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Mercoledì 03 Luglio 2024
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LADY BIRD
Commedia
di Greta Gerwig
con Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Lucas Hedges, Timothée Chalame
132 minuti - Italia, Francia, USA 2017

È stata la musa del mumblecore, la complice di Noah Baumbach, è apparsa in film eccellenti come Jackie e Le donne della mia vita, ma del fatto che Greta Gerwig, intelligente, grintosa e sofisticata, avesse ben altro in serbo per noi eravamo ben coscienti. E lo sapeva anche lei, da lungo tempo, a giudicare da quel grido gioioso di emancipazione, desiderio e ambizione che è il suo Lady Bird. Non esattamente un film d'esordio (nel 2008, Gerwig ha co-diretto Nights and Weekends con Joe Swanberg) Lady Bird è un'opera intima, e allo stesso tempo densa e universale, che tratteggia con sagacia e tenerezza il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, racconta la forza dei sogni e delle delusioni e l'importanza delle relazioni, con i luoghi, le persone e le cose che ci rendono quello che siamo. Alla sua nascita le è stato imposto il nome di Christine McPherson, ma quello che si è scelta è Lady Bird. Non è un dettaglio insignificante il nostro nome, è la prima cosa di noi che diciamo agli altri: accettare semplicemente il volere di terzi, impostole prima che fosse capace di intendere e di volere, è una cosa inammissibile per la nostra eroina. Per noi probabilmente è tardi, abbiamo passato la fase della vita delle sperimentazioni, delle levate di scudi e (per fortuna) dei lanci dalle auto in corsa, ma per Lady Bird quella scelta è rivoluzionaria e fondamentale, contiene la sua femminilità, il suo estro e le ali per volare via da Sacramento. La citazione da Joan Didion che apre il film ne determina ovviamente il tono finemente ironico, come il suo nome determina Lady Bird, e svela l'importanze di Didion come riferimento nella sua formazione ma anche nella lunga gestazione di questo film. Nel 1061, Didion pubblicava su Vogue un saggio prezioso e bellissimo intitolato On Self-respect, che illustra come il rispetto di noi stessi, la misura del nostro valore, l'amore per la nostra individualità e l'accettazione delle potenzialità e delle responsabilità che questa comporta, siano ciò che ci dà carattere. Qui c'è il senso del volo di Lady Bird, che deve fuggire per conoscere se stessa. Deve fuggire dal torpore e dalla banalità della sua città, dalle sue rigide e umilianti divisioni sociali, dalla goffaggine dei coetanei e dalla paura degli adulti. Anche noi, dopo tutto, ci siamo lasciati alle spalle la nostra Sacramento: quel soffocante brodo primordiale che ci teneva bambini, marginali, incompiuti. Incapaci di misurarci col mondo di fuori. Riconosciamo nelle vicende di Lady Bird il senso più autentico della nostra crescita: se Gerwig romanticizza, lo fa sporadicamente e in maniera imprevedibile, spogliando invece di tutti gli incanti posticci da teen movie le tappe necessarie, ma non necessariamente piacevoli, di un'adolescenza che si consuma. Per il resto, la delicatezza del tocco registico della magnifica semi-esordiente lascia brillare il fuoco sacro del desiderio, il dolore del distacco, la gioia dell'autodeterminazione. Di tutti gli scontri e gli addii del volo di Lady Bird, quello più importante e sofferto è quello con la madre: l'origine e il doppio, la persona che ci nutre e ci mortifica, ci riempie di irritazione e ammirazione; quella da cui disperatamente cerchiamo di allontanarci e distinguerci perché siamo inesorabilmente lei e lo saremo anche a tremila miglia di distanza dalle sue recriminazioni, dalla sua inadeguatezza, dai suoi fallimenti. L'intelligenza di Gerwig è anche nel non idealizzare la figura materna: Marion McPherson è una donna forte, una donna di carattere, e una madre che non si risparmia per i suoi familiari, ma è anche una persona autentica con le sue meschinità. Laurie Metcalf incarna con sensibilità e grinta questo difficile amalgama, plasmando in Marion un personaggio credibile, una condizione universale e l'esperienza cruciale della parabola di Lady Bird. Quanto a Saoirse Ronan, o meraviglia. Che fosse un talento fuori scala è stato evidente da quando era una bambina (Espiazione), che fosse in grado di sostenere un film sulle proprie spalle pure era fatto ben noto (Brooklyn); ma qui vederla tornare adolescente per farsi molto di più che un vibrante alter ego di Gerwig, ritrovare con lei il fascino buffo e un po' informe di quell'età, la sua fame, la sua rabbia, è una gioia che vi invitiamo a non lasciarvi sfuggire.
Alessia Starace (Movieplayer.it)
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