Questo sito si avvale di soli cookie tecnici necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
Maggiori informazioni | Chiudi
Mercoledì 03 Luglio 2024
Parrocchia S.Stefano
di Osnago
...una comunità in cammino!
Mappa del Sito Corrispondenza
Home Parrocchia Gruppi Parrocchiali Oratorio Scuola Materna Cine-Teatro Link
IL GIARDINO DI LIMONI
Drammatico
di Eran Riklis
con Hiam Abbass, Ali Suliman, Doron Tavory
106 minuti - Francia, Germania, Israele '08

Salma e Ziad sono fatti per incontrarsi, infatti sono gli unici che usano le mani. Gli altri, i potenti, scrivono, parlano, telefonano, danno ordini, impugnano armi, rilasciano interviste. Salma invece fa una squisita conserva di limoni, lo vediamo sui titoli di testa, e la fa con le sue mani, taglia, affetta, condisce, imbottiglia. Da donna di una volta, legata carnalmente alla terra e ai suoi frutti. Piacente vedova sui 40 (la sempre squisita Hiam Abbass), la palestinese Salma ha infatti ereditato dal padre un rigoglioso Giardino di limoni, noto in tutta la regione, che ora rischia di essere abbattuto. Il Ministro della Difesa israeliano si è trasferito con sua moglie proprio lì accanto, appena oltreconfine. Quegli alberi sono una minaccia. Qualche terrorista potrebbe nascondervisi, insomma vanno sradicati senza indugi. Naturalmente Salma, che non sa nemmeno leggere l'ebraico, si oppone. Quei limoni sono tutto: il suo sostentamento, la sua memoria, la sua identità. Ad aiutarla però c'è solo il giovane e disordinatissimo avvocato Ziad, di ritorno dalla Russia dove ha preso l'abitudine di mangiare sardine e teme sempre di avere le mani maleodoranti... La finezza di questo dettaglio, che può anche passare inosservato, dice tutta la cura e la miracolosa concretezza di un film che concentra una questione complessa come quella mediorientale in un fazzoletto di terra e un pugno di personaggi. Senza demonizzare nessuno: il ministro è indifferente, ma non è un mostro; sua moglie, sempre confinata a casa e già in crisi per conto proprio, vorrebbe tanto aiutare quella vicina di cui non capisce la lingua (anche se nel doppiaggio parlano tutti italiano...), ma non va oltre una muta intesa a distanza (e un'intervista esplosiva nei confronti del marito). Quanto ai palestinesi, anziché Salma difendono "l'onore" del suo defunto marito (l'avevamo detto che Salma e Ziad sono fatti per incontrarsi). Intanto, fra tribunali e servizi tv, i limoni di Salma diventano un caso internazionale. Ma solo le donne, dai due lati della frontiera, sembrano capaci di rispettare e amare la terra di per sé, non come strumento politico. Così come solo le donne difendono valori universali contro l'estremismo che oggi dilania i due contendenti. Nessuna retorica però. Il regista della Sposa siriana sa unire come pochi il crudele e il ridicolo. E i suoi limoni danno un brivido insieme di piacere e sconcerto.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
 Versione Stampabile 
 Invia questa pagina 
Area Riservata | Privacy | Regolamentazione
Parrocchia Santo Stefano | Via S.Anna, 1 | 23875 Osnago (LC) | Tel. e Fax 039 58129 | Codice Fiscale 85001710137
Sala Cine-Teatro don G.Sironi Tel. 039 58093 - 349 6628908