var txtTitolo=new Array(); var txtAutore=new Array(); var txtStatus=new Array(); var txtImgQuadro=new Array(); var txtImgAutore=new Array(); var txtIntro=new Array(); var txtTesto=new Array(); var txtBiogr=new Array(); var txtAudioOpera=new Array(); var txtAudioBiogr=new Array(); var index=-1; // --- OPERA 01 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Annunciazione"; txtAutore[index] = "Luca Signorelli"; txtStatus[index] = "1491 – tempera su tavola 285 x 205 – Pinacoteca Comunale, Volterra"; txtImgQuadro[index] = "annunciazione.jpg"; txtImgAutore[index] = "_signorelli.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/annunciazione.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_signorelli.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "La tavola ha una forma centinata, divisa in due dallo scorcio della loggia di un edificio, sotto la quale si trova Maria. Essa è sorpresa dall'angelo, recante il tipico giglio bianco come omaggio alla sua purezza, mentre legge un libro, che ha appena fatto cadere a terra: si tratta di un tradizionale riferimento all'avverarsi delle Sacre Scritture tramite l'accettazione di Maria. A tale simbologia rimanda anche il tondo con un profeta a monocromo, forse Re Davide, sopra la porta.

" + "La loggia ha un'esuberante decorazione policroma, con la volta decorata da uno sfondo scuro sul quale si accendono candelabre e girali all'antica, simili a quelle che si vedono sui pilastri; sullo sfondo si apre una porta, tipico riferimento alla verginità di Maria, poiché di solito vi si intravedeva una camera da letto vuota, a testimonianza di una vita perfettamente casta. Colpisce lo sfolgorio dei colori dei marmi, nella pavimentazione a scacchiera, nelle basi delle colonne, nei pulvini e nell'architrave. L'impeccabile scorcio prospettico rimanda alla cultura urbinate di Piero della Francesca e Bartolomeo della Gatta, dei quali Luca fu collaboratore.

" + "La metà sinistra, dove l'angelo plana rendendo vaporoso il panneggio per effetto dell'atterraggio, è dominata invece da un paesaggio aperto, con in cielo il Padre Eterno in gloria di cherubini e serafini, indicato dall'Angelo, che invia la colomba dello Spirito Santo. Gabriele ha le ali morbidamente piumate, come nelle annunciazioni di Simone Martini o dell'Angelico, ed il vibrante panneggio, di consistenza setosa e animato da veli trasparenti, ricorda da vicino le opere di scuola fiorentina derivate dall'esempio del Tondo Bartolini di Filippo Lippi, citato in quegli anni da Botticelli e Ghirlandaio.

" + "Il modello per la tavola è l'Annunciazione di Piero della Francesca negli affreschi di Arezzo, ma l'opera di Signorelli se ne discosta per la vivacità teatrale degli atteggiamenti, soprattutto l'Angelo, che appare all'altezza dell'estroso patetismo di Filippino Lippi. Le sottigliezze di luci e ombre rimandano ai fiamminghi dell'epoca e a Domenico Ghirlandaio, mentre il fulgido cielo, acceso di bagliori purpurei e gremito di nubi colorate, fa pensare al naturalismo iperbolico di Liberale da Verona o Girolamo da Cremona.
"; txtBiogr[index] = "" + "Luca Signorelli, alias Luca d'Egidio di Ventura o Luca da Cortona, pittore naturalista rinascimentale, nasce a Cortona fra il 1445 e il 1450 (anche se il Vasari scrive 1441), in Italia, nella Repubblica di Firenze.

" + "La sua formazione artistica è influenzata dagli artisti fiorentini dell'epoca, specialmente da Piero della Francesca, di cui fu allievo.

" + "Il suo stile pittorico si stacca presto dalle figure statiche apprese dal suo maestro e si applica alla miglior raffigurazione del corpo umano in azione, un interesse che sembra avere acquistato dall'amico pittore e scultore Antonio del Pollaiolo (1486-1531).

