Commedia
di John Turturro con John Turturro, Woody Allen, Sharon Stone, Sofía Vergara, Vanessa Paradis 98 minuti - USA 2014
"Le donne devono essere guardate, altrimenti si spengono". Ci sono dei casi, piuttosto rari come questo, in cui una sola battuta ha la capacità non solo di sintetizzare il tema centrale di un film ma, soprattutto, di rendere tangibile il sentimento e la passione alla base di un pensiero. Un risultato che John Turturro è riuscito ad ottenere pienamente attraverso la costruzione di una narrazione che, pur utilizzando una voce maschile, definisce, comprende e tratteggia un universo femminile di rara intensità. Così, dopo aver dato vita alla rossa e carnale Tula, amante generosa di Gandolfini in Romance & Cigarettes interpretata da Kate Winslet, con Gigolò per caso l'attore/regista conferma ancora una volta il suo grande amore per il gentil sesso che, andando oltre la definizione di oggetto sessuale, riacquista il diritto alla tenerezza ed alla visibilità affettiva. Tutto questo, naturalmente, declinato attraverso il genere di una commedia dal retrogusto malinconico e ambientata in una New York vagamente old style in cui a farla da padrone è lo swing romantico e un po' ruffiano di Dean Martin. Ma come è possibile abbinare tenerezza, sentimento, ironia e musica con le attività di un Gigolò per caso? Innanzi tutto bisogna momentaneamente cancellare dall'immaginari o un giovane Richard Gere svestito e conturbante. Virgil Fioravante non veste Armani, non consuma donne come fossero dei kleenex e, soprattutto, non incede con la tipica strafottente sicurezza di chi è consapevole del proprio fascino. A dirla tutta non crede nemmeno di essere tagliato per questa particolare professione, ma la sua concreta "bellezza" di uomo qualunque e la sicurezza con cui è abituato ad utilizzare le mani nei suoi molti lavori compiono il miracolo. Perché pur non sapendolo, Virgil è un aggiustatore e, con la stessa attenzione che ripone nel ricreare grazia e proporzione con le sue composizioni floreali, riesce a toccare il corpo delle donne fino a raggiungere l'anima attraverso l'inaspettata intimità di un ballo o la sconvolgente estemporaneità di un bacio a Central Park.
Se la crisi economica obbliga ad un improvviso cambiamento di vita con la prospettiva di dedicarsi ad una attività fino a quel momento nemmeno considerata, urge trovare un perfetto socio in affari con pochi scrupoli. Per questo motivo Turturro sceglie di far accompagnare il suo Virgil dal più cinico Murray e, allo stesso tempo, di avvalersi della conoscenza praticamente illimitata di Woody Allen per i canoni della commedia. Una collaborazione, questa, che ha portato ad una armonizzazione perfetta tra la natura "verace" del cinema di Turturro e quella logorroica e sofisticata del regista newyorkese per antonomasia. Anzi, muovendosi sottilmente tra doppi sensi e piccolezze umane, i due riescono a definire il personaggio del "pappone" Murray attraverso gli archetipi del cinema di Allen che, con sportività, accetta di sorridere di se stesso ritrovando ritmo e vitalità. Lo schema, ossia quello della comicità arguta e parlata, non è certo nuovo ma è così naturalmente legato al personaggio Woody da non risultare mai stancamente prevedibile. Da Io e Annie, Manhattan e Provaci ancora, Sam sono trascorsi molti anni in cui il regista e attore ha mutato le forme con cui trasformare in qualche modo la psicanalisi in spettacolo. Oggi, nella rappresentazione di un piccolo ebreo con una bizzarra famiglia multietnica, il desiderio di godere la vita a modo suo e una misteriosa conoscenza del mondo femminile, Allen non si pone più troppe domande su sé stesso ma gioca con allegria con lo spettatore facendosi quasi vanto dei limiti della natura umana.
Nonostante dei tratti comportamentali comuni, le donne sono tutto tranne che uguali una all'altra. Anzi, probabilmente non esiste in natura nulla di più variabile e personale. E' come se la femminilità riuscisse a rappresentarsi attraverso diverse armonie. Di questo Turrturro sembra essere perfettamente cosciente, tanto da abbinare ad ogni protagonista del suo film una melodia in grado di rappresentarle in modo del tutto personale. Così, mentre il gigolò Virgil concede alle sue clienti il piacere dell'attenzione, il regista parla delle donne attraverso la musica, mettendo in evidenza necessità, assenze e bellezze diverse. Per questo, quando prende tra le braccia l'elegante solitudine di Sharon Stone, Turturro sceglie di far risuonare dei motivi raffinati per condurla grazie al ballo verso la riscoperta di sé stessa. Per giocare alla pari con la carnale Sofia Vergara, invece, si abbandona ad un tango dietro il quale si cela una seduzione costante. E per finire, a Vanessa Paradis, fragile e minuta nella sua rappresentazione di una donna ebrea della chiusa comunità chassidica, dedica la voce di Dean Martin oltre a regalarle la possibilità di raccontare autonomamente la sua rinascita con una sussurrata versione di Tu sì na cosa grande. Tutto questo per insegnare agli uomini a riconoscere e proteggere i molti volti delle donne.
Tiziana Morganti (Movieplayer.it)
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