Drammatico di Tony Gilroy con George Clooney, Sydney Pollack, Tilda Swinton, Tom Wilkinson 125 minuti - USA 2007
Senza tentare in alcun modo di paragonarli, George Clooney e Elio Germano sono stati ieri il fulcro del concorso. È infatti ovvio e giusto che gli attori siano in grado di fungere da indicatori di qualità di un festival: battuta in breccia la vecchia concezione che li voleva testimonial tra il mondano e il consumistico, i nuovi divi possono regalare «carne e sangue» ai film che tentano di farsi ricordare al di là del proprio progetto stilistico. Il brizzolato bello e possibile George aveva la strada agevolata in partenza, perché «Michael Clayton» si basa su uno di quei copioni di ferro che Hollywood - nonostante le attuali debolezze - è ancora in grado di produrre. L'esordiente regista Tony Gilroy, già sceneggiatore di blockbuster come The Bourne Identity, L'avvocato del diavolo e Rapimento e riscatto, si limita, in effetti, a premere il pedale su un genere ultra-affidabile come il legal thriller, rispettandone a puntino i consueti incastri, sposandone l'attitudine alla denuncia e costruendo sulla credibilità cronachistica la sua brava piramide di suspense. Il carattere e il percorso del protagonista non appaiono, pertanto, sorprendenti: l'ex pubblico ministero Clayton è un faccendiere al servizio di Kenner, Bach & Ledeen, uno dei più potenti studi legali newyorkesi, per il quale è rassegnato a sbrigare gli affari sporchi, cioé rimediare ai guai commessi dai facoltosi clienti come omissioni di soccorso, diffamazioni a mezzo stampa, malversazioni politiche e cleptomanie imbarazzanti. Quando la brillante e spietata Karen Crowder della multinazionale U/North, sta per vincere - grazie ai maneggi dello studio - una causa innescata dalle colpevoli forniture di un diserbante micidiale per le persone e per l'ambiente, accade un fatto imprevedibile. Il civilista di punta dello studio subisce un drammatico crollo nervoso che lo porta a sabotare l'imminente e comodo accordo stragiudiziale: a questo punto, di fronte alla minaccia di un clamoroso ribaltamento, al malmesso e indebitato Clayton viene affidata la missione di riportare all'ovile l'agnello smarrito. Il problema sta, però, nel fatto che la diabolica cupola professionale - per scongiurare la catastrofe economica ed arginare l'indignazione dell'opinione pubblica - decide di operare contemporaneamente una strategia criminale sottobanco... La prevedibilità dello sviluppo alla Grisham e l'enfasi civile-democratica indurrebbero al disincanto critico, ma in questo caso è l'accuratezza dei particolari a nobilitare il quadro: l'ambientazione tra i grattacieli di midtown a Manhattan funziona, i ritmi non tradiscono e il «buonissimo» Clooney, Sidney Pollack e Tilda Swinton recitano come se ci credessero al 100 per cento.
Valerio Caprara (Il Mattino)
|