Commedia di Giovanni Veronesi con Margherita Buy, Piera Degli Esposti, Luciana Littizzetto, Silvio Orlando, Michele Placido, Elena Sofia Ricci 110 minuti - Italia 2010
Nina è un'adolescente che sogna la sua prima volta e una famiglia più autentica. Figlia di una caposala vivace e di un mite commerciante di articoli da pesca, Nina ha finalmente l'occasione di riflettere sulla sua famiglia e di descriverne vizi e virtù dentro un tema assegnatole in classe dal professore d'italiano. Alberto, in conflitto costante col figlio, è convinto che una generazione prossima per età e inclinazione al suo ragazzo, possa accorciare le distanze tra loro e migliorarne la relazione e la comunicazione. Il componimento di Nina non lesinerà dettagli, denunciando tradimenti, separazioni, inquietudini giovanili e tensioni amorose fino a un epilogo moderatamente felice e un voto ponderatamente esemplare.
Dopo Italians , ironici bozzetti dell'italiano all'estero tra equivoci e arte di arrangiarsi, Giovanni Veronesi redige l'ennesimo "manuale" facilmente consultabile (e fruibile) che fa il punto, questa volta, sulla relazione genitori-figli. Il cinema delaurentiisiano di Veronesi, accreditatosi come titolare dell'altro campione di incassi stagionali della premiata ditta, quello più educato contro il villano cinepanettone, ripropone ostinato la formula tradizionale della commedia all'italiana, aggiornandola all'Italia di oggi.
L'organizzazione in due episodi dipendenti (Placido-Buy) (Orlando-Littizzetto), ciascuno con il proprio istrione (Placido) (Orlando) e congiunti dalla voce narrante di un'osservatrice adolescente e onnisciente, recupera evidentemente l'ultima manifestazione di quella gloriosa tradizione, praticata a dismisura negli anni Sessanta e trasformata in un vero e proprio "genere". Surrogato a un'evidente ispirazione in crisi, la formula "a episodi", questa volta aperti e tendenti all'organicità, incoraggia la tendenza al raccontino morale, che rinuncia però alle macchiette (unica eccezione il cameo "in lingua pugliese" di Sergio Rubini) a favore dei caratteri o ai facili lazzi delle cadenze regionali a vantaggio di dialoghi leggeri e ben disposti a introdurre tematiche complesse come la relazione filiale, l'educazione sessuale, l'integrazione culturale o lo stress di una vita mai soddisfacente.
Beninteso, non c'è bisogno di esaltarsi troppo, siamo sempre dalle parti della più classica commedia, sospesa tra buone azioni e miserie terrene ostinatamente chiuse in un interno. Il film di Veronesi, pur recuperando alla superficie il mondo dei genitori, completamente assente nel proletario Gioco da ragazze di Matteo Rovere e nella versione benestante e intrisa di romanticismo da lucchetti di Moccia, affoga in un mare di luoghi comuni e dentro scene urlate di drammi (in)ascoltati o risolti in un bagno catartico.
Genitori & figli vorrebbe dire qualcosa degli italiani e dei suoi giovani, le figure più problematiche per il cinema nostrano, ma esibisce di fatto la vana e disperata ricerca di una propria identità, rifugiata (e risolta) una volta di troppo nell'intimità del privato.
Marzia Gandolfi (MyMovies.it)
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