Thriller di Andrea Molaioli con Valeria Golino, Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Omero Antonutti, Fabrizio Gifuni 95 minuti - Italia 2007
Un film e Toni Servillo. L'impressione è che la presenza e il lavoro del migliore attore italiano del momento assomiglino a quelle del sole in una giornata d'estate. Dall'amniotico buio della sala dapprima sorgono i chiarori dell'alba, sfumati, ma già tersi in cui appaiono i caratteri del personaggio assieme al profilo degli sfondi. Poi si fa strada una luce più vivida, abbagliante che riempie lo schermo, nutre la suspense e rassicura il viaggio dello spettatore. Infine arriva il crepuscolo, che protegge i soprassalti della mente e del cuore, mantiene vivo il calore della messinscena e riporta nell'ombra il tormento e l'estasi dell'incarnazione. La ragazza del lago, opera prima del romano classe '67 Andrea Molaioli e fiore all'occhiello della «Settimana della critica», potrebbe accontentarsi di averlo come protagonista, ma riesce anche a rispettare un impianto da giallo psicologico, tra Simenon e Dürrenmatt, a trasportare le pagine del romanzo originario della norvegese Karin Fossum nello stand-by esistenziale di un paesino di montagna e ad accordare la tragica distorsione del crimine all'apparente linearità delle passioni e dei sentimenti chiamati in causa. Quando la bella e sportiva Anna, come in Twin Peaks, viene trovata morta in riva ad un lago, il commissario Sanzio scopre che la ragazza aveva appena saputo di essere condannata da una neoplasia cerebrale e si convince che qualcuno l'abbi uccisa per non farla soffrire. Il passo stanco del poliziotto meridionale (nella foto Servillo in una scena) s'incrocia con i segreti della comunità, costituita da personaggi comuni feriti a morte da un'antica tristezza e la strisciante rassegnazione a una «colpevole» incomunicabilità. La ragazza del lago non è un capolavoro perché qualche passaggio non si salda a dovere, affiora qua e là il vizio tutto italiano d'insistere sulle giustifiche, per così dire, sociali di psicologie e comportamenti e alcuni interpreti non reggono il ritmo del leader (non è il caso, però, del magnifico Nello Mascia). Siccome, però, fotografia, montaggio, musica e scenografia sono pressoché perfetti e dimostrano come anche i film a basso budget siano in grado d'esprimere competenza e classe, è importante aggiungere che ai giovani e strenui produttori della Indigo Film Nicola Giuliano e Francesca Cima si potrebbe rivolgere l'identico ringraziamento dovuto a Servillo.
Valerio Caprara (Il Mattino)
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