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MATRIMONI E ALTRI DISASTRI
Commedia
di Nina di Majo
con Marisa Berenson, Margherita Buy, Francesca Inaudi, Luciana Littizzetto, Fabio Volo
102 minuti - Italia 2010

Se si dice "brillante" non si sbaglia. Consapevole e deciso il tono: da commedia brillante, quella che gli anglosassoni chiamano "sofisticata". Non comica, non satirica, non romantica. E brillante è lo svolgimento. Solitamente i buoni risultati in questo ramo vanno attribuiti alla scrittura e alla recitazione. Sul primo versante è garanzia di qualità la firma di Francesco Bruni malgrado la sua specialità (da abituale collaboratore di Virzì) appartenga alla scuola propriamente italiana della commedia densamente nutrita di umori sociali. Sul secondo si fa ammirare Margherita Buy a briglia sciolta (chi se lo sarebbe aspettato?) in un personaggio che, per brio e sensualità, non sfigura al confronto con l'icona di Katharine Hepburn. La napoletana Nina di Majo sigla l'opera terza dopo Autunno e L'inverno che l'avevano segnalata giovanissima tra fine anni 90 e inizio del decennio successivo. Ha impiegato un bel po' per scegliere una diversa maniera di orientare gli stessi umori prodotti dal suo ambiente. Scie prime prove (la prima anche da attrice) l'avevano collocata su una scia alla Woody Allen, ma nella versione "bergmaniana", qui prende la strada del sorriso dal retrogusto acido, della vena dolceamara, del tocco lieve ed elegante per indagare i disastri della famiglia e dei sentimenti. Senza rinunciare all'autobiografismo che già alimentava i precedenti suoi titoli, s'identifica nella protagonista Nanà (Buy). Ultraquarantenne, senza uomini, libraia per passione e indifferente ai conti, di famiglia altoborghese con tanti scheletri nell'armadio, colta e intelligente, nevrotica ed esigente, sfigata ma spiritosa e, malgrado le goffaggini, molto attraente. Il cuore del film è nel confronto impossibile con il futuro cognato Fabio Volo. Di origini modeste, ignorantone, di gusti repellenti agli occhi raffinati di lei e dei suoi amici snob, ma dotato di un'energia contagiosa e trascinante. Galeotta è la richiesta della sorella di lei (Francesca lnaudi), che deve partire alla vigilia delle nozze, di collaborare con il fidanzato al preparativi. Lei riluttante se non sprezzante. Lui, sempre attaccato al telefonino, combattuto tra il prendersi gioco di quella che gli sembra una monaca e una fascinazione crescente, che strada facendo si fa sempre più intrigante. Sullo sfondo c'è un'Italia divisa tra due fronti che non si capiscono e si osteggiano. Uno orientato a sinistra secondo modalità radical-chic e ostile ai nuovi ricchi e alla nuova destra per ragioni, si direbbe, soprattutto estetiche. E un fronte "del fare" che non perde tempo con la cultura e con le regole, rozzo ma anche più autentico, composto anche da gente che viene dal basso ed è orgogliosa di essersi fatta da sé. Ma non c'è satira in prima linea. Le allusioni non sono banalmente invadenti. Le smagliature non mancano, ma lodevole è l'aver trovato un happy end non sbrigativamente "happy". Eccellenti apporti di altri interpreti, da Littizzetto ad Antonio Petrocelli.
Paolo D'Agostini (La Repubblica)
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