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COSA SARA'
Drammatico
di Francesco Bruni
con Kim Rossi Stuart, Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Giuseppe Pambieri, Raffaella Lebboroni
101 minuti - Italia 2020

"Just a perfect day, you made me forget myself, I thought I was someone else, someone good". La recensione di Cosa sarà, il nuovo film di Francesco Bruni presentato alla Festa del Cinema di Roma inizia come il film stesso, con le parole di Lou Reed. "Proprio un giorno perfetto, mi hai fatto dimenticare di me stesso, credevo di essere qualcun altro, una persona migliore". Perfect Day irrompe nel film a contrasto, in una scena mentre a Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart) vengono rasati i capelli. Sta per iniziare la chemioterapia: non è proprio il giorno perfetto. Ma in quelle parole, "credevo di essere qualcun altro, una persona migliore" c'è l'opportunità, che, come sappiamo dai giapponesi, è pur sempre sinonimo di crisi. E allora la malattia per Bruno è anche l'occasione di guardare indietro e guardarsi dentro, cambiare quel tanto che basta per riscoprire affetti e connessioni, le cose davvero importanti nella vita. E per ritrovare la fiducia nelle persone. Cosa sarà (il titolo del film era Andrà tutto bene, ma si è deciso di cambiarlo perché la frase è diventata il simbolo del recente periodo di lockdown) nasce dall'esperienza autobiografica di Francesco Bruni, che ha davvero avuto una mielodisplasia qualche anno fa. E, come tale, è il suo film più personale tra quelli firmati come regista. Ma è davvero un film universale, capace di toccare corde molto intime in ognuno di noi, corde anche molto diverse tra loro. Cosa sarà è commovente, catartico, a tratti sarcastico. Si piange e si ride, come in quell'umana commedia che è la vita. Il film è dedicato a Mattia Torre, anche lui sceneggiatore, uno dei migliori, uno che la sua battaglia contro la malattia non l'ha vinta. Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart) è un regista di scarso successo, e con una famiglia che si sta sfaldando. La moglie (Lorenza Indovina) forse ha una relazione, e neanche i figli sembrano dargli soddisfazione. Quando viene a sapere di avere una malattia del sangue inizia la sua odissea nella ricerca di un donatore di midollo, la chiave per il trapianto che può salvargli la vita. Si scrive Bruno Salvati, si legge Bruni salvato. Cosa sarà, come detto, è un film autobiografico. L'iter sanitario a cui assistiamo è proprio quello a cui è stato sottoposto il regista e sceneggiatore. Che invece ha saputo costruire sapientemente tutta la parte dedicata alla vita privata. L'autobiografia non è però solo nel racconto della malattia, ma anche in piccoli dettagli: il figlio Tito ha nella camera un poster di Side Baby, trapper che è il figlio di Bruni, e lo ricorda vagamente nel look. Così come una parte fondamentale del film ha luogo nella sua Livorno, dove Bruni riesce a girare uno snodo fondamentale nella trama, cogliendo anche un bellissimo paesaggio-stato d'animo. Le sequenze dell'incontro con Fiorella (Barbara Ronchi) sono un film nel film, e sono un momento strepitoso. Ma è tutta la costruzione ad essere perfetta, dall'inizio in medias res in ospedale, ai flashback sulla vita privata, fino a quelli sull'infanzia d Bruno. Fate attenzione alle scene in ospedale. Come paziente in attesa di trapianto, Bruno è costantemente monitorato dagli infermieri grazie alle telecamere a circuito chiuso: è una nemesi non da poco per chi è un regista e le immagini è abituato a costruirle. Così come, da figura che ha il controllo di tutto, trovarsi ad essere invece "diretto" da altri, per quanto riguarda il comportamento da tenere, e trovarsi nelle mani di altri per guarire dalla malattia, é un rovescio della medaglia. Bruni, penna che sa essere tagliente (come abbiamo visto in certi film di Virzì, di cui ha firmato la sceneggiatura), non manca di dare qualche stilettata al cinema italiano. Come quando il suo produttore (Ninni Bruschetta) gli parla di film in cui il regista non vuole attori famosi perché non devono incassare e di commedie che non devono far ridere. E allora che commedie sono? Il cinema di Bruni non è certo così, e una frecciatina a certi vezzi autoriali e a un certo modo di intendere il cinema è lanciata. "I suoi film sono da ridere?" "Nelle