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Mercoledì 03 Luglio 2024
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L'ONDA
Drammatico
di Dennis Gansel
con Frederick Lau, Jennifer Ulrich, Jürgen Vogel
101 minuti - Germania '08

Ore 10, lezione di totalitarismo. Sai che barba, sbuffano gli studenti, la solita solfa su nazismo, fascismo e altri ruderi. Come se non sapessimo già tutto a memoria. Stavolta però non è così semplice. Il professor Wenger non farà il docente. Farà il dittatore. Un dittatore simpatico, moderno, giovanile. Uno a cui i ragazzi darebbero retta a occhi chiusi. Dopo La classe di Cantet arriva un altro film che cerca, con linguaggio assai meno evoluto ma semplice e immediato, di capire il presente indagando fra i banchi di scuola. Grande successo in Germania, anche L'onda nasce da uno spunto autentico, raccontato in un famoso libro dal suo ideatore. Si tratta dell'esperimento di Palo Alto, California. Nel 1967 il docente di storia Ron Jones istituì un regime di ferrea disciplina fra i suoi liceali, per mostrare come era potuto accadere che un intero paese avesse obbedito ciecamente a Hitler. In pochi giorni Jones constatò con sgomento che l'obbedienza cieca galvanizzava i ragazzi innescando derive pericolose, e sospese l'esperimento. Il regista dell'Onda, Dennis Gansel (classe 1973), immagina che qualcosa di simile accada in un liceo tedesco di oggi, fra ragazzi stufi di sentire prediche sul nazismo ma pronti a farsi irregimentare da un docente carismatico, atletico, democratico, uno cui normalmente danno del tu. Che un giorno decide di provare con loro, e dal vero, cosa significa "autocrazia". Basta con svacco e individualismo, dunque. In classe si sta composti, ci si alza per parlare, al docente si dà del lei. Sulle prime sembra un gioco. Il professor Wenger rimescola posti e ruoli, invita i più bravi ad aiutare i meno dotati e a non vergognarsi di fare i furbi («Copiate pure, se così ottenete voti migliori»). Li spinge a coniare slogan e a disegnare un logo. Estende l'influenza del gruppo a passioni e tempo libero (musica, pallanuoto), Nasce così "L'onda". A prima vista non c'è un'ideologia, solo voglia di riconoscersi (in classe ci sono ricchi e poveri, ex-tedeschi dell'Est, perfino un figlio di immigrati turchi). Ma l'ideologia più pericolosa è quella che non si dichiara, e l'innocenza non dura a lungo. Un gruppo deve distinguersi, dunque ecco tutti in divisa (jeans e camicia bianca cementano il gruppo e cancellano le differenze di classe), poi arriva il saluto speciale e via degenerando, fra prove di zelo e ricerca di un'identità spesso minata da famiglie divise, padri distratti, madri compiacenti. Mentre umore e rendimento dei ragazzi salgono, e solo poche mosche bianche si tengono alla larga. Fino a quando la faccenda diventa molto pericolosa... Tutto un poco squadrato, teutonico, non proprio imprevedibile. Un pizzico di finezza (di ambiguità) in più non avrebbe guastato. Più che scossi si esce pensosi. Ma spesso sono proprio i film medi a captare per primi umori e tensioni latenti.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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