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HEIDI
Commedia
di Alain Gsponer
con Anuk Steffen, Bruno Ganz, Isabelle Ottmann, Quirin Agrippi, Katharina Schüttler
106 minuti - Germania, Svizzera 2015

A cinque anni l'orfana Heidi (Anuk Steffen) viene portata dalla zia Dete, che ha trovato lavoro a Francoforte e non ha tempo - e forse nemmeno tanta voglia - di occuparsi della piccola, sulle montagne svizzere vicino a Maienfeld, dove vive, auto isolatosi dal resto del mondo, suo nonno (Bruno Ganz). Scontroso e insofferente alle sterili chiacchiere dei paesani, il nonno di Heidi vive in una piccola baita circondata dalle capre: inizialmente per nulla intenzionato ad accogliere la piccola, l'uomo viene a poco a poco conquistato dalla sua innocenza e generosità d'animo. In mezzo alla natura Heidi trova la sua dimensione, anche grazie all'amico Peter (Quirin Agrippi), pastorello con cui ogni giorno porta al pascolo le capre del nonno. Tre anni dopo però l'idillio si spezza: Dete si rifà viva e porta Heidi a Francoforte, nella casa dei ricchissimi Seseman, dove è costretta a fare da dama di compagnia a Klara, figlia del signor Seseman costretta su una sedia a rotelle, e soprattutto a sottostare alle regole rigide della goverante, la tremenda signorina Rottermeier (Katharina Schuttler). L'unica precedente trasposizione cinematografica del romanzo pubblicato nel 1880 dall'autrice svizzera Johanna Spyri, risale al 1937: si tratta della pellicola diretta da Allan Dwan con protagonista Shirley Temple nei panni di Heidi, uscita in Italia con il titolo Zoccoletti olandesi. La versione americana di Heidi - cui è seguito anche un improbabile sequel, La montagna del coraggio (1989), in cui Heidi va a studiare all'estero e Peter si arruola per partecipare alla Grande Guerra - è forse non fedelissima al romanzo, con Shirley Temple troppo boccolosa e infiocchettata per essere una pastorella credibile. Per un adattamento realistico del classico per l'infanzia della Spyri bisogna aspettare il 1974: prodotto dalla casa di animazione Zuiyo Eizo, divenuta poi Nippon Animation, l'anime Arupusu no shojo Haiji (Heidi, la ragazza delle Alpi), arrivato in Italia con il titolo di Heidi, può contare sui disegni e i layout del genio dell'animazione Hayao Miyazaki e sulla regia di Isao Takahata, i futuri fondatori dello Studio Ghibli. Diventato presto un vero e proprio fenomeno pop (impossibile non trovare qualcuno che non conosca la sigla cantata da Cristina D'Avena), l'anime giapponese è sicuramente l'adattamento più famoso e amato del romanzo svizzero, un classico dell'infanzia divenuto imprescindibile. Il film diretto da Alain Gsponer si trova dunque a dover fare i conti con il classico di animazione giapponese, da cui riprende non poche suggestioni: l'abbigliamento di tutti i personaggi, tranne quello della protagonista, è fedele all'anime, con il nonno in gilet e barbone bianco, il vestito azzurro di Klara e la pettinatura verticale della signorina Rottermeier; Heidi invece abbandona il suo vestito giallo, rosso e rosa per delle più sobrie sfumature marroni. Più di una volta sembra di ritrovarsi in una versione in live action del cartone, con un curioso "effetto madeleine" in diversi momenti (Heidi che scende dalla soffitta per bere il latte, i panini morbidi per la nonna di Peter nascosti nell'armadio, le scene nella casa di Francoforte con Heidi sonnambula), questo perché sia il film che l'anime sono molto fedeli al romanzo originale. Mancano elementi più fantasiosi come Heidi che parla alle capre - con conseguente mancata risposta di queste, come si cantava nella sigla italiana dell'anime -, e la visione quasi divina della natura, sempre presente in Miyazaki, i paesaggi delle Alpi svizzere sono comunque splendidi. Se il film di Gsponer non offre particolari guizzi creativi, e nella parte centrale ambientata a Francoforte perde ritmo, mostrandosi dichiaratamente come un prodotto pensato e destinato a un pubblico molto giovane, senza ammiccamenti smaliziati agli adulti, bisogna riconoscere che il cast è particolarmente efficace: Bruno Ganz è un nonno perfetto, quasi spaventoso all'inizio e poi totalmente conquistato dalla nipotina, così come i tre giovanissimi protagonisti, adorabili e credibili. L'esordiente Anuk Steffen è un'Heidi dallo sguardo intelligente e dal sorriso sincero, che incarna perfettamente i valori di spensieratezza e innocenza presenti nel romanzo originale.
Valentina Ariete (Movieplayer.it)
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