Commedia di Paolo Virzì con Daniel Auteuil, Monica Bellucci, Massimo Ceccherini, Elio Germano, Sabrina Impacciatore, Francesca Inaudi, Valerio Mastandrea 110 minuti - Italia 2006
Che bella sorpresa una commedia popolare come se ne facevano una volta, piena di battute ad effetto e di allusioni al presente, di attori al diapason e di idee abilmente "sciolte" nella vicenda, il tutto all'insegna del garbo e dell'acutezza che una volta erano moneta corrente e che oggi invece sono quasi un effetto di stile. Si vede che un certo modo di dirigere (ma soprattutto di scrivere e di recitare) si addice ormai al film in costume. O forse è il nostro presente che vuole "lenti" speciali e prospettive deformanti.
Ben venga dunque questo Napoleone visto da vicino, anzi "dal basso", in un film che sa di cucina e di inchiostro, di pettegolezzi e di vernacolo. Perché appena sbarca all'Elba il tiranno in esilio suscita l'entusiasmo beota degli isolani, come se la sua sola presenza dovesse scatenare un miracolo economico. Figurarsi la rabbia del maestro elementare locale, che coltiva il folle disegno di ucciderlo (uno spiritato Elio Germano). E invece, incaricato di fargli da segretario particolare, si troverà non solo a subire il fascino dell'Imperatore ma ad annotarne memorie e aforismi (non sempre geniali, però è anche lui a non capire). Mentre Bonaparte (un istrionico, divertito Daniel Auteuil) parla ma non dice, non guarda ma vede tutto. Insomma si tiene stretto lo scettro di un Potere che converrebbe capire se proprio lo si vuole combattere.
Nel frattempo intorno all'aspirante regicida, che capisce poco ma combina parecchi guai, un nugolo di comprimari tesse l'eterna tela dell'amore e del destino, con relativi ribaltoni. E tutti, dalla Bellucci, amante umbra finto ingenua, all'intraprendente Valerio Mastandrea, che vorrebbe vivere e si ritrova a scrivere (un rovesciamento che porta la firma evidente di Furio Scarpelli), dalla sorella che si ritrova promessa al più impresentabile degli isolani (Sabrina Impacciatore e Massimo Ceccherini), alla servetta Francesca Inaudi, all'ex-cospiratore Omero Antonutti, al cacciatore Carlo Monni, protagonista di una scena di inattesa e simbolica crudeltà, tutti hanno diritto al loro pezzo di bravura o alla loro battuta memorabile.
Citiamone almeno due: "Si comincia leccapiedi e si finisce assassini". Ovvero: "A voi le cose giuste le si è dette e ridette, è che avete la testa dura come un sasso. Ubbidite dunque, è l'unica cosa che sapete fare". A buon intenditor... Fabio Ferzetti (Il Messaggero) |