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Mercoledì 03 Luglio 2024
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SOUL KITCHEN
Commedia
di Fatih Akin
con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Peter Lohmeyer, Birol Ünel
99 minuti - Germania '09

Un sorriso può aiutare l'integrazione. Tanto più se veicolato da una commedia un po' folle ma divertente come Soul Kitchen , diretta dal giovane regista turco-tedesco Fatih Akin, già vincitore di un Orso d'oro e di un Leone d'argento. La storia è ambientata ad Amburgo, in un quartiere situato in un'isola del fiume Elba; una zona dissestata ma in via di sviluppo. Qui il giovane Zinos (Adam Bousdoukos, bravissimo) gestisce una trattoria a basso prezzo. Un giorno si fa vivo il fratello del proprietario, un poco di buono reduce dal carcere che in vita sua non ha fatto altro che giocare a carte. Zinos gli regala del denaro e spera di vederlo il meno possibile. In proprio ha già dei guai. La sua ragazza, Nadine, si trasferisce a Shanghai, un conoscente riccone vorrebbe rilevare il locale e lui, ahimè, ha un forte mal di schiena che i medici non riescono a curare. È costretto ad assumere un cuoco stravagante che, intestardito a cucinare cibi raffinati, gli fa perdere i non numerosi clienti. Zinos, disperato, è tentato di trasferirsi in Cina. Ma, poiché i guai ogni tanto diminuiscono, ha la fortuna di affittare il locale a una band e, attirati dalla musica (la quale è un fattore essenziale nella colonna sonora del film ), accorrono fans in gran quantità. Esperti di ritmi indiavolati ma anche di buona cucina. Le ricette del cuoco sono un portento e nel locale ne avvengono di tutti i colori soprattutto quando prende a circolare un afrodisiaco mescolato tra i cibi. Tutti ne sentono le conseguenze compresa una visitatrice temperata. Il regista turco-tedesco colorisce la situazione con soluzioni divertentissime ma mai volgari. Fatih Akin è autore di qualità. Soul Kitchen è prima di tutto un omaggio sentito alla città dove egli è nato nel 1973, una sorta di 'heimat film', in cui si rivolge un affettuoso saluto alla casa, agli amici, alla famiglia, un luogo che deve essere protetto. Dice il regista: «La rapida urbanizzazione è una metafora che richiama allo sviluppo della personalità. Nel mio racconto parlo di fiducia, amore e lealtà. Le mutazioni sociali presentate in questa storia, come la trasformazione di interi quartieri in zone residenziali, possono avvenire dovunque. Essenziale è che un luogo non perda l'anima». In questo senso al sua commedia è un esempio di come si possa promuovere il tema dell'integrazione col sorriso lieve. «È una storia un po' folle – dice lui – sul valore delle persone e dell'amicizia senza barriere». Soul Kitcken è infatti un film quanto mai originale: le figure narrative appaiono disegnate con cura, le numerose gags sono impaginate con ritmo mozzafiato. La cosa è singolare se si pensa che fin qui l'autore ha diretto tre film 'seri', tutti assai ben sceneggiati, che si sono imposti in diversi festival. Soul Kitchen ha figurato degnamente nella premiazione dell'ultima Mostra veneziana e meriterebbe di incontrare il favore del pubblico giovanile per il brio di un racconto che vede Zinos subire la cura energica di un aggiustaossa che lo libera dal mal di schiena, innamorarsi dell'assistente del dottore e fare i conti con la catastrofe provocatagli dal fratello, che per liberarsi da debiti di gioco non ha trovato di meglio che cedere il locale a un affarista più svelto di lui. Il regista turco: «Parlo di famiglia e amici, di amore e lealtà e di come proteggerli in un mondo sempre più complicato».
Francesco Bolzoni (Avvenire)
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