Drammatico di Valeria Golino con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Andrea Germani 115 minuti - Italia 2018
Quando, in Robin Hood - Principe dei ladri, Robin Hood (Kevin Costner) scopre che Will Scarlett (Christian Slater) è in realtà suo fratello, la sua reazione istintiva è di abbracciarlo e, commosso, dire: "Ho un fratello!". Che siano "pieni di piscio e vento", come viene definito Will nel film di Kevin Reynolds, o l'incarnazione della bontà, i fratelli (e le sorelle) sono, anche se a volte non ce ne rendiamo conto, le persone più preziose della nostra vita. Per Euforia, il suo secondo film da regista, Valeria Golino ha deciso di esplorare proprio il rapporto tra due fratelli, Matteo ed Ettore.
Diversi come il giorno e la notte, il primo, che è anche il fratello minore, interpretato da Riccardo Scamarcio, è esuberante, quasi teatrale, imprenditore di successo ossessionato dal suo aspetto fisico, sempre bisognoso di riempire la voragine scavata dalle angosce che lo tormentano con feste, musica e sostanze stupefacenti. Ama vivere nel lusso Matteo, circondato dalla bellezza del suo appartamento dalla cui terrazza si vede tutta Roma: una fortezza in cima alla quale si sente intoccabile, senza dover affrontare l'omosessualità che, forse, ha minato il rapporto con i suoi genitori.
Il secondo invece, il maggiore, che ha il volto di Valerio Mastandrea, è silenzioso al limite del mutismo, ha scelto di vivere lontano dal caos della città, fa l'insegnante e ha davanti a sé un matrimonio fallito che non vuole affrontare. L'essere poli completamente opposti ha fatto allontanare i due fratelli, ma, quando scopre che Ettore ha una malattia incurabile, Matteo rimane sconvolto, quasi come se fosse lui a dover affrontare questo male inaspettato quando implacabile: quasi per esorcizzare la sofferenza, decide quindi di farsi carico di questo peso, non dicendo niente a Ettore e ricostruendo a poco a poco il rapporto con lui.
Se perfino un eroe senza paura come Robin Hood si è commosso all'idea di avere un fratello, pensiamo quanto grande deve essere il dolore di chi sa che sta per perderne uno: per quanto differenti, i nostri fratelli e sorelle sono la nostra forza, perché, anche se si trovano all'altro capo del mondo, non solo portano dentro di sé il nostro stesso DNA, ma sanno chi siamo nel profondo. Sono cresciuti con noi e ci hanno aiutato a diventare chi siamo, perché hanno vissuto le nostre stesse esperienze e ci hanno permesso di capire il mondo. Chi è un fratello maggiore, con l'arrivare dei successivi, si rende infatti conto di non essere il centro dell'universo, di dover condividere l'attenzione dei genitori con altri e, passata la fase iniziale di gelosia e tirannia, capisce presto che facendo squadra si è più forti. Chi arriva dopo invece deve scalpitare per farsi rispettare, per far sentire la propria voce e in questo modo diventa brillante.
Anche se non ci si sente da giorni, quando si ritrova la voce di un fratello è come tornare a casa. Con sensibilità e sincerità, Valeria Golino esplora questo rapporto che, dall'esterno, può sembrare incomprensibile, quello di due persone che magari urlano, si insultano, a volte sono anche cattive tra loro, ma sono indissolubilmente legate da un filo che sarebbe innaturale spezzare, perché sarebbe come recidere la nostra storia, la nostra identità. Nessuno può conoscerci davvero come un fratello o una sorella: questo da una parte è una sicurezza, dall'altra fa paura, perché di fronte a loro non si può mentire.
L'impresa di Matteo diventa quindi mastodontica, complicatissima: mentire a Ettore è come mentire a se stesso, perché i fratello è lo specchio in cui rivede tutte le sue insicurezze, le sue paure, ogni cosa che rimpiange e di cui si pente. Calibrando con sapienza gesti quotidiani che più diventano intimi, e quasi banali, più sanno di vita vissuta, Valeria Golino mette in scena alla perfezione il rapporto tra Matteo ed Ettore, facendoli scontrare, allontanare, ritrovare, ridere, piangere, ballare, risuonare di tutte le emozioni proprie della vita. L'ossessione di Matteo di operarsi ai polpacci, per migliorarne l'aspetto, diventa mostruosa di fronte al tumore di Ettore, che entrando in sala operatoria probabilmente non ne uscirebbe più: il non risparmiare le meschinità, le piccolezze, le vanità, gli errori ci fa amare questi fratelli ancora di più, perché li sentiamo vicini e soprattutto umani.
Usando sapientemente gli spazi, Valeria Golino racconta magnificamente una storia fatta di sentimento, che si frammenta in sfumature via via sempre più complesse, come solo i rapporti familiari sanno essere. Incastonati come gemme nelle geometrie disegnate dalla regista, Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio sono una coppia dalla chimica perfetta. Il primo lavora sempre più per sottrazione, diventando quasi una figura da cinema muto, il secondo è forse alla sua prova migliore. Perfette, anche se in ruoli secondari, anche Isabella Ferrari, nel ruolo di Michala, moglie di Ettore, e Jasmine Trinca, che interpreta invece la sua amante, Elena.
Nonostante il caso, il destino, la malattia o chi per loro, si ostinino a separare questi due fratelli, fino a che uno dei due sarà in vita tutto ciò che sono e hanno vissuto continuerà a esistere: come uno stormo di uccelli nel cielo caldo di Roma al tramonto, che sembra un'unica figura geometrica, ma è fatta di tanti piccoli pezzi, che insieme raccontano un mondo.
Valentina Ariete (Movieplayer.it) |