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Mercoledì 03 Luglio 2024
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NERUDA
Biografico
di Pablo Larrain
con Luis Gnecco, Gael García Bernal, Mercedes Morán, Diego Muñoz, Pablo Derqui
107 minuti - Argentina, Cile, Spagna, Francia 2016

Arrivato ai quarant'anni e a poco più di dieci dal suo esordio, il regista cileno Pablo Larrain continua a colpire e stupire, gli spettatori come la critica. E lo fa tornando per la terza volta a Cannes, ancora nella sezione parallela della Quinzaine des realizateurs dopo esserci stato con Tony Manero nel 2008 e No - I giorni dell'arcobaleno nel 2012, facendo sorgere qualche perplessità, e un pizzico di delusione, per l'assenza di un'opera del valore del suo Neruda dal concorso internazionale dell'edizione 2016. Ma sono discorsi che lasciano un po' il tempo che trovano, perché il nome di Larraìn è in ottima compagnia in una sezione che ha ospitato, nel corso della sua gloriosa storia, personaggi illustri e autori di indubbio e riconosciuto valore, e che proprio nel 2016 dà spazio a tre degli Italiani presenti a Cannes. Ci sembrerebbe però arrivato il momento di permettere al regista di No! e Il club di proseguire e completare il suo cammino nell'ambito di uno dei principali festival mondiali, approdando ad un concorso internazionale che anche quest'anno avrebbe dato a Neruda la visibilità e la risonanza che merita. Perché va assolutamente detto che l'ultimo lavoro di Larraìn è di quelli che lasciano il segno, che sorprendono per la capacità di dire più di quanto ci si possa aspettare: dal titolo, dal tema e anche dal trailer, infatti, si poteva superficialmente immaginare che l'autore cileno si fosse limitato a realizzare un biopic del celebre poeta e diplomatico suo connazionale, ma non avremmo potuto fare errore più grande perché Neruda prende solo spunto dalla storia e dal personaggio per creare e inventare, per costruire un film che va oltre la realtà dei fatti, che spazia tra i generi, che stupisce e sorprende. Un film che partendo dal Neruda politico, ne mette in scena la poesia. Dalla politica parte il film di Larraìn, dal 1948 e il periodo in cui la Guerra Fredda ha raggiunto il Cile. Pablo Neruda, allora senatore, accusa il governo di tradimento provocando la reazione del Presidente Videla, così l'ispettore di polizia Oscar Peluchonneau riceve il delicato incarico di arrestarlo. Così insieme alla moglie, la pittrice Delia del Carril, Neruda cerca di lasciare il paese ma è costretto a nascondersi al rivale e in questa vita da fuggitivo trova l'ispirazione per scrivere la sua raccolta di poesie Canto General. inoltre in questa sfida tra lui e Pelucchoneau trova anche ulteriori nuovi stimoli, rendendola una vera e propria caccia, un gioco del gatto e il topo nel quale lascia all'avversario indizi per accrescere il pericolo e la sfida in cui si trovano coinvolti, scorgendo in essa la possibilità di diventare un simbolo e una leggenda. Ma non bisogna essere distratti dal titolo e dalla componente storica, Neruda non è solo la storia di Pablo Neruda quando dell'ispettore Peluchonneau, introdotto come semplice voce fuori campo nelle fasi iniziale del film per poi emergere come comprimario a tutti gli effetti. Ma al Peluchonneau di uno straordinario Gabriel Garcia Bernal non basta essere un personaggio secondario e la sua sfida all'avversario assume significati che vanno al di là di quello che viene raccontato, che acquistano importanza in relazione al come la storia si dipana, al modo in cui i due personaggi funzionano ed esistono l'uno in relazione all'altro: il poeta in fuga che cerca di diventare un simbolo per il popolo ed uno signor nessuno che nella sfida cerca di trovare, finalmente, uno scopo. Neruda di Larraìn non ha la struttura del racconto biografico, spazia invece tra i generi, dal crime al film on the road con inserti di commedia e richiami al western, con una messa in scena ineccepibile, una composizione della scena sempre sensata, che colpisce senza distogliere l'attenzione, con una padronanza tecnica che attinge al passato per realizzare qualcosa di moderno e innovativo. Abbiamo già accennato alla bravura di Bernal, ma tutto il cast di dimostra all'altezza del progetto ambizioso del regista, con Luis Gnecco abilissimo a tratteggiare le sfumature del personaggio, e con esso del film, dalla vanità all'idealismo, senza mai perdere quel senso di (auto)ironia che lo rende completo e vivo. Sotto ogni aspetto, dalla fotografia alla costruzione e le interpretazioni sempre a fuoco, Neruda ci lascia soddisfatti e sorpresi, curiosi di vedere dove porterà il percorso artistico di un regista che ha ancora tanto da dare al cinema contemporaneo.
Antonio Cuomo (Movieplayer.it)
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