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Mercoledì 03 Luglio 2024
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L'ANNO IN CUI I MIEI GENITORI ANDARONO IN VACANZA
Drammatico
di Cao Hamburger
con Paulo Autran, Germano Haiut, Michel Joelsas, Daniela Piepszyk
104 minuti - Brasile 2006

Viene dal Brasile questo film sensibile e gentile nei modi di Truffaut, in cui si parla di questioni grosse mescolate ai goal dei Mondiali di calcio ' 70, con una sceneggiatura bilanciata tra il sommerso del dolore politico e quello che galleggia nel quotidiano, mixando argutamente sport e politica. Un ragazzino di 10 anni vede partire nel 1970 i genitori costretti a una «vacanza» in Maggiolino, invisi alla dittatura militare, completa di assassinii, esilio e torture che colpì il Brasile dal ' 64 all' 85. Affidato al nonno, lo trova appena morto per infarto e se la deve cavare da solo, con l' aiuto di un vicino di casa nella periferia di San Paolo che fa parte del gruppo yiddish e adotta il ragazzo, seguendo i consigli del rabbino, anche se non è circonciso, ma riconoscendo la vittima designata. A questo punto la vita ricomincia con amici teenager, una ragazzina assai particolare che organizza per i maschietti un peep show sbirciando gli spogliatoi della sartoria materna, la barista di buon cuore, il compagno di sinistra. Gruppetto da realismo magico che cerca di far dimenticare al piccolo protagonista, che nella confusione cerca di essere felice e diventa un mini capofamiglia con l' ansia della solitudine e l' attesa della telefonata promessa per la finale dei Mondiali che il Brasile vincerà (contro l' Italia) grazie a Pelé, allentando la morsa golpista con l' oppio calcistico che va sempre di moda. Film romanzo di formazione adolescenziale, datato anni 70 e presentato con successo alla Berlinale 07, opera seconda di un autore di tv, Cao Hamburger, specialista di infanzie, che non fa sconti ideologici alla dittatura ma insegue il sogno dell' infanzia e ne analizza i piccoli grandi traumi in modo personale, attraccando il racconto al fantastico cordone ombelicale di un decenne appassionato di vita e pallone. Un racconto fatto di memorie e rimpianti, non sempre immune da qualche sentimentalismo, ma godibile nel rapporto tra nonno e nipote secondo i modelli anche del nostro neorealismo.
Maurizio Porro (Corriere della Sera)
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