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LA CLASSE - Entre les murs
Drammatico
di Laurent Cantet
con Nassim Amrabt, Laura Baquela, François Bégaudeau
128 minuti - Francia 2008

Oltremodo originale e spiazzante, «La classe - Entre les murs» non viene per unire, ma per dividere il pubblico. Vincitore a sorpresa della Palma d'oro all'ultimo festival di Cannes, nel maggio scorso, il film di Laurent Cantet - sbrigativamente soprannominato il Ken Loach francese - è un raro esemplare di quasi-documentario tratto dal libro omonimo pubblicato due anni orsono dal trentasettenne François Bégaudeau, interpretato dallo stesso ex insegnante di scuola media e realizzato facendo «entrare nelle loro parti» ventiquattro alunni di un turbolento liceo del ventesimo «arrondissement» parigino. Grazie al duro training preparatorio cui i ragazzi si sono volontariamente assoggettati, e al delicato equilibrio raggiunto tra immedesimazioni e recitazioni, la regia di Cantet cerca innanzitutto di trascendere il contesto claustrofobico della quotidianità scolastica. Inoltre le lezioni, i collegi dei professori, i metodi d'insegnamento, l'irruzione del mondo esterno, i ruoli ricoperti o rifiutati dalle famiglie e la conflittualità permanente innescata dalla multietnicità del gruppo riescono via via a trasmettere non solo e non tanto le pene della categoria disprezzata e malpagata degli insegnanti, ma soprattutto i dubbi e i drammi dei ragazzi tutti incapaci, sia pure nella loro mescolanza sociale, di forgiare il comportamento sui canoni della disciplina e della gerarchia e di «tradurre» in qualche modo il codice imparato dalla strada in quello della cultura e dell'apprendimento. Il protagonista, ovviamente, non fa che registrare delusioni e sconfitte; ma Cantet sa intravedere, tra gli incrostati ingranaggi dell'autoritarismo e della discriminazione, anche uno slancio energetico che preserva il suo excursus dal consueto vittimismo sociologico-progressista. Certo, il ritmo del racconto prende il suo tempo e raramente rinuncia all'altalena dei primi piani; eppure tematiche complesse e irrisolte come quelle dell'immigrazione e dell'integrazione sembrano illuminarsi di una luce più intensa proprio grazie allo stile insieme lieve ed intenso.
Valerio Caprara (Il Mattino)
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