Commedia di Tanya Wexler con Hugh Dancy, Rupert Everett, Maggie Gyllenhaal, Jonathan Pryce 95 minuti - Gran Bretagna 2011
Fine '800, agli albori dell'era dell'elettricità. Mentre il metodo scientifico non è stato ancora sviluppato, e la medicina continua a curare gran parte delle malattie con purghe e salassi, viene sviluppata la diagnosi di "isteria" per descrivere un eterogeneo insieme di sintomi femminili, tra cui la frigidità, la ninfomania, l'ansia e la melanconia. A Londra, il giovane e brillante medico Mortimer Granville va a lavorare presso lo studio di Robert Darlrymple, specialista in malattie femminili che cura l'isteria con un singolare trattamento, consistente nel "massaggio" delle parti intime. Il vecchio medico, che ha sempre la fila nel suo studio e sperimenta ottimi riscontri nel suo trattamento, trova in Granville il perfetto assistente, oltre che un promettente, futuro marito per sua figlia Emily. Tuttavia Darlrymple ha anche un'altra figlia, Charlotte, dal carattere ribelle e intransigente, piena di ideali sui diritti delle donne che la società dell'epoca rigetta come pericolosi. Quando Edmund, un vecchio amico di Robert ossessionato dalla nuova scienza dell'elettricità, inventa un piumino per spolverare elettrico, e il giovane medico ne intuisce una possibile, diversa funzione, le porte della fama per Mortimer sembrano spalancate; ma, parallelamente, il medico si rivela sempre più contagiato dalle idee di Charlotte...
Non può che destare curiosità (e qualche risatina) un film con un soggetto come quello di questo Hysteria. Tra le tante invenzioni che hanno caratterizzato l'era dell'elettricità, quella del vibratore a batterie è comprensibilmente tra le meno trattate, ma non per questo può essere liquidata come secondaria: arrivata in un periodo in cui vecchio e nuovo collidevano (forse per la prima volta nella storia) in modo così fragoroso, in cui un'invasione di congegni elettrici si preparava a cambiare per sempre la vita delle persone, aprendo la strada al "villaggio globale" teorizzato da Marshall McLuhan, mentre la rigida morale vittoriana si ostentava a reprimere ogni fermento di innovazione dei costumi, l'invenzione del dottor Granville apriva una minuscola breccia in una società solo apparentemente ingessata. La pruderie vittoriana trovava in sé il germe che avrebbe portato, anni dopo, l'universo femminile a una nuova consapevolezza di sé, a nuove esigenze e conseguentemente a nuove rivendicazioni. Un film come quello di Tanya Wexler poteva quindi prendere diverse strade, tra cui quella della satira di costume, della provocazione studiata, persino del dramma o del pamphlet politico. Di fatto, a dispetto del tema apparentemente provocatorio, Hysteria si rivela sostanzialmente una commedia romantica, che occhieggia più volte alla satira di costume ma mantiene nel tono una leggerezza in grado di strappare sorrisi sinceri e convinti.
Il tema portante del film è il contrasto tra un'epoca che si sta chiudendo, di cui teorie pseudo-scientifiche come quella dell'isteria sono il residuo, e un'altra che si va (faticosamente) affermando, in cui le invenzioni e l'avvicinamento tra gli individui (così come quello tra i sessi) non sono che la punta dell'iceberg di un cambiamento nei costumi, e in genere nella mentalità, che informerà di sé, in un processo lungo e non privo di contraddizioni, tutto il secolo successivo. Contrasto che si riverbera nei personaggi, che vedono agli estremi opposti il dottor Darlrymple interpretato da Jonathan Pryce e la Charlotte della bravissima Maggie Gyllenhaal, padre e figlia separati da quella che, in questo caso, pare più di una generazione di differenza; la ragazza sembra infatti guardare, con uno sguardo non privo di una tensione utopistica, diritto nel futuro, nel cuore stesso di quello che sarà il secolo successivo. In mezzo, il Mortimer di Hugh Dancy e la Emily a cui dà il volto Felicity Jones, imprigionati nei loro ruoli da una morale che sempre meno sentono loro, e da cui gradualmente riusciranno a smarcarsi. Personaggi delineati in modo basilare, che certo non brillano per sfumature, ma che si rivelano funzionali a una narrazione che ha i tempi della commedia brillante, uniti a toni che a volte sconfinano nella fiaba romantica (escludendo qualsiasi connotazione negativa per il termine).
Hysteria non si segnala, così, per particolari intuizioni registiche, né per uno sguardo che, nel XXI secolo, mostri la pretesa (difficilissima da attuare) di scandalizzare o scuotere le convenzioni sociali. Il film della Wexler si limita ad assolvere, con onestà, il suo compito di intrattenere e divertire, gettando anche un po' di luce su un periodo cruciale della storia moderna e sulla misconosciuta genesi di un suo prodotto. Gli approfondimenti, al di fuori delle inevitabili approssimazioni che il film opera, saranno poi compito dello spettatore che dal tema risultasse (eventualmente) incuriosito.
Marco Minniti (Movieplayer.it)
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