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TROLLS
Animazione
di Mike Mitchell, Anand Tucker
92 minuti - USA 2016

I Troll sono una strana specie di folletti colorati e gioiosi (quasi tutti) che vivono nei boschi e amano cantare e ballare, giorno e notte. Questa loro ossessione canora, unita alla passione sfrenata per le feste, attira l'attenzione di una rappresentante dei Bergen, giganteschi orchi predatori il cui principale obiettivo è nutrirsi di Troll, unica via - pare - per trovare la felicità. Da qui prende il via una rocambolesca avventura che vedrà la principessa Poppy, rosea figlia del re dei Troll, e il suo burbero amico Branch recarsi di nascosto nella città dei Bergen per liberare gli amici rapiti prima che finiscano negli stomaci del nuovo principe cannibale e dei suoi voraci commensali. Trolls, pellicola d'animazione prodotta da Dreamworks, va a rinfoltire la schiera dei lungometraggi ispirati a giocattoli e action figures. Le bambole Troll, mostriciattoli di plastica con un ciuffo di capelli colorati dritto sopra la testa, hanno invaso gli scaffali dei negozi e le camerette dei bambini a partire dal 1959, anno in cui il taglialegna danese Thomas Dam, non avendo i soldi per comprare un regalo di Natale alla figlia Lila, ha creato il primo troll. L'origine di questi personaggi affonda le radici nel folclore scandinavo, ma in seguito le bambole hanno assunto lo status di giocattolo cool e alternativo prima e di prodotto di ampio consumo poi. Il viaggio iniziato nelle foreste del nord si conclude sul grande schermo con la vivace pellicola diretta a quattro mani da Mike Mitchell e Walt Dohrn. Mettiamo subito in chiaro un aspetto. Trolls non aspira alla profondità e alla complessità dei capolavori Pixar. La pellicola DreamWorks è un'avventura incentrata sui buoni sentimenti rivolta soprattutto ai bambini, ma una buona dose di strizzate d'occhio e gag comiche la rendono godibilissima anche per il pubblico adulto. Anche in questa occasione lo studio di animazione non rinuncia a impreziosire il lungometraggio con citazioni cinefile che faranno la gioia degli appassionati. Da Shining a E.T. L'Extraterrestre, allo spettatore più attento non sfuggiranno i numerosi omaggi e le riletture "in chiave troll" di alcune celebri sequenze. La scelta di DreamWorks di aprire un canale di comunicazione diretto col pubblico paga in termini di coinvolgimento emotivo. Pur non raggiungendo la maturità, nella descrizione dei sentimenti, di Up o Inside Out, Trolls travalica il suo ruolo di pura pellicola di intrattenimento per l'infanzia grazie all'uso calibrato di uno humour consapevole, che si manifesta nelle relazioni tra personaggi, in particolare tra la spumeggiante Poppy (doppiata, in originale, da Anna Kendrick) e il suo nevrotico amico d'infanzia Branch (che ha la voce angelica, come lui stesso sottolinea, di Justin Timberlake), protagonista di alcuni dei momenti più esilaranti del film. Alla coppia di troll fa da contraltare, nelle dinamiche narrative, quella composta da Gristle (Christopher Mintz-Plasse), principe dei Bergen che si sente inadeguato di fronte alle aspettative paterne, e dalla servetta Bridget (Zooey Deschanel), che ha una cotta segreta per il principe. Inevitabile la nascita di un'alleanza tra Poppy e Bridget per coronare i loro sogni d'amore. Il coinvolgimento di Justin Timberlake non si limita al solo doppiaggio. La popstar è anche produttore esecutivo musicale di Trolls e la sua esperienza valorizza al massimo l'anima musical del lungometraggio, trasformandolo in un tripudio di sequenze scatenate e coloratissime sulle note dei più celebri brani disco dance. Grazie al fascino di alcune hit immortali, dall'euforica Celebration di Kool & The Gang alla trascinante September degli Earth, Wind & Fire, fino a Can't Stop the Feeling dello stesso Timberlake, veniamo trascinanti nelle irresistibili danze dei Troll non solo per il gusto di godere del singolo brano musicale, ma per comprendere a fondo la vera essenza della natura di queste creature e l'origine del loro perenne buonumore. A contrasto con la dance che accompagna le attività dei Troll, ad accompagnare l'ingresso nella città dei Bergen, dominata dai toni del nero, grigio e marrone, ci pensa il coro amaro dei suoi abitanti che ci dà la misura della cupezza che si respira. La musica, infatti, non viene usata solo in chiave spettacolare, ma ha una fondamentale funzione narrativa. Basti guardare all'intelligente uso che viene fatto di classici come Total Eclipse of the Earth o a The Sound of Silence, al centro di una delle sequenze più esilaranti del film. E che dire del tenero duetto di Poppy e Branch sulle note di True Colors di Cyndi Lauper? Solo i cuori di pietra riusciranno a trattenere le lacrime, perciò preparate la scorta dei kleenex. Noi vi abbiamo avvertito!
Valentina D'Amico (Movieplayer.it)
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