Drammatico di Wilma Labate con Valeria Solarino, Giorgio Colangeli, Fabrizio Gifuni, Sabrina Impacciatore, Fausto Paravidino 95 minuti - Italia 2007
Effe sta per Fiat e quindi è la storia sentimentale di una signorina Fiat (modellata su una vera impiegata poi cassintegrata), meridionale di famiglia, avviata a un salto di classe con ingegnere vedovo di belle maniere, se non fosse che s' impantana in una vicenda d' amore proletaria proprio nel 1980. Fu l' ultimo sontuoso atto sindacale di massa, quando gli operai Fiat, come I compagni di un grande Monicelli, scioperarono 35 giorni contro 23.000 licenziamenti diventati, dopo lunghe trattative, referendum e visita di Berlinguer, cassa integrazione. Punto focale fu un corteo della libertà, con la maggioranza non silenziosa né moderata di ben 40.000 mini yuppies alla piemontese, colletti bianchi con bottoncini alla Brooks Brothers. Mutò il corso della storia mentre la nostra bella e indecisa F. passa dalle mani curate del dirigente delle raccomandazioni a quelle populiste del ribelle: infine sceglie il fascino discreto della borghesia. Strano film quello di Wilma Labate, una finzione quasi fiction mescolata a un mockumentary, con facoltà di prova documento su quei momenti che oggi molti non ricordano o rimuovono. Ma quella che non riesce è proprio la miscela, la storia è tutta fredda, telecomandata soprattutto da esigenze romantiche (brutto il taxi del destino finale), ravvivata dalla presa diretta dei luoghi torinesi, dove la Film Commission vede e provvede. I ritratti sono didascalici ma gli attori, tutta la new generation al completo, dalla sensibile Solarino a Gifuni, dall' arruffato Timi alla Impacciatore, da Paravidino a Colangeli alla Pianeta, sono bravi ma monolitici: come partono, così arrivano. La categoria interessante è certo ampia ma dalla Labate era lecito attendersi qualcosa di più esplicativo sul perché degli eventi, sulla crisi della stessa classe operaia che non va più in paradiso ma è già pronta al pranzo della domenica come nella borghesia dei film dei Vanzina. S' ascolta «Pata Pata» della Makeba, Patti Smith e, se non ripudia, Dalla.
Maurizio Porro (Corriere della Sera)
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