fascismo e dell'Olocausto. Cose che non vanno mai dimenticate. Raccontare il passato per leggere il presente: è anche questo quello che fa il film, ed è giusto in tempi in cui rinascono piccoli grandi fascismi. Tempi in cui occorre tenere alta l'attenzione. E Aquile randagie lo fa con un film onesto, sincero e, in fondo, mai pretenzioso.
Maurizio Ermisino (Movieplayer.it)
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