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I MORTI NON MUOIONO
Commedia
di Jim Jarmusch
con Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi
103 minuti - USA 2019

Cominciamo questo Festival di Cannes 2019 con la recensione di I morti non muoiono (The Dead Don't Die), nuovo progetto del regista culto Jim Jarmusch che ha l'onore di fare da film di apertura del festival francese. Sebbene le aspettative fossero molto alte da queste parti - pochi giorni fa l'avevamo inserito nella nostra classifica dei 20 film più attesi della manifestazione - siamo costretti invece ad ammettere che la delusione è tanta. Pensavamo di trovarci davanti una commedia divertente e folle, e invece quello che rimane è la sensazione di un film sostanzialmente stravagante, in cui un regista amato tanto dai cinefili quanto dagli attori si sia preso il lusso di voler fare un semplice divertissment, probabilmente improvvisando gran parte delle scene, mancando però completamente il bersaglio in termini di ritmo e umorismo. Insomma l'impressione che abbiamo avuto guardando questo I morti non muoiono è che si tratti davvero di un progetto morto in partenza. E parzialmente rianimato solo dai nomi coinvolti e dall'interesse di Cannes e cinefili. La trama di I morti non muoiono (The Dead Don't Die) è quanto di più essenziale ci possa essere per un film di zombie: nella pacifica cittadina di Centerville cominciano a verificarsi strani fenomeni; il giorno e la notte hanno durate atipiche, gli animali domestici sembrano essere tutti spariti e soprattutto i morti cominciano a muoversi. Prima in maniera quasi impercettibile, poi sempre di più, fino ad uscire direttamente dalle tombe come nei più celebri film di Romero. Proprio ai grandi capolavori del genere il film di Jim Jarmusch si rifà a mani basse, inserendo rimandi più o meno espliciti che faranno forse la gioia di qualche appassionato. D'altronde così come i film di George A. Romero nascondevano una critica sociale e un messaggio politico ben preciso, lo stesso avviene qui in modo però più evidente e, proprio per questo, di impatto minore. Gli zombie in questo film si rianimano a causa di uno slittamento dell'asse terrestre dovuto al fracking scellerato dei poli: un riferimento nemmeno troppo velato alla politica anti-ambientalista di Trump. Peccato però che, a differenza dei film di Romero, tutto questo rimanga semplicemente in superficie e dia la sensazione, soprattutto nella scena finale, di essere stato inserito solo per giustificare un progetto senza un reale scopo. Lo stesso vale per la grande quantità di citazioni pop - dal Signore degli anelli a Star Wars, passando ovviamente per l'horror - spesso inserite in modo assolutamente gratuito e ingiustificato che non possono non far pensar ad un modo paraculo di coprire un vuoto contenutistico davvero fin troppo evidente. Voleva essere una riflessione dell'apocalisse e sulla fine della società contemporanea? In questo caso ci saremmo aspettati, almeno a metà film, un cambio di passo che invece non avviene mai. Ma forse il peccato più grave di Jarmusch è quello di non essere riuscito a sfruttare l'impressionante parco di attori e guest a sua disposizione: il cast di I morti non muoiono sarebbe il paradiso di ogni cinefilo e appassionato di cinema indie, eppure fatichiamo a credere che (per esempio) anche i più grandi fan di Bill Murray potranno uscire dalla sala e dirsi soddisfatti della sua performance, considerato quanto appare svogliato l'attore. Sicuramente non per colpa sua, ma semmai per mancanza di uno script vero e proprio o di dialoghi brillanti. Nonostante questo, va detto che i suoi (brevi) dialoghi con Adam Driver rimangono forse la cosa migliore del film, soprattutto per merito del giovane e talentuoso attore di Star Wars, in grado di trasformare ogni singola scena, anche la più semplice, in una gag grazie alla sua fisicità, la sua voce profonda e il suo modo di fare rilassato. C'è poi l'elemento meta, che riguarda proprio i due attori, che parte a inizio film con un commento alla canzone The Dead Don't Die che fa da colonna sonora all'intera pellicola e finisce addirittura con un commento sulla sceneggiatura stessa di Jarmusch. Discorso a parte merita Tilda Swinton, chiamata qui ad interpretare un personaggio talmente eccentrico e alieno da sembrare... Tilda Swinton! Con lei divertimento e classe sono sempre assicurati, peccato che davvero il minutaggio sia limitatissimo. Ma d'altronde lo stesso vale un po' per tutti ed è così che attori fantastici, di quelli che vorremmo sempre, come Steve Buscemi, Danny Glover o Caleb Landry Jones finiscono con l'essere poco più che (piacevoli) comparse. Ci sarebbe poi da discutere sull'utilità (o sulla mancanza) di tutti i protagonisti giovani (di cui Selena Gomez è la più rappresentativa) che hanno storyline completamente avulse da tutto il resto. A questo punto meglio godersi i camei zombieschi e divertenti di Carol Kane e soprattutto dell'autoironico Iggy Pop che da morto è semplicemente uguale a se stesso.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
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