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Venerdì 22 Novembre 2024
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NOSTALGIA
Drammatico
di Mario Martone
con Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Aurora Quattrocchi
117 minuti - Italia 2022

Sta vivendo davvero un periodo florido il regista Mario Martone: dopo l'ottimo Qui rido io presentato alla scorsa Mostra di Venezia, ora è la volta di Cannes con questo Nostalgia, opera ben più universale, che potrebbe giustamente conquistare il cuore anche della critica internazionale. E, chissà, magari anche della giuria. Il film è completamente ambientato a Napoli, e più precisamente nel Rione Sanità, e vede come protagonista assoluto il Felice interpretato da Pierfrancesco Favino, un uomo di mezz'età che - dopo aver trascorso e aver fatto fortuna per 40 anni all'estero e in particolare a Il Cairo - ritorna nella sua città natale. Qui ritrova la madre anziana (Aurora Giovinazzi) di cui comincia a prendersi cura, dopo tanto tempo, con affetto e tenerezza e a cui compra una nuova casa, sempre nel quartiere. Ben presto però capiamo che Felice non è tornato a Napoli solo per la madre. Se è tornato a casa dopo tanto tempo, allontanandosi temporaneamente anche dalla bella moglie egiziana, è perché c'è qualcosa dentro di lui che è riemerso. La nostalgia del titolo, certo, ma anche un senso di colpa legato al passato, quella sensazione di aver goduto sì una vita bella e ricca di soddisfazioni, ma su cui non ha avuto un reale controllo. Perché la vita che si era inizialmente scelto, nella sua città in compagnia di un amico fidato, è stata bruscamente interrotta senza possibilità di appello. Andando avanti con il film, il passato di Felice riemerge sempre più spesso (anche con flashback in formato 4:3) e si intreccia con la nuova vita di quartiere che sembra (ri)costruirsi un po' alla volta, riprendendo contatti con persone che conosceva 40 anni prima o intrecciando una nuova amicizia con un combattivo e coraggioso parroco che lotta da anni la malavita organizzata e prova a regalare ai giovani del quartiere nuovi valori e possibilità. La nostalgia del titolo però finirà col prendere il sopravvento. Non la nostalgia per la città di Napoli, per le sue bellezze e per la sua vitalità, ma per quel quartiere così difficile. Perché il Rione Sanità qui rappresenta il passato del protagonista: un passato anche difficile, pericoloso, che è impossibile non rimpiangere perché fatto di emozioni vere e sincere che evidentemente il protagonista non deve aver più provato altrove. Se Martone è bravissimo a costruire, partendo dall'omonimo romanzo di Ermanno Rea, questo crescendo di consapevolezza fin dalla sceneggiatura, molto del merito della riuscita finale del film va certamente al suo interprete: Favino recita inizialmente in un italiano un po' rigido, con un un forte accento straniero, tipico di chi è stato via per decenni interi; più passa il tempo a Napoli, più ritorna in contatto con le sue radici e col se stesso del passato, e più cambia il modo di recitare e parlare, adottando con grande naturalezza il dialetto napoletano. A quel punto è evidente allo spettatore che il ritorno a casa è completato e la nostalgia ha avuto la meglio.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
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