Commedia di Corrado Guzzanti con Andrea Blarzino, Corrado Guzzanti, Marco Marzocca, Lillo Petrolo 100 minuti - Italia 2006
Se le vie del littorio fossero state infinite (e non con le scarpe di cartone e le pezze al sedere) un gruppo di ardimentosi in camicia nera sarebbe potuto andare, nell'anno in orbace 1939, alla conquista di un clamoroso “posto al sole”, nello spazio. Questa è la berlina da fantascienza sull'Italia di ieri e di oggi che Corrado Guzzanti fissa in Fascisti su Marte, il film del suo esordio alla regia. Un manipolo di cinque eroi (più un “balilla”) del Duce è composto, oltre che dallo stesso Guzzanti, da Marco Marzocca, Lillo Petrolo, Andrea Biarzino, Andrea Purgatori e Andrea Salerno. Senza tute da astronauti, gli ardimentosi approdano sul pianeta rosso, il colore degli odiati comunisti dei quali, secondo una famosa canzone del regime, dovrebbero essere il terrore.
Tutto giocato sulla parodia dei cinegiornali Luce del ventennio, con tanto di voce marziale e stentorea, l'opera buffa si snoda attraverso un'iconografia visionaria strutturata sul radicale sberleffo satirico all'era mussoliniana, alle sue parole d'ordine, sino a tracimare nella seconda Repubblica. Di impresa in impresa, pagliaccesca e cialtrona, il racconto sciorina invenzioni continue, una che sulla durata dei 100 minuti lamenta il fiato corto della ripetitività.
Sotto l'apparato dell'elaborazione grafica, più che il cinema si scalda il cabaret, con i suoi stereotipi e i suoi tempi televisivi che sul grande schermo rischiano di mortificare, alla lunga, anche la genialità delle trovate. Insomma, si ride e si sbadiglia. Nato da una costola del programma tv di Raitre “Il caso Scafroglia”, Fascisti su Marte ha avuto una sua lunga gestazione cinematografica con un'edizione di soli 43 minuti, catalogata come “work in progress” e messa in vetrina alla Mostra di Venezia 2003. Da venerdì 27 ottobre uscirà nelle sale, distribuito dalla Fandango di Domenico Procacci, con il gerarca Barbagli/Guzzanti (che lo firma in sodalizio con Igor Skofic) pronto a strizzare l'occhio per una parola d'ordine che, rivolgendosi ai potenziali spettatori, si trasforma in uno speranzoso “a voi!”. Natalino Bruzzone (Il Secolo XIX)
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