" + "Gli affreschi nella Sagrestia della Basilica della Santa Casa, Loreto, eseguiti verso la fine del 1470, sono tra le prime importanti opere di Luca Signorelli e che gli hanno subito dato una grande fama.

" + "Secondo il Vasari Signorelli si comportava più come un nobile che come un pittore, vestiva e si comportava con gusto, copriva varie cariche negli uffici comunali a Cortona ed fu fra i personaggi importanti che formarono una commissione per giudicare i progetti per la facciata del Duomo di Firenze.

" + "Intorno al 1480 il pittore andò a Roma, dove ha affrescato nella Cappella Sistina l'episodio del Testamento e morte di Mosè dove illustra drammaticamente l'azione e rappresenta realisticamente il grande sforzo muscolare del soggetto.

" + "Gli affreschi raffiguranti il Giudizio Universale nella Cappella di S. Brizio del Duomo di Orvieto sono il suo capolavoro; chiamato ad Orvieto nel 1499 per completare le decorazioni della volta iniziata da Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, Signorelli dipinge le pareti con una vivida narrazione, che comprende la predicazione dell'Anticristo, la Fine del mondo, Il Giudizio Universale e la Resurrezione dei morti.

" + "Eliminando i dettagli ambientali per concentrare l'attenzione sul nudo delle numerose figure che dominano le composizioni, il pittore ha dipinto i dannati e gli eletti con i loro muscoli scolpiti, con chiara ispirazione a Michelangelo.

" + "Il groviglio dei dannati immaginato dal Signorelli, grande disegnatore, esibisce valori di una drammaticità già cinquecentesca.

" + "Nonostante i molti lavori eseguiti in seguito, Signorelli non è più riuscito a eguagliare la potenza espressiva del suo Giudizio Universale di Orvieto che resta con La Flagellazione (1475), conservata a Milano nella Pinacoteca di Brera e il «San Giorgio» custodito a Londra, le sue opere migliori.

" + "Il tempo della sua età più matura, viene dedicato alla creazione di pale d'altare, utilizzando la semplice simmetria bilaterale, comune alle Pale d'altare del Perugino; lo stile dei due pittori alla fine è così simile che alcune opere, precedentemente attribuite al Signorelli, furono in seguito riconosciute come opera del Perugino.

" + "Luca Signorelli muore dopo alcuni anni di malattia a Cortona il 16 ottobre 1523.
"; // --- OPERA 02 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Visita a Santa Elisabetta"; txtAutore[index] = "(Anonimo)"; txtStatus[index] = "Metà settecento - Olio su tela 93 x 130 - Santuario Madonna di Loreto, Osnago"; txtImgQuadro[index] = "visitaasantaelisabetta.jpg"; txtImgAutore[index] = ""; txtAudioOpera[index] = "mp3/visitaasantaelisabetta.mp3"; txtAudioBiogr[index] = ""; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "Al centro le due protagoniste, a destra Zaccaria in gesto di stupore, a sinistra Giuseppe che scarica il basto dell’asino, in alto due testine angeliche, sullo sfondo due ancelle con la coppia rituale di colombe: utilizzando il tema lucano della permanenza di Maria presso Elisabetta per tre mesi, dunque presumibilmente fino al parto (Luca 1, 56-57), la vera e propria visitazione(1, 39-55) è fusa con la circoncisione di Giovanni (1, 59-79) comprendente la fine del mutismo di Zaccaria (1, 64); vengono così evocati i due cantici del Magnificat e del Benedictus, utilizzati rispettivamente nella liturgia di Vespri e in quella delle Lodi.

