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Mercoledì 03 Luglio 2024
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NINE
Musical/Drammatico
di Rob Marshall
con Marion Cotillard, Penelope Cruz, Daniel Day-Lewis, Elio Germano, Kate Hudson, Nicole Kidman, Valerio Mastandrea, Martina Stella, Ricky Tognazzi, Judi Dench
120 minuti - USA '09

Mentre in Italia parliamo della crisi del cinema e dello stato avvilente in cui versa la nostra cultura, in America ci celebrano arrivando a dire, come fa il musical Nine presentato ieri a Roma, che «il sogno degli americani è quello di vivere in un film italiano». D'accordo, parliamo dei film di Fellini, in particolare di quelli, come La dolce vita, che hanno codificato uno stile glamour con un'immagine assai appetibile dell'Italia dei primi anni '60. «Il mondo vede Roma come tu l'hai inventata», dicono in Nine al protagonista Guido Contini, il regista che è un incrocio fra il grande Federico e Marcello Mastroianni che, lo ricordiamo, era il Guido originale (ma di cognome faceva Anselmi, perché non doveva fare rima con nessuno) nell'8 e ½ felliniano, cui Nine è «liberamente ispirato, senza pretesa di esserne all'altezza: del resto solo un pazzo farebbe un remake di un capolavoro», come dice Rob Marshall, regista del film e già premio Oscar per un altro musical, Chicago. Il nostro paese, dunque, è rappresentato «come una donna e un sogno», si dice in Nine, che include una canzone (la migliore, dal punto di vista dello spettacolo, assente nel musical di Broadway di cui il film è l'adattamento cinematografico), "Be Italian!!" cantata da una giornalista di moda conciata come una cubista, che con il suo monito intende: usa le tue caratteristiche innate di seduttore macho, sii passionale, sentimentale e romantico come si conviene al latin lover che infiamma le fantasie delle signore anglosassoni. Dunque in Nine l'immagine degli italiani, per quanto virata verso l'elegante e il trendy invece che verso il rozzo (vedi i Sopranos), è altrettanto stereotipata. Prova ne è che i nostri attori – Elio Germano, Valerio Mastandrea, Martina Stella – che hanno recitato in Nine hanno tutti ruoli abbastanza mortificanti. E l'unica star italiana nel cast – che comprende gli inglesi Daniel Day-Lewis e Judi Dench, l'australiana Nicole Kidman, l'americana Kate Hudson, la francese Marion Cotillard, la spagnola Penelope Cruz – è Sophia Loren (il ph è di rigore) che interpreta, sorpresona!, la mamma del protagonista, il quale naturalmente oltre che macho e fedifrago, è mammone. È vero, era così anche in 8 e ½, ma prima di tutto Fellini e il suo immaginario italico appartengono a noi, e ci piacciono assai meno raccontati da altri, e poi in 8½ il Guido di Mastroianni aveva una grazia e una levità che mancano totalmente al Guido di Day-Lewis, perseguitato da un senso di colpa che sembra più calvinista che cattolico. In qualche modo, anche Marshall se ne deve essere accorto, perché fa consigliare al suo Guido Contini di «usare il suo talento con una misura di grazia», cosa che evidentemente non ha saputo fare fino a quel momento. È evidente lo sforzo di Marshall nel ricreare la componente fantastica e onirica del film originale, ma il risultato è più vaudeville che poesia, con tanti numeri a montaggio veloce, come in Moulin Rouge, e tanti contrasti (buio-luce, bianco-nero/colore) che non riescono a riprodurre la fluidità con la quale Fellini sapeva passare dalla realtà alla dimensione di sogno e di magia. Fra gli attori spicca come sempre Penelope Cruz, che riesce ad infondere una vitalità dolorosa ad un film curiosamente inerte, malgrado l'affastellamento di suoni, colori, costumi e virtuosismi di regia. «I miei film sono la mia immaginazione», dice il Guido Contini di Nine, ma secondo questo metro Marshall non ha un'immaginazione sufficientemente fervida (al contrario del Bob Fosse di Cabaret e di All that jazz, che ha incarnato meglio, in forma di musical, la crisi creativa di un artista di mezza età). E se è vero che nelle intenzioni Nine è, come ha dichiarato il regista, «un San Valentino all'Italia», crediamo che Fellini (che non aveva voluto autorizzare nemmeno il musical di Broadway, arrivando ad impedire che usassero sia il suo nome che il titolo 8 e ½) avrebbe apprezzato di più un film che lo scimmiottasse di meno e gli somigliasse di più.
Paola Casella (Europa)
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