Questo sito si avvale di soli cookie tecnici necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
Maggiori informazioni | Chiudi
Mercoledì 03 Luglio 2024
Parrocchia S.Stefano
di Osnago
...una comunità in cammino!
Mappa del Sito Corrispondenza
Home Parrocchia Gruppi Parrocchiali Oratorio Scuola Materna Cine-Teatro Link
IL MEDICO DI CAMPAGNA
Commedia drammatica
di Thomas Lilti
con François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent, Patrick Descamps, Guy Faucher
102 minuti - Francia 2016

Se c'è un aspetto di cui il cinema francese, quello degli scorsi decenni ma anche il cinema contemporaneo, continua a dimostrarsi il portavoce e il più blasonato alfiere, si tratta della narrazione di stampo naturalistico: ovvero di quei film che, attraverso un approccio scrupolosamente minimalista, puntano a mettere in scena la realtà quotidiana nel suo divenire, fra piccoli avvenimenti in apparenza poco importanti e spunti da cosiddetto cinéma vérité. Un filone estremamente ampio e con innumerevoli declinazioni (dalla loquacità analitica delle pellicole di Eric Rohmer al vitalismo sfibrante dei personaggi di Abdellatif Kechiche), al quale si può ascrivere anche Il medico di campagna, terzo lungometraggio e primo film ad arrivare in Italia del regista e sceneggiatore Thomas Lilti, reduce nel 2014 dall'ottimo responso per un'altra opera incentrata sulla professione medica, Hippocrate (da noi rimasto purtroppo inedito). François Cluzet, fra i volti in assoluto più amati del cinema francese degli ultimi vent'anni, interpreta il ruolo di Jean-Pierre Werner, padre divorziato la cui esistenza è votata al lavoro di medico in un piccolo paese di montagna: un microcosmo circoscritto in cui Jean-Pierre è forse la massima autorità, in virtù dell'accortezza e della premura con cui si dedica a ciascuno dei propri pazienti, giorno e notte. Quando però all'uomo viene diagnosticato un tumore, per sottoporsi alle cure necessarie deve distribuire in maniera differente il tempo e le energie a disposizione; in suo 'sostegno' arriva pertanto Nathalie Delezia (Marianne Denicourt), ex infermiera da poco laureatasi in medicina e ignara delle condizioni di salute del collega. Il dottor Werner, tuttavia, è alquanto restio a lasciare libertà di manovra all'ultima arrivata, e la loro collaborazione non nascerà sotto i migliori auspici. Benché questi siano i presupposti narrativi del film, è consigliabile però non lasciarsi ingannare: chi dovesse aspettarsi una tipica commedia a base di divertenti schermaglie, una progressiva simpatia fra i personaggi e situazioni più o meno bizzarre è destinato infatti a restare deluso. Come accennato in apertura, Thomas Lilti preferisce ridurre al minimo l'azione, intesa come avvenimenti davvero drammatici o importanti, per lasciar parlare invece le sfumature, il realismo, la semplicità di una routine che consiste soprattutto nelle visite ai diversi pazienti: dall'ultranovantenne prossimo alla morte al ragazzo con disturbi psichici e la passione per la vita militare. E nei momenti più ispirati, questo approccio esercita una capacità immersiva non indifferente, facendo emergere i tratti di genuina umanità della sua coppia di protagonisti. Il limite riscontrabile ne Il medico di campagna, dunque, non è certo l'assenza di scene madri o di eventi clamorosi, per quanto il regista conservi comunque lo spazio sufficiente per almeno un paio di sequenze di maggior presa. A non convincere appieno, in questa terza opera di Lilti, è una sorta di "insicurezza" nella messa a fuoco del film stesso: perché se il tema al cuore della pellicola è individuabile nell'importanza della fiducia verso gli altri (quella di Jean-Pierre per Nathalie) e, viceversa, nell'umiltà di saper apprendere da chi ha più esperienza, tali tematiche non risultano mai approfondite oltre un livello piuttosto superficiale, così come il rapporto - professionale e umano - fra i due comprimari talvolta fatica a decollare, e non tanto a causa dei due validi interpreti, quanto per una sceneggiatura che rinuncia in partenza a qualunque azzardo. Mentre l'epilogo, chiuso dalle note del classico Wild Is the Wind nell'emozionante cover di Nina Simone, risulta semplicistico e fin troppo frettoloso, quasi a voler accontentare a tutti i costi il proprio pubblico.
Stefano Lo Verme (Movieplayer.it)
 Versione Stampabile 
 Invia questa pagina 
Area Riservata | Privacy | Regolamentazione
Parrocchia Santo Stefano | Via S.Anna, 1 | 23875 Osnago (LC) | Tel. e Fax 039 58129 | Codice Fiscale 85001710137
Sala Cine-Teatro don G.Sironi Tel. 039 58093 - 349 6628908