" + "La citazione cortonesca delle due ancelle, la conoscenza di Andrea Lanzani palese nella figura di Elisabetta,che rimanda alla Vergine della Fuga in Egitto a San Giuseppe di Milano, ma anche il bamboccismo concedono d’indirizzarsi verso i “piccoli maestri” settecenteschi tipo Francesco Fusi o Giuseppe Mazzolino o Gerolamo Givone, dei quali il pittore operoso ad Osnago condivide la visione quasi miniaturizzata del dettato pittorico unita a citazioni eclettiche, che nello Zaccaria includono le “teste di vecchio” reniane quanto genovesi, e nella Vergine echi di classicismo felsineo: una datazione a metà Settecento parrebbe sostenibile.
"; txtBiogr[index] = "" + "

" + "
"; // --- OPERA 03 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Cristo e la Samaritana"; txtAutore[index] = "Annibale Carracci"; txtStatus[index] = "1593/1594 - Olio su tela 225 x 170 - Pinacoteca di Brera, Milano"; txtImgQuadro[index] = "cristoelasamaritana.jpg"; txtImgAutore[index] = "_carracci.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/cristoelasamaritana.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_carracci.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "E’ un dipinto, eseguito tra il 1593 e il 1594, ad olio su tela da Annibale Carracci proveniente da Palazzo Sampieri a Bologna ed ora conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.

" + "La Samaritana si trova al centro della scena ormai non guarda più Cristo e nella sua postura si individua l’urgenza della corsa, il bisogno della testimonianza. Cristo è immortalato nel gesto di indicare se stesso con la mano destra, mentre con la sinistra indica l’orizzonte lontano, forse Gerusalemme. Il mantello della sua divinità è ormai abbandonato, avvolge il pozzo dell’incontro e l’anfora della donna, ricorda che il loro dialogo che si svolge, ha per tema la sete fisica e spirituale: la rivelazione è avvenuta. La corda per attingere acqua giace a terra inerte, abbandonata.

" + "Ormai l’acqua viva sgorga nel seno della donna e la spinge alla missione. Cristo ha i piedi sulla roccia, è lui quell’acqua viva che sgorgò un tempo nel deserto e che soddisfece la sete del popolo durante il lungo esodo. Il corpo di Cristo è vibrante di luce, una luce che si riflette sulla samaritana. Gli abiti della donna, infatti, sono luminosi, i più luminosi di tutta la scena: ella è investita dalla luce di Cristo e rivestita della sua santità.

" + "Carracci allarga l’orizzonte della scena, sopraggiungono i discepoli. Al sorprendere Gesù in quel colloquio, nessuno – precisa Giovanni- gli chiese spiegazioni. Essi , pur essendo ormai da tempo suoi discepoli, sono incapaci di avere il suo stesso sguardo sulle cose. Il contrasto sulla loro lentezza a capire e la rapidità con cui, invece, comprende la samaritana è sorprendente. Carracci lo esprime mirabilmente ritraendo la donna vibrante di luce e in corsa, mentre i discepoli sopraggiungono con passo lento, quasi furtivo, di dietro al pozzo, alle spalle di Gesù.

" + "Giovanni è in primo piano, lo si riconosce oltre che per la giovinezza del volto , anche per i colori dell’abito con i quali viene sovente raffigurato: il verde e il rosso, reca nel mantello la provvista di cibi acquistati, tra cui spicca il pane. Dietro si scorge Pietro e, forse, Andrea seguiti da altri due discepoli. Giovanni guarda la scena con aria interrogativa. Gli altri discutono tra loro quasi a darsi risposte.

" + "Significativamente Carracci dipinge Pietro mentre indica un punto lontano dell’orizzonte, verso Gerusalemme. E’ lo stesso gesto di Gesù e anche il colore degli abiti di Pietro rimanda a quelli di Cristo. Pietro pur senza comprendere appieno, esattamente come gli altri, è già interprete di quella volontà del Padre che è per Cristo il vero cibo e che sarà nel corso dei secoli cibo per la Chiesa.

" + "Dietro al pozzo, semi nascosto dalle fronde di un albero, o di un grosso cespuglio, si scorge un uomo, reca una lancia in mano. Non pare un apostolo, forse è uno di quei samaritani che, incuriositi dalla testimonianza della donna, vanno da Gesù.