mie intenzioni sì, poi chissà" si dicono l'infermiere e Bruno. Far ridere non è un dono da tutti. E Bruni, nei film scritti per Virzì e nei suoi film da regista, ha dimostrato di saperlo fare bene. Lo fa anche qui, ma in modo diverso. A differenza di altri film che mescolano riso e pianto, il sorriso arriverà man mano che il film va avanti. E sarà un sorriso liberatorio, carico di speranza e di umanità. Dopo di che vi ritroverete di nuovo a commuovervi. Cosa sarà è un film di scrittura, e non può essere altrimenti, ma anche di grandi attori. Kim Rossi Stuart (anche sceneggiatore) si mette in gioco come solo i grandi sanno fare. Ha iniziato a costruire il suo personaggio partendo dai capelli, un po' brizzolati, un po' spettinati, per entrare nel personaggio di Bruni. E ha continuato a costruirlo aggiungendoci insicurezza, paura, spaesamento, con il corpo, con il suo incedere incerto. Accanto a lui si muovono personaggi a tutto tondo, scritti così bene da risultare sempre credibili. Tanto che, alla fine, vi dispiacerà lasciare questa famiglia in cui ormai siete entrati. Lorenza Indovina interpreta la moglie di Bruno, una persona che sembra distante e che scopriremo empatica e rassicurante. Ma sono straordinarie anche le altre donne del film. Fotinì Peluso è la figlia Adele, la roccia della famiglia, una ragazza più adulta dell'età che ha, risoluta ma sensibile, che nel film ha un'evoluzione sorprendente: solare e sicurissima di sé, è una piacevolissima scoperta. Così come Barbara Ronchi, nel ruolo di Fiorella, è impareggiabile nel disegnare il ritratto di una donna irresistibilmente impacciata. E poi c'è Raffaella Lebboroni, la vera moglie di Francesco Bruni, nei panni della dottoressa Bonetti, una donna sensibile ma risoluta e ferma, Tancredi Galli, nella parte di Tito, il figlio di Bruno, disegna un ragazzo duro fuori e fragile dentro. E poi c'è Nicola Nocella, nei panni di un classico personaggio del cinema (specie quello americano), l'infermiere gentile ed empatico: ce l'hanno tutti i film, ma il nostro è barese... Fragilità. Abbiamo usato spesso questa parola nella recensione di Cosa sarà. Il film di Francesco Bruni non è solo un film sulla malattia. In fondo parla di ognuno di noi. Del nostro diritto ad essere fragili, delicati, senza che venga continuamente sottolineato. Ma anche del diritto di chi è forte a non esserlo per un momento, a incazzarsi, a piangere, a fare storie, a essere stupido e inaffidabile, come dice Adele in uno dei momenti più intensi del film (lo vedete nella clip qui sopra). Fragili o forti, ansiosi o impacciati, siamo come siamo, vuole dirci Francesco Bruni. E siamo belli perché siamo così. Cosa sarà, poi, è anche un film che vuole farci ritrovare la fiducia nelle persone, dirci che se un bambino è sparito con le nostre macchinine non è detto che le abbia rubate. "Si guarda il film al cellulare!", esclama a un certo punto Bruno, riferendosi al figlio Tito. Un segno dei tempi che cambiano. I film al cellulare, al computer, in tv li abbiamo visti tutti. Ma è vero che al cinema sono un'altra cosa. Francesco Bruni e la produzione hanno voluto fortemente che il film, pronto prima del lockdown, non uscisse direttamente sulle piattaforme, ma arrivasse in sala. E allora andate a vederlo al cinema. Arriva in un momento molto particolare, che a tratti finisce per dare al film anche altri significati. Vedere quegli abbracci intensi, oggi che quasi non si possono più dare, è qualcosa che fa riflettere. Così come vedere quelle mascherine sul volto, che un tempo erano solo per chi si recava in certi reparti d'ospedale e oggi sono un oggetto di uso quotidiano per tutti noi. Fa un certo effetto vedere sullo schermo solo gli occhi delle persone, perché oggi è una cosa che ci accade ogni giorno. "Hai dei begli occhi" dice Bruno alla moglie. "Perché vedi solo quelli" risponde lei. Cosa sarà si conclude in un crescendo catartico, sulle note di Altrove, di Morgan, la più bella canzone italiana degli ultimi vent'anni. E, ancora una volta, è impossibile non commuoversi. "Ho deciso di perdermi nel mondo, anche se sprofondo. Voglio che le cose mi portino altrove, non importa dove". Bruno è di nuovo pronto per perdersi nel mondo. E a voi non resta che perdervi dentro a Cosa sarà.
Maurizio Ermisino (Movieplayer.it)
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