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Mercoledì 03 Luglio 2024
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ASSASSINIO SULL'ORIENT EXPRESS
Drammatico/Giallo
di Kenneth Branagh
con Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp
114 minuti - USA 2017

Vi diranno probabilmente che Assassinio sull'Orient Express, adattamento a firma di Kenneth Branagh del celebre romanzo di Agatha Christie che arriva quarantatre anni dopo la prestigiosa trasposizione cinematografica di Sidney Lumet, è un film più godibile per lo spettatore che non conosca il libro della regina del giallo. Chi scrive il romanzo l'ha letto almeno un paio di volte ma è afflitta da una memoria straordinariamente fallace, per cui è riuscita ad avvicinarsi all'opera con un ricordo davvero molto vago dell'intricato mistero che va in scena su un treno, e ispirato a un tragico ed eclatante fatto di cronaca dell'epoca (1932) di cui non facciamo parola per preservare il più possibile la vostra preziosa ignoranza. In tutta franchezza, la nostra ipotesi è che il film sia più godibile senza aver visto il film di Lumet più che senza aver letto il romanzo. Tecnicamente superba, narrativamente accattivante, l'opera del '74 riusciva a dare spessore drammatico a personaggi superficialmente caratterizzati nel romanzo, e metteva a frutto con maestria il carisma di un cast meraviglioso, che includeva Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Sean Connery e Vanessa Redgrave. Non è così per questo nuovo viaggio intercontinentale a base di star di gran richiamo. Kenneth Branagh, al timone del progetto, non resiste alla tentazione di fare suo il ruolo che fu di Finney nel film di Lumet, indossando i panni del celeberrimo e très particulière investigatore belga al centro di tante opere di Agatha Christie, Hercule Poirot. Sebbene un po' autoindulgente, tra primi piani insistiti, momenti introspettivi perfettamente accessori e baffi impossibili, è la cosa che qui gli riesce meglio, perché il suo film, scritto con mano poco felice da Michael Green e prodotto da Ridley Scott, è narrativamente farraginoso, appesantito da maldestri flashback, oppressivo e innaturale nell'impostazione teatrale e sostanzialmente inerte. Branagh, appunto, incarna Poirot con compiaciuto mestiere, e Michelle Pfeiffer, non esattamente autrice di una performance misurata, riesce per lo meno a toccare qualche nota vibrante nella parte finale del film. A questi due elementi aggiuungiamo un divertente Willem Dafoe, ma per il resto siamo di fronte a uno degli ensemble di rango più sprecati degli ultimi anni. Daisy Ridley risplende di bellezza e gioventù ma non per questo giustifica la sua presenza in un film che vorrebbe fare il verso a supercast di Lumet; quello di Johnny Depp è poco più di un cammeo, sebbene repellente, ma la posizione più compromettente è quella della candidata all'Academy Award Penelope Cruz, spaesata e irriconoscibile, e del premio Oscar Judi Dench. Un film che spegne Dame Dench è un film con un grosso problema, e in effetti il problema principale di Assassinio sull'Orient Express è che all'infittirsi del mistero del dovrebbe corrispondere un crescere della tensione drammatica che invece si scioglie miseramente in un paio di battute roboanti. Nelle relazioni sotterranee tra personaggi che si guardano con sospetto non crediamo mai, non ci percorre il brivido dell'intrigo o il senso di minaccia che dovremmo avvertire, incombente sui nostri protagonisti; e anche i momenti in cui si cerca di umanizzare Poirot in nome di un amore perduto cadono nel silenzio imbarazzato dello spettatore neofita come del più ferrato conoscitore delle sue avventure letterarie. Se sul piano narrativo il film non spicca mai il volo, anzi ci appare perfettamente rappresentato dall'immagine dell'Orient Express bloccato nel mezzo della paesaggio innevato, con la locomotiva uscita dai binari mentre si consumava l'orrendo omicidio del gangster, sul piano visivo Branagh prova a misurarsi con la sontuosa fattura dell'opera di Lumet e in qualche misura ci riesce, con alcune di inquadrature efficaci e un paio di movimenti di macchina arditi e sorprendenti. Peccato per quella fotografia un po' artificiosa e per la mancanza di discrezione nell'uso di effetti postproduttivi, che ci fanno pensare che, anche dal punto di vista dell'impatto visivo, quest'anno il cinema ci farà trovare qualcosa di meglio sotto l'albero.
Alessia Starace (Movieplayer.it)
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