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Mercoledì 03 Luglio 2024
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L'ULTIMO INQUISITORE
Drammatico
di Milos Forman
con Javier Bardem, Randy Quaid, Natalie Portman
106 minuti - Spagna 2006

Quanto tempo occorre perché un film veda la luce? Dipende ma le vie della storia, sempre tortuose, a volte sono provvidenziali. Milos Forman sognava di occuparsi di Goya e dell'Inquisizione spagnola da quando studiava nella Cecoslovacchia socialista. Per realizzare quel sogno c'è voluto più di mezzo secolo, ma il senso del film ne esce arricchito. E se ieri Forman vedeva un parallelo fra la dominazione sovietica e l'Inquisizione, oggi questo tormentato Goya's Ghosts ("I fantasmi di Goya"), come suona il titolo originale, evoca spettri meno remoti. Come la guerra in Iraq, nata per "esportare la democrazia", o il dibattito sulla tortura contro i terroristi. E chissà cosa vedremo fra altri trent'anni in questo film che racconta l'eterno ritorno dell'identico sotto spoglie sempre diverse. Il film si apre infatti alla corte di Spagna nel 1792 per chiudersi circa vent'anni dopo. Nel frattempo a Parigi è stato decapitato Luigi XVI, cugino del re di Spagna, poi a Madrid sono arrivate le truppe di Napoleone che stuprano e saccheggiano al grido di liberté, egalité, fraternité, e dopo Napoleone tocca a Wellington che restaura la monarchia e il potere della Chiesa. Ma ogni cambiamento (e ogni apparente progresso) si accompagna a menzogne, ingiustizie e atrocità, come Forman e Jean-Claude Carrière (storico sceneggiatore di Bunuel, già accanto al registra ceco per Taking off e Valmont ci raccontano attraverso l'arte di Goya (Stellan Skarsgard). Affiancandogli una serie di figure di contorno che sono il punto debole di questo film poderoso e ricco di dettagli fulminanti ma fin troppo affollato di storie, personaggi e messaggi per trovare il "passo" giusto. Ed ecco il religioso Lorenzo (Javier Bardem), zelante fautore del ritorno alle maniere forti, imprigionare e torturare la bella figlia di un ricco mercante ritratta proprio da Goya (Natalie Portman). Salvo poi, dopo aver assaggiato sulla sua pelle i metodi dell'Inquisizione, sparire per riapparire come alto funzionario napoleonico quindici anni più tardi. Nel frattempo la ragazza è impazzita e ha avuto una figlia (sempre Natalie Portman) che finirà, tragica ironia, per assistere all'esecuzione del padre dal balcone del regnante di turno. Ma se tutto si ripete nel sangue e nell'orrore, e se il personaggio di Bardem è troppo strumentale per "esistere" davvero, Forman mette a segno momenti indimenticabili non tanto nelle scene madri quanto nei dettagli folgoranti che le accompagnano: un asino che mangia la biada dopo aver portato il condannato al patibolo, il re che si sfoga sparando agli avvoltoi, le galline calpestate dai cavalli di Napoleone, Goya che dipinge di notte usando un cappello tempestato di candele. C'è più verità, e più emozione, in questi momenti apertamente ispirati alle opere di Goya che nel disegno fin troppo esplicito della trama. Come forse era inevitabile in un film dedicato a un artista che sullo schermo vive veramente solo attraverso le numerosissime opere citate.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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