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Mercoledì 03 Luglio 2024
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COMEDIANS
Commedia
di Gabriele Salvatores
con Alessandro Besentini, Francesco Villa, Natalino Balasso, Marco Bonadei, Walter Leonardi
96 minuti - Italia 2021

Un'umanità piccola piccola e litigiosa, una brigata di "uomini ridicoli" colti nella strenua lotta alla sopravvivenza attraverso una beffarda riflessione sul senso del comico. È il fulcro narrativo del nuovo film di Gabriele Salvatores, un felice esperimento che (come leggerete nella recensione di Comedians) lo riporta alle origini: il regista premio Oscar per Mediterraneo torna infatti sul testo del drammaturgo inglese Trevor Griffiths, rappresentato per la prima volta nel 1975 al Nottingham Playhouse e da lui stesso messo in scena dieci anni dopo al Teatro dell'Elfo di Milano con gli allora giovanissimi Paolo Rossi, Silvio Orlando, Claudio Bisio, Bebo Storti e Renato Sarti. Dentro c'era tutto l'entusiasmo e la folle, spericolata anarchia degli esordi, lo spettacolo andò in giro per ben tre anni e nel 1987 ne venne fuori anche il suo secondo film Kamikazen - Una notte a Milano. Tre decenni dopo Salvatores ritrova quel testo che gli suona ancora attualissimo, e pur rimanendovi abbastanza fedele, decide di riscriverlo privilegiandone l'aspetto più oscuro e malinconico. Ne viene fuori una disamina sull'arte del buffo dai risvolti esistenziali; un'opera che fa della parola raffinata e della prova d'attore i suoi principali alleati. Comedians si apre in una Milano piovosa e notturna per spostarsi poi in un'aula scalcinata del Liceo Cesare Beccaria (come rivela in una delle scene iniziali un dettaglio sulla targa all'ingresso dell'edificio); l'atmosfera è nerissima e poco prima di scaraventare lo spettatore tra le quattro mura di una scuola, la macchina da presa si muove nel sottobosco della notte milanese dove, in mezzo ai fuochi accesi per scaldarsi, si agitano le sagome di reietti e vagabondi. In questa cornice quasi horror sei aspiranti comici, stanchi della mediocrità delle loro vite, cercheranno l'occasione del riscatto nella loro prima esibizione davanti a un pubblico alla fine di un corso serale di stand-up comedy. A guidarli è il maestro Eddie Barni (Natalino Balasso), che difende da sempre l'idea di una comicità intelligente e poco incline al compromesso, ma a decidere chi sarà il fortunato prescelto per diventare la star del prossimo programma televisivo, è l'esaminatore Bernardo Celli (Christian De Sica), sua vecchia spalla che al contrario ha deciso di seguire la strada del puro intrattenimento e della risata facile. Una volta sul palco ognuno dovrà decidere se rispettare gli insegnamenti del maestro o cambiare il proprio numero per fare colpo sul molto meno raffinato esaminatore. Cadenzato dall'irrompere sullo schermo dei minuti che indicano quanto manca all'entrata in scena, il racconto procede sviluppando l'interrogativo principale: cos'è la comicità? Una caramella dolciastra che fa marcire i denti o una medicina? I "sei personaggi in cerca d'autore" si sfidano a colpi di improvvisazioni e scioglilingua, quella che ne emerge è una riflessione sul tragico dilemma del comico, che diventa un piccolo saggio sull'esistenza umana, le sue storture, le paure, la rabbia. Lontano dal politicamente corretto che lo svuoterebbe profondamente di senso. A interpretare la scombinata brigata di tipi umani che si affollano sulla scena un gruppo di attori che dà il meglio di sé: dalla rassegnata accettazione del capocomico Barni (Natalino Balasso) al disincanto del manager Celli (Christian De Sica), dalla coppia dolente di due fratelli sull'orlo del fallimento (Ale e Franz) alla dimensione sovversiva del clownesco Zappa (Giulio Pranno), una sorta di freak folle e rabbioso. È grazie a loro che il pubblico assisterà al dispiegarsi dell'eterna lotta tra una comicità che svela e mette a nudo falsi perbenismi e quella del "meglio due risate che una", schiava del successo a tutti i costi; il tutto sulle note dei brani di Tom Waits e ammantato dalla luce plumbea di Italo Petriccione. Un film sul comico anche se da ridere c'è ben poco, dove l'unico rischio per uno spettatore poco avvezzo è quello di perdersi tra la verbosità delle battute che incalzano a ritmo serrato e alcuni virtuosismi di troppo.
Elisabetta Bartucca (Movieplayer.it)
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