Biografico di Giorgio Diritti con Elio Germano, Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo, Pietro Traldi, Orietta Notari 120 minuti - Italia 2020
La prima cosa che salta all'occhio del film di Giorgio Diritti su Ligabue è la prova da trasformista vero di Elio Germano, ma in questa recensione di Volevo nascondermi cercheremo di spiegare come e quanto non sia l'unico elemento degno di nota di questo progetto italiano in concorso a Berlino 2020, dove ha vinto il premio per il miglior attore, e inizialmente previsto nelle sale a fine febbraio.
Volevo nascondermi racconta la storia di Antonio Ligabue, emigrante italiano in Germania, adottato da una coppia di Svizzeri dopo la morte della madre e poi mandato contro la sua volontà in Italia a causa delle sue fragilità, fisiche e psichiche. La nuova destinazione mette alla prova Toni, che vive per anni al freddo e in povertà lungo le rive del Po, senza una dimora fissa e con lavoretti occasionali e mal pagati. Una sola la certezza: la passione per la pittura, incoraggiata dall'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, che poco per volta crea i presupposti per la sua affermazione personale e lo renderà l'artista che tutti conosciamo e apprezziamo.
Basta guardare alcune immagini di Volevo nascondermi per rendersi conto del lavoro fatto da e su Elio Germano per realizzare la sua trasformazione in Antonio Ligabue. Incredibile nel trucco prostetico che accompagna le diverse fasi della vita dell'artista che vengono messe in scena, ma sarebbe vuoto e inutile se non supportato dalla prova d'attore di Germano, che si rifà alle poche testimonianze esistenti del pittore, creando però una propria versione del personaggio. Il suo è un lavoro incredibile, basato sulla mimica, la postura e quel linguaggio stentato che testimonia l'incapacità di comunicare con il contesto in cui si è ritrovato a vivere. Una prova resa ancora più complessa dall'aver dovuto tratteggiare il personaggio di Ligabue in momenti diversi della sua sofferta vita.
Giorgio Diritti e la sceneggiatrice Tania Pedroni scelgono, infatti, di raccontarci momenti diversi della vita di Ligabue, affidandosi a una struttura narrativa non lineare, saltando avanti e indietro nella travagliata esistenza dell'artista. Un racconto supportato da un interessante lavoro sulla fotografia, che evoca i toni dei quadri del pittore, e soprattutto sul linguaggio: la scelta del dialetto amplifica la sensazione di estraneità di Toni rispetto al contesto in cui si è ritrovato a vivere, quella difficoltà nella comunicazione che ha forzato il suo isolamento.
Volevo nascondermi non è un film perfetto, qui e lì soffre di una leggera freddezza, ma è coraggioso e ambizioso nel voler raccontare Antonio Ligabue in ogni suo aspetto, anche quelli più cupi e autentici. Un obiettivo che raggiunge con una scrittura intelligente e la grande prova del suo protagonista.
Antonio Cuomo (Movieplayer.it) |