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Mercoledì 03 Luglio 2024
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GLI ABBRACCI SPEZZATI
Drammatico
di Pedro Almodovar
con Angela Molina, Penelope Cruz, Rossy de Palma, Josè Luis Gomez
129 minuti - Spagna '09

Grande melodramma. Una ragazza bellissima molto povera va a vivere con un uomo d'affari anziano molto ricco che l'ama follemente, ma non rinuncia al proprio sogno di essere attrice di cinema. Per accontentarla e per non perderla, l'uomo d'affari diventa finanziatore e produttore della commedia brillante Chicas y muletas, ragazze e valigie, in cui lei ha la sua prima parte importante. La ragazza e il regista s'innamorano. Geloso e sospettoso, l'uomo d'affari li spia, incarica il figlio di girare in video ciò che i due fanno, assume una lettrice di parole sulle labbra per farsi riferire quanto dicono. Appena finito il film, ragazza e regista fuggono a Lanzarote, rifugiandosi soli in un bungalow sull'incantevole spiaggia di Famara. In un incidente d'auto (voluto? casuale?) la bellissima muore, il regista (come in Woody Allen) diventa cieco. Intanto l'uomo d'affari, pazzo di dolore, ha fatto completare il film nel modo peggiore, scegliendo le scene mal riuscite, la recitazione sciagurata e l'ha messo nei cinema allo scopo di svergognare il regista. Come lieto fine il regista, che ha scoperto di avere un figlio, decide di mettere a posto il film: il cinema è troppo importante, si deve fare anche senza poterlo vedere. La storia appassionata e fiammeggiante s'intreccia in filigrana con l'altra grande storia di Almodóvar, la propria vita di cinema. Il cinema è sempre presente: nei personaggi, nella lavorazione del film, nelle riprese di vita quotidiana, nella lettrice di parole sulle labbra (il doppiaggio), nelle immagini di Ingrid Bergman e George Sanders in Viaggio in Italia di Rossellini, nelle inquadrature di strumenti obsoleti per la lavorazione cinematografica. Specialmente nello stile de Gli abbracci spezzati, che ne fa un perfetto thriller hollywoodiano degli Anni 40-50, sul genere di Gilda o simili, molto ben fatto e bello. Almodóvar sembra aver perduto con il tempo il suo speciale sarcasmo e persino il grottesco. Questo film non somiglia affatto ai primi film farseschi che lo hanno reso tanto amato e popolare in Europa. È invece tenero, dolce: l'ironia si esercita sul genere, non sulle emozioni dei personaggi, e il cambiamento non rende il film meno amorevole.
Lietta Tornabuoni (La Stampa)
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