" + "La parabola si chiude. La donna dallo sguardo confuso e turbato, la donna che si nascondeva nella solitudine di un mezzogiorno assolato è uscita in piena luce. Ora ha lo sguardo fiero della testimone, uno sguardo che contagia.

" + "Carracci non narra l’esito del suo annuncio presso i correligionari lascia che ciascuno di noi si senta coinvolto nella vicenda. Vuole che immedesimiamo o nello sguardo interrogativo di Giovanni, o nel gesto inconsapevole di Pietro o, infine, nello spuntare timido del samaritano dietro al pozzo. Tocca noi ora scandagliare in fondo al pozzo del nostro cuore e rinnovare lo sguardo alla fonte viva della Parola di Cristo. Tocca a noi abbandonare le cisterne screpolate delle nostre certezze per acquisire la capacità di cogliere i segni dei tempi e conservare uno sguardo profetico sulla nostra storia.
"; txtBiogr[index] = "" + "Nacque a Bologna nel 1560, probabilmente in una famiglia di artisti, dove fece il suo primo apprendistato.

" + "Nel 1582, Annibale, suo fratello Agostino e suo cugino Ludovico Carracci fondarono uno studio di pittori chiamato inizialmente l'Accademia dei Desiderosi e poi degli Incamminati, con un occhio alla nuova tecnica di disegno lineare di Raffaello e di Andrea del Sarto, mentre i colori luminosi e la definizione degli oggetti, prendono come modello le opere del Tiziano.

" + "Le prime opere del Carracci sono dipinti di genere, come la Bottega del macellaio e il Mangiafagioli, il Ritratto di Musico della Galleria Nazionale di Napoli e due Autoritratti oggi alla Galleria degli Uffizi a Firenze e alla pinacoteca di Brera, tutti caratterizzati da un forte realismo.

" + "Tra il 1588 e il 1590 Annibale lavorò con Agostino e Ludovico agli affreschi di palazzo Magnani a Bologna e subito dopo fu mandato a Roma dal Duca di Parma da suo fratello, il cardinale Odoardo, per decorare il piano nobile di Palazzo Farnese.

" + "Mentre lavorava a Palazzo Farnese, il pittore dipinse opere come la Natività della Vergine, oggi al Louvre di Parigi, la Pietà del Museo Nazionale di Napoli, l'Assunzione della cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma.

" + "Tra il 1603 e il 1604 Annibale fece la decorazione delle lunette nella cappella di Palazzo Aldobrandini con Storie della Vergine tra le quali una Fuga in Egitto dove il paesaggio diventa il soggetto principale dell'intero dipinto, oggi a Roma alla Galleria Doria Pamphili.

" + "Annibale Carracci morì a Roma nel 1609 e il suo stile pittorico fu proseguito dal Domenichino il suo allievo prediletto, da Giovanni Lanfranco e Sisto Badalocchio.
"; // --- OPERA 04 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Cristo e la Cananea"; txtAutore[index] = "Jean-Germain Drouais"; txtStatus[index] = "1784 - olio su tela 114 × 146 - Museo del Louvre, Parigi"; txtImgQuadro[index] = "cristoelacananea.jpg"; txtImgAutore[index] = "_drouais.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/cristoelacananea.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_drouais.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "Il dipinto 'Cristo e la donna cananea' del 1784, opera del giovane pittore neoclassico francese Jean Germain Drouais, allievo di Louis David, il pittore per antonomasia della rivoluzione francese, I discepoli sembrano intercedere a nome della donna, notate come Gesù la respinge con il gesto del suo braccio e si rifiuta di guardarla, nonostante gli apostoli sembrano implorarlo per ascoltarla, specialmente l’apostolo rivolto direttamente a lui con le braccia allargate in segno di supplica. Mentre in secondo piano c’è un discepolo con le mani giunte in segno di attesa per una risposta. Il palmo della mano di Gesù però è girato, sembra infastidito, e cerca di allontanare la donna.

