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Mercoledì 03 Luglio 2024
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CAPRI-REVOLUTION
Drammatico
di Mario Martone
con Marianna Fontana, Reinout Scholten van Aschat, Antonio Folletto, Gianluca Di Gennaro
122 minuti - Italia, Francia 2018

Isola che non c'è agli inizi del Novecento. Capri compare e scompare all'occorrenza, esiste solo a tratti. Affascina chi ci arriva da lontano e imprigiona chi ci ha sempre vissuto. Capri-Revolution, il nuovo film di Mario Martone in concorso a Venezia 2018, parte da un luogo magico, ma infido, perché capace di intrappolare con le sue sirene conservatrici e cieche davanti al progresso. Tra le scogliere scoscese dell'isola, silente e insoddisfatta, si muove la giovane capraia Lucia, figlia di minore di una famiglia patriarcale. Le sue giornate si muovono tutte uguali, tra pascoli e fratelli invadenti, aggressivi, indigesti a qualsiasi cambiamento. Non aiuta una madre silente, che accetta passivamente ogni cosa. Poi accadono tante cose, impreviste come solo la vita riesce a far capitare così bene. Il padre di Lucia muore, mentre l'arida quotidianità della ragazza viene scossa da qualcosa di nuovo. Un addio e una (ri)nascita si scorgono oltre i faraglioni capresi. Sì, perché durante una delle sue tante passeggiate tra le rocciose terre di casa, Lucia si imbatte in un gruppo di persone dedite alla meditazione. Connessi alla natura e privi di ogni inibizione sociale, i componenti di questa comune artistica si spogliano (letteralmente) di ogni giudizio altrui, vivono in armonia e sperimentano nuove forme artistiche per arrivare alla comprensione della realtà che li circonda. Analfabeta e insofferente alle tradizioni di Capri, Lucia rimane sempre più ammaliata da questo modo di concepire la vita. Inizia così un percorso travagliato di emancipazione umana prima che femminile, culturale oltre che personale. Racconto di formazione dal sapore antico, Capri - Revolution si inserisce alla perfezione nella lunga riflessione intellettuale di Mario Martone iniziata con Noi credevamo e proseguita con Il giovane favoloso. Ritornano i giovani al centro dell'azione, il desiderio frustrato di cambiamento e soprattutto un leopardiano scollamento io-mondo in cui si specchia anche Lucia. Il suo personaggio, interpretato da una Marianna Fontana curiosa e indomita nella sua silente ribellione, si stacca pian piano dai gretti doveri familiari e sociali per sposare una visione della vita più libera e affascinante. Il meglio di Capri-Revolution risiede nella pazienza con cui Martone riesce a centellinare la fascinazione di Lucia per la vita della comunità artistica che in Capri ha trovato una fonte inesauribile di ispirazioni e domande esistenziali. Se la risposta è davvero nella cultura, secondo Martone il vero intelletto non è mai sazio, ma in continuo divenire, in continuo interrogarsi. Così come il suo Leopardi scriveva La ginestra, anche Lucia si trova al centro di un bivio, sospesa tra natura e progresso, incanto e contaminazione. Evocativo e contemplativo, Capri-Revolution mette in scena una rivoluzione silenziosa, un innamoramento atipico, perché pur passando dal sesso, risponde prima di tutto alla voglia di sapere, capire e raggiungere un'autonomia culturale. Gli intenti di Martone sono nobili. Il suo sguardo è appassionato, la sua visione chiara, ma talvolta ridondante. Se alcune scelte registiche risultano molto affascinanti, accarezzando lo spettatore con immagini poetiche, purtroppo sono presenti anche troppe sequenze didascaliche e insistite, che esasperano la narrativa del film facendola sfociare in un lirismo troppo compiaciuto e sterile. La ripetitività dei rituali ipnotici della comune messi in scena più e più volte rischia di allontanare il pubblico dalla rivolta di Lucia e non riesce nell'intento di dare forma solida alle sue sensazioni. Capri-Revolution, invece, riesce bene a esprimere una posizione morale chiara ma non urlata. Senza prendere posizione e preferire una delle due correnti di pensiero (Arte contro Scienza, Domande contro Certezze), Martone fa sentire il lontananza l'eco di una guerra vicina, il richiamo di un mondo che non permette a nessuno di estraniarsi e di chiudersi nelle proprie testarde convinzioni. Nessun uomo è un'isola. Figuriamoci una donna. Figuriamoci la cultura. Dirlo sul Lido di Venezia, poi, fa ancora più pensare.
Giuseppe Grossi (Movieplayer.it)
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