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RACCONTI DA STOCCOLMA
Thriller - V.M. 14 anni
di Anders Nilsson
con Lia Boysen, Oldoz Javidi, Reuben Sallmander, Per Graffman
133 minuti - Svezia/Germania 2007

In «Racconti da Stoccolma», la Andersson, attrice cult del regista svedese, mostra l'altra faccia di un Paese diviso tra pubbliche virtù e perversioni domestiche. II film ha vinto il premio Amnesty al Festival di Berlino e in Italia apre un convegno sulla violenza. Storie di straordinaria follia svedese. Racconti da Stoccolma, nelle sae dal 30 aprile, solleva una volta di più il tema della violenza nella schizofrenica e ipocrita società scandinava: perfetta fuori, malata dentro. E le vittime, come le statistiche confermano, sono soprattutto le donne, che trovano il proprio carnefice al sicuro delle pareti domestiche. Questo bel film-denuncia del 45enne regista e scrittore Anders Nilsson - ispirato purtroppo a storie vere - è l'ennesimo, poderoso attentato all'oleografica rappresentazione del mito nordico. Al Festival di Berlino, dove aveva aperto la sezione Panorama, ha vinto il Premio di Amnesty International, che in Italia ne accompagnerà l'uscita (distribuzione Teodora) con la presentazione del nuovo rapporto sulla violenza domestica: il terrore dentro casa. Tre storie parallele, tre tipi di violenza col comune denominatore della gratuità e della ferocia. Quella di un marito geloso e invidioso del successo della propria moglie. Quella di una famiglia di origine mediorientale contro una figlia troppo «moderna». Quella di una banda di comuni delinquenti contro lo scomodo testimone di un'aggressione a sfondo omofobo. L'ansia cresce assieme allo stupore e al raccapriccio man mano che i racconti avanzano. In particolare nei due che hanno come protagoniste le donne. La reporter televisiva di grido si scopre vittima da sempre di un marito-collega brutale e morboso: decisasi a denunciarlo, incassa la solidarietà della suocera (Bibi Andersson, che torna al grande cinema dopo molti anni), ma non quella della sua redazione. Una ragazza immigrata di seconda generazione viene perseguitata dal clan familiare perché ha un fidanzatino: la vicenda tacca il suo apice in una scena sconvolgente come poche, pur in tempi in cui pensiamo di essere vaccinati a tutto. Per fortuna, non è così.
Emilio Marrese (Il Venerdì di Repubblica) ica)
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