" + "Ma sappiamo che dopo l’insistenza della donna Gesù le dice: 'O donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come tu vuoi' (Mt 15,28)
"; txtBiogr[index] = "" + "Jean-Germain nacque a Parigi il 25 novenbre del 1763, in una famiglia di pittori (suo nonno era stato il ritrattista Hubert Drouais) e ricevette dal padre, François-Hubert Drouais, i primi rudimenti dell'arte. Passò poi a studiare con Nicholas-Guy Brenet, eccellente didatta, anche se pittore di scarso successo.

" + "Ma quando, nel 1780, Jacques-Louis David appena rientrato a Parigi da Roma, aprì un atelier, Drouais fu uno dei suoi primi allievi, e assimilò la maniera del Maestro con uno studio assiduo e costante. Divenne così l'allievo favorito di David e il suo assistente.

" + "Nel 1783 fu ammesso a competere per il Prix de Rome di pittura, e presentò il quadro La vedova di Nain. Ma dopo aver visto le opere concorrenti, rinunciò al concorso, giungendo a distruggere la sua tela. Si riscattò tuttavia l'anno seguente con Cristo e la Cananea, con cui ottenne il primo premio, e fu lodato per la sua vicinanza all'insegnamento di Poussin. Si dice che sia stato portato in trionfo dai suoi colleghi e la sua tela fu esposta al Louvre.

" + "Si recò così a Roma, all'Académie de France - che allora aveva sede in Palazzo Mancini al Corso - accompagnato da David, e vi rimase oltre il periodo di tempo riservato ai vincitori del premio. Nella Città Eterna fu impressionato dall'arte italiana, da Raffaello in particolare, e dai monumenti dell'antichità. Realizzò in quel periodo il Mario a Minturno, quadro di grande forza compositiva e cromatica che si rivelò per molti aspetti superiore anche alle stesse opere di David, suo maestro.

" + "Quest'opera impressionò grandemente Goethe, allora presente a Roma, ispirò l'omonima tragedia di Antoine-Vincent Arnault e confermò il suo eccezionale talento. Si applicò allora ad altri lavori, ma poco tempo dopo morì a Roma il 13 febbraio del 1788, per aver contratto una forma assai virulenta di vaiolo, all'età di 25 anni, quando aveva appena terminato il Filottete a Lemno.

" + "Jean-Germain Drouais venne sepolto nella basilica di Santa Maria in Via Lata, dove i suoi colleghi fecero erigere un monumento alla sua memoria.
"; // --- OPERA 05 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Maddalena penitente"; txtAutore[index] = "Caravaggio"; txtStatus[index] = "1594/1595 - Olio su tela 122,5 × 98,5 - Galleria Doria Pamphilj, Roma"; txtImgQuadro[index] = "maddalenapenitente.jpg"; txtImgAutore[index] = "_caravaggio.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/maddalenapenitente.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_caravaggio.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "La giovane Maddalena qui ritratta è stata riconosciuta nella prostituta Anna Bianchini, bellissima diciassettenne di bassa statura e con i capelli rossi che, legata in una relazione turbolenta con il pittore, spesso si prestava a lui come modella e che ritroviamo anche nè “La morte della Vergine” e “Il riposo nella fuga in Egitto”. In questo dettaglio il pentimento e la sofferenza del brano evangelico vengono rappresentati da una lacrima che scorre lungo la guancia e dalla posizione del capo con gli occhi rivolti a terra, quasi a ricordare l’iconografia tradizionale del Cristo crocifisso.

