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Mercoledì 03 Luglio 2024
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KUNG FU PANDA 3
Animazione
di Jennifer Yuh Nelson, Alessandro Carloni
95 minuti - USA 2016

È la maledizione dei sequel: progredire senza tradire, portare avanti una storia e dei personaggi, svilupparli, farli crescere, maturare ed evolvere rimanendo fedeli al loro spirito iniziale, coerenti con sé stessi e credibili nel loro cammino di vita, seppur fittizia e immaginaria. È dove tanti falliscono, intrappolati in due possibili estremi opposti: da una parte il rischio di lasciare i propri eroi congelati in un poco credibile limbo senza tempo, sempre uguali e ripetitivi; dall'altro quello di strafare, di condurli su un percorso di maturazione che li renda qualcosa di irriconoscibile, tradendo l'affetto e la fiducia degli spettatori. È un problema che senza dubbio avranno dovuto affrontare gli autori di Kung Fu Panda 3 quando hanno dovuto immaginare il buffo panda Po e la sua evoluzione sulla lunga distanza, con la sua personalità spinta da un innato e travolgente entusiasmo ed allo stesso tempo frenata da una adorabile insicurezza. Come giustificare e mantenere quest'ultima caratteristica ora che è a tutti gli effetti un Kung Fu Master? Come mantenere i presupposti e le debolezze del personaggio in un percorso evolutivo che dovrebbe portarlo ad essere più forte e sicuro di sé? Po ha imparato molto da quando ha casualmente iniziato il suo viaggio nel mondo delle arti marziali e per quanto sia rimasto un goffo panda entusiasta, affamato, pigro e bonaccione ha ora dalla sua la sicurezza che deriva da queste abilità acquisite nel kung fu e dall'essere il Guerriero Dragone. Basta poco però a scuotere le sue certezze: quando il maestro Shifu gli chiede di fare un ulteriore passo in avanti nel suo cammino di crescita, diventando a sua volta maestro, Po si rende conto di avere ancora molto, forse troppo, da imparare. E inoltre un nuovo incontro, quello con il padre Li perso da tempo e con la tenera comunità di panda da cui proviene, lo porta sulla strada per comprendere aspetti della vita che forse possono aiutarlo ad affrontare il pericoloso spirito Kai, che terrorizza la Cina e sta assorbendo l'energia vitale di tutti gli altri potenti esperti di arti marziali. Come nel kung fu e in tante discipline simili, l'equilibrio è un elemento fondamentale. Lo stesso nella costruzione di un personaggio come il panda Po e in un film d'animazione come Kung Fu Panda 3 che deve proseguire la sua storia ed evoluzione, cercando di proporre al suo pubblico più giovane sia l'indispensabile divertimento che una produzione del genere deve assicurare, sia temi più profondi e delicati. Il terzo capitolo delle avventure di Po riesce a farlo, grazie ad una scrittura accorta, ad un ritmo sostenuto ed una ovvia componente d'azione che sanno, al momento giusto, cedere il passo all'emotività e la riflessione. In particolare nell'ultima parte del film, nel faccia a faccia con il temibile Kai, quando Po ed i suoi spettatori devono imparare ad apprezzare le qualità di ogni singolo individuo, a valorizzarle e renderle un'arma, per quanto improbabile ed apparente poco utile ai fini pratici (e di combattimento) possa sembrare. Se Kung Fu Panda 3 riesce a farlo è anche grazie al modo in cui vengono tratteggiati i personaggi, in particolare il protagonista, ancora una volta valorizzato dall'interpretazione del solito travolgente Jack Black, ma anche la New Entry d'eccezione di questo capitolo, il padre Li che ha la fortuna, in originale, di essere doppiato da un nome del calibro di Bryan Cranston. E l'interprete di Breaking Bad offre una prova all'altezza delle aspettative, dando al suo Li la giusta dose di umanità ed imbastendo con il protagonista Black un'intesa che impreziosisce i momenti del film costruiti sul rapporto tra loro due. A dispetto degli attacchi al film sulla presunta propaganda gender da parte di Adinolfi sul fatto che ora, con il nuovo arrivato, Po abbia due padri: Li, appunto, e Mr Ping che già conoscevamo. Se il doppiaggio è un punto di forza assoluto della pellicola e della serie in generale, con il cast vocale capace di costruire letteralmente le caratteristiche di ogni figura, di dettare lo spirito di alcune sequenze e i tempi dell'animazione dei personaggi, questo aspetto viene inevitabilmente mitigato nella versione nostrana, che al posto della coppia di star appena citata, nonché di altri nomi del calibro di Dustin Hoffman, Angelina Jolie, Seth Rogen, Jackie Chan e Lucy Liu, deve accontentarsi di Fabio Volo e Paolo Marchese. A tutto ciò va aggiunta una componente tecnica di tutto rispetto, che si assesta su un gradino più basso dell'eccellenza assoluta di Pixar e Disney Animation ma non sfigura mai nel confronto con la concorrenza. Né in alcun modo vincola la spinta creativa degli animatori DreamWorks che sopperiscono al leggero svantaggio nei confronti dei rivali nel settore con scelte artistiche coraggiose e originali: il nostro Alessandro Carloni, già Story Artist dei primi film, co-sceneggiatore della serie di Dragon Trainer ed ora promosso alla regia accanto a Jennifer Yuh Nelson, riesce a dare un'impronta forte a Kung Fu Panda 3, attingendo anche alla tradizione pittorica cinese per alcune sequenze che risultano di grandissimo impatto visivo. Non mancano quindi tocchi di classe, a cominciare dalla stessa animazione di apertura della DreamWorks con Po che si affanna per raggiungere la Luna ed accomodarsi nel logo dello studio, che completano e rendono viva una storia che non brilla per originalità ma funziona su più livelli.
Antonio Cuomo (Movieplayer.it)
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