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Mercoledì 03 Luglio 2024
Parrocchia S.Stefano
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ROOM
Drammatico
di Lenny Abrahamson
con Brie Larson, Megan Park, William H. Macy, Jacob Tremblay, Joan Allen
118 minuti - Irlanda 2015

Jack è come tutti i bambini della sua età. Gli piace correre, saltare da un mobile all'altro, gli piace fare il bagno insieme alla sua mamma. Vorrebbe tanto un cane ma in mancanza di meglio si accontenta di fare amicizia con il ratto che ogni tanto viene a pasteggiare con i suoi avanzi. Come tutti i bambini della sua età ama Dora l'esploratrice, ma la sua mamma sta bene attenta che non passi troppo tempo davanti alla TV, perché Jack è un ometto sveglio. Quando Jack compie cinque anni la sua Ma gli prepara una torta ma le candeline non ci sono. Non si possono chiedere troppe cose a Old Nick, il carceriere che viene la sera nella Stanza quando la mamma chiude Jack a dormire nell'armadio. Ma gli prepara una torta e gli racconta una storia terribile, perché adesso è grande abbastanza. Fuori da quelle mura anguste, oltre il lucernario che è l'unica apertura della Stanza, c'è un mondo pieno di cose e di persone e di cani che non sono per niente piatti e minuscoli come quelli della TV. Da qualche parte nel mondo ci sono persino i nonni di Jack. Ma vuole andare a trovarli, vuole uscire dalla stanza, e solo Jack ha il potere di liberarla. Alla base del portentoso Room c'è un portentoso romanzo e una portentosa sceneggiatura scritta dalla stessa autrice del libro, la dublinese Emma Donoghue, che si è ispirata ad alcuni atroci e chiacchieratissimi fatti di cronaca per raccontare l'avventura incredibile di un'infanzia e di un amore tra madre e figlio. Perché i bambini sanno adattarsi a tutto: se un bambino ha la sua mamma al fianco non importa quanto sia piccola, squallida e cadente Stanza: per lui è sempre piena di soprese. Gli basta il conforto del suo abbraccio quando fa freddo perché Old Nick ha staccato la corrente o dopo una traumatica sortita fuori dall'armadio, e tutto va di nuovo per il meglio. Ma non per Ma, che di Stanza, di Porta, di Lucernario, e soprattutto di Old Nick ne ha avuto abbastanza; e finalmente Jack è cresciuto e può aiutarla a mettere in atto il suo piano. I bambini sanno adattarsi a tutto, ma chiedere a Jack di affrontare da solo il mondo fuori da Stanza è un estremo a cui Ma arriva solo perché non ha altra scelta. Per fortuna Jack è il bambino di cinque anni più coraggioso che ci sia. Sono molte le cose che lasciano stupefatti alla fine della visione di un film come Room. La principale, tuttavia, è l'apparente semplicità con cui il regista Leonard Abrahamson ottiene molto con pochissimo. Due attori; una stanza; pochissime altre location. Una storia narrata dal punto di vista di un bambino. Eppure Room è tante cose: thriller, avventura, crescita, scoperta, separazione, rinascita, tragedia, guarigione, amore. Ma presto ci si rende conto di quanta sensibilità e quanta cura ci sia alla base di questo risultato: la capacità di vedere le cose a misura di bambino, filmandole alla sua altezza, vicine al suo sguardo e al suo sentire, trasformando la prosa delicata della Donoghue in vibrante e densissimo racconto cinematografico che si fa esperienza intima e personale: perché anche noi un giorno abbiamo lasciato la nostra Stanza. E qualcuno, come Ma, la porta sempre con sé. Il modo di guardare, illuminare, colorare la vita di Jack dentro e fuori Stanza è uno degli ingredienti principali del piccolo miracolo che è Room; altrettanto importante, va da sé, è il lavoro di Lenny Abrahamson con i suoi attori. Il talento di Brie Larson non è certamente una novità, anche se è probabile che sentiremo parlare molto di più di lei dopo questa performance capace di parlare alle donne, alle madri - a tutti, in realtà - in maniera così viscerale e dolorosa. La sorpresa è Jacob Tremblay, perché non siamo di fronte alla solita performance da applausi di un attore bambino dalla maturità fuori dal comune - quelle che gli anglofoni chiamano old souls. Quello che riesce a ottenere Abrahamson dal piccolo Jacob è più delicato ed elusivo, e anche più prezioso: Jack ha davvero tutta l'innocenza di un bambino di cinque anni. Ed è l'innocenza il filtro miracoloso che trasforma una vicenda cupa e sordida nel magnifico e illuminante viaggio emotivo che è Room.
Alessia Starace (Movieplayer.it)
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