" + "Il dipinto raffigura una giovane ragazza, seduta su di una sedia bassa, con le mani sul proprio grembo. La figura della donna occupa tutta la parte centrale del dipinto e nulla distoglie la nostra attenzione dalla sua posa dimessa se non fosse per quella manciata di gioielli lasciati a terra in un simbolico gesto di rifiuto delle ricchezze materiali alle quali Maddalena era dedita prima della riconciliazione spirituale con Dio. A denotare la sua professione ben più dei gioielli di una ricca dama, il vasetto di vetro con l’unguento è l’esplicito riferimento alla prostituzione di cui era caratteristico attributo.

" + "Lo stile naturalistico e di resa incredibilmente realistica dei materiali, trova nei gioielli e nel vetro una delle massime espressioni tecniche delle nature morte caravaggesche. In questo dipinto la Maddalena veste quasi controvoglia un ricco tessuto proveniente dalla sua abitudine alla fastosità e alla ostentazione della ricchezza ma è nel contrasto con la pettinatura che vediamo il delicato passaggio che corrisponde a quello emotivo e religioso. Non vi sono trecce o acconciature che possano ricordare la sua professione come se in un impeto di autocondanna avesse sciolto ogni forma d’eleganza che permane nell’abito che ancora indossa.

" + "Le mani sono raccolte attorno al grembo in un gesto che parla di introspezione ma anche di abbandono. La resa davanti al perdono e alla giustizia divina la inducono a mettere arrendevolmente i palmi quasi rivolti verso l’alto, senza particolare compostezza. Ai polsi sono rimasti dei filamenti dei bracciali rotti e gettati a terra così come all’orecchio i lobi mostrano il rossore del foro appena liberato dagli orecchini abbandonati per sempre. Lo sguardo della donna non è rivolto all'osservatore, ma verso il basso, in una posizione che è stata paragonata ad alcune rappresentazioni tradizionali di Gesù Cristo crocifisso. Una lacrima scende lungo la guancia al lato del naso.

" + "L’assenza di arredamento e la pavimentazione semplice fanno pensare all’interno di una casa. Per Caravaggio la riconciliazione con Dio era un fatto privato e non aveva bisogno della mediazione della Chiesa, dei suoi luoghi di culto e dei suoi rappresentanti. I soggetti popolari nelle scene religiose erano per lui indispensabili per esprimere in maniera più drammatica gli eventi, sovente avevano i tratti degli avventori di locande e bordelli che egli stesso frequentava. Per questo motivo, nelle sue rappresentazioni il divino si rivelava agli umili e, spesso, nella solitudine della preghiera. Per ciò che riguarda la luce, come in tutte le opere del Merisi, anche in questa tela la luce gioca un ruolo fondamentale, essa taglia trasversalmente la tavola, da sinistra a destra, illuminando la protagonista e isolando le tenebre che rimangono sul fondo della scena, a simboleggiare l’essersi lasciata alle spalle le tenebre del suo passato peccaminoso.
"; txtBiogr[index] = "" + "Michelangelo Merisi è un artista che ha creato attorno a se una leggenda. Il Caravaggio nasce a Milano verso il 1571, la data non è sicura. Inizialmente si pensava che l’artista fosse nato a Caravaggio un paese vicino a Bergamo di cui era originaria la sua famiglia. Trascorre la sua infanzia a Milano, dove la sua formazione è influenzata dal colorismo veneto e dall’importante figura del Cardinale Borromeo, in seguito fatto santo perché era attento ad aiutare i poveri.

" + "Comunque all’inizio della sua attività si trasferisce a Roma e li inizia a lavorare nella grande bottega del cavalier D’Arpino che era una tra le più grandi dell’epoca e gli artisti erano smistati per genere: ritratti, nature morte, paesaggi… Il Caravaggio in questa scuola si specializza nella natura morta. Nell’ambiente romano viene notato e accolto dal Cardinale del Monte, diventa il suo mecenate. Lo introduce intanto nell’ambiente delle committenze.

" + "1599/600 ha una committenza pubblica nella cappella Contarelli, importante perché all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi. Per questa cappella Caravaggio dipinge tre tele (Caravaggio non usa mai la tecnica dell’affresco). Queste tele hanno come soggetto le storie dell’apostolo Matteo: il martirio, la vocazione, e san Matteo con l’angelo. Dopo questa commissione pubblica ne segue un’altra in Santa Maria del Popolo nella cappella Cerasi, anche qui avremo altre due tele con tema simile alle precedenti: la vocazione di san Pietro e la morte di san Pietro.

" + "Accanto a queste opere pubbliche continua a dipingere tele: morte della Vergine. Mentre si affermava come artista, conduceva una vita disordinata, un po’ immorale, dipingeva fino allo stremo per poi passare per taverne a bere. Oltre a questo stile di vita aveva un carattere rissoso, ribelle e al culmine di tutto questo nel 1606 uccide il suo rivale in una disputa e lui rimane ferito. Gli ultimi quattro anni della sua vita così li passa fuggendo da Roma e si spinge sempre più lontano perché si sente braccato. Va a Napoli, poi si rifugia a Malta ma visto il suo carattere crea ancora disordini e così va in Sicilia. In queste sue fughe era aiutato da diverse persone che lo stimavano come artista nonostante la sua vita dissoluta. Questi personaggi cercavano anche di fagli avere la grazia. Dalla Sicilia torna a Napoli e poi in Toscana. Quando sta per ricevere la grazia nel 1610 muore di malaria. La sua vita non ha avuto mezze misure.
"; // --- OPERA 06 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Cristo e l'adultera"; txtAutore[index] = "Ippolito Scarsella detto Lo Scarsellino"; txtStatus[index] = " Olio su rame 29 x 38 - Museo del Louvre, Parigi"; txtImgQuadro[index] = "cristoeladultera.jpg"; txtImgAutore[index] = ""; txtAudioOpera[index] = "mp3/cristoeladultera.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_scarsellino.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "Scarsellino ha amato riprendere questo soggetto tratto dall’Antico Testamento in numerose occasioni, come attesta questa, qui riprodotta, piccola pittura in olio su rame ora al museo del Louvre di Parigi, che presenta una concezione differente con un raggruppamento di figure posizionate davanti ad un fondale completamente architettonico. Il dipinto Cristo e l’adultera, qui riprodotto, è un piccolo olio su rame, di 29x38cm. Un’altra versione con lo stesso titolo, di questo dipinto, contrariamente al precedente, è in un formato più grande, 108x157cm. è un olio su tela ed è conservato attualmente in una collezione privata inglese.

" + "La composizione è nel complesso fedele alla nostra con un certo numero di variazioni nel paesaggio, nelle fisionomie e nei colori dei drappeggi. Le prime due tavole citate sono datate da Maria Angela Novelli a cavallo e nei primi anni del XVII secolo, in una stretta forchetta temporale all’interno della quale noi possiamo collocare le opere qui presentate. Uno potrebbe essere tentato di vedere come primo pensiero l’opera nella collezione privata inglese, ma dobbiamo dare credito del suo carattere indipendente: la sua libertà stilistica è alquanto distinta da quella di uno schizzo. Sia la composizione che il tratto pittorico presentano delle similitudini con altri lavori di questo periodo dell’artista, e presentano forti tratti di un revival Veneziano, come si nota per esempio ne Il Tributo della moneta che lo Scarsellino dipinse nei primi anni del ‘600 ed ora si trova alla Hampton Court, The Royal Collection).

" + "Con la sua pennellata granulosa, applicata alla prima secondo la caratteristica pittorica del Cinquecento Veneziano, la pittura brilla per i suoi fluidi accenti di pigmenti colorati, ricordando l’arte di Jacopo Bassano (ca.1510-1592). In questo dipinto un muro pieno ferma la scena. L’espressione di curiosità mista a stupore dei protagonisti della scena imprime un movimento contraddittorio e accentua il senso di stasi e suspense della donna adultera mentre attende il suo verdetto. Cristo è ritratto mentre col suo dito scrive in terra la famosa frase “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei!”, chiaramente indirizzata agli accusatori. “Udite queste parole, quelli si ritirarono uno dopo l’altro cominciando dai più anziani, rimase solo Gesù e la donna che era là in mezzo” (Giovanni 8: 7-9).

" + "Lo Scarsellino, a secondo delle esigenze e delle richieste dei suoi committenti, non esitava a dipingere il medesimo soggetto con variazioni sia di formato che di supporto. La sua arte era ispirata dalle grandi correnti del XVI secolo in evoluzione verso le nuove tendenze dell’arte Bolognese sviluppata dal Carracci, col quale si mescolava in Ferrara tra il 1592 ed il 1593, quando Cesare d’Este commissionava loro alcune tele per alcuni soffitti nel Palazzo dei Diamanti.
"; txtBiogr[index] = "" + "Lo 'Scarsellino', un vezzeggiativo per indicare il pittore Ippolito Scarsella, nasce a Ferrara intorno al 1550. Ippolito era figlio di Sigismondo Scarsella, anche lui pittore, del quale tuttavia non si ricordano opere importanti. Il padre ebbe tuttavia il grande merito di intuire le potenzialità del giovane Ippolito, di curarne le aspirazioni e di non ostacolare anzi di spronare il giovane alla futura professione.

" + "Già a 17 anni Scarsella lascia Ferrara. Non è certa una prima visita a Bologna. Si ricorda invece un tirocinio piuttosto lungo alla bottega del Veronese, operante a Venezia, dove il pittore incontra altri pittori della grande scuola veneta. Qui assimila lo stile manieristico e la rivoluzione del movimento e del colore imposta dal Tiziano. Tornato a Ferrara lo Scarsella inizia ad operare in proprio ed apre una sua bottega. Sono gli ultimi anni del Governo della Dinastia Estense.

" + "È un pittore ispirato e veloce. Ben presto il proprio nome si associa ad una quantità impressionante di lavori. Forse proprio per la grande quantità di opere lasciate la critica non ha mai apprezzato fino in fondo l'opera di questo talento. La sua è invece una pittura di alta qualità, impregnata dello stile tardo manierista all'epoca in voga. Buona parte dei dipinti viene commissionata da Istituti Religiosi e tuttora a Ferrara è facile trovare opere firmate Scarsellino nelle chiese maggiori.

" + "Anche nella nostra parrocchia di Osnago, ospitiamo, in deposito dalla Pinacoteca di Brera, la pala: La deposizione dalla croce, olio su tela di 160 x 260 cm.. Ma opere della sua bottega sono sparse in tutti gli angoli del mondo. Senza contare i dipinti andati persi, rubati o distrutti durante la seconda guerra mondiale. Alcuni come quelli presenti alla romana Villa Borghese sono considerati veri capolavori dell'arte manieristica. Tuttavia, quasi mai la quantità ha mortificato la qualità. Scarsella dipinse sempre anche quando sembrò subire l'alta scuola dei Carracci.

" + "Scarsellino morì il 28 ottobre 1620 nella bottega di un barbiere, ancora insaponato, soffocato dal catarro e dalla tosse. La critica non gli ha ancora ridato ciò che gli spetta.
"; // --- OPERA 07 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Decollazione di S. Giovanni Battista"; txtAutore[index] = "Bernardino Campi"; txtStatus[index] = "1591 - Olio su tavola 220 x 156 - Museo Diocesano 'Carlo Maria Martini', Milano - proveniente Santuario 'Beata Vergine del Carmelo, Montevecchia'"; txtImgQuadro[index] = "decollazionedisgiovannibattista.jpg"; txtImgAutore[index] = "_campi.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/decollazionedisgiovannibattista.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_campi.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "Il dipinto, proveniente dal Santuario della Beata Vergine del Carmelo a Montevecchia (Lc) e realizzato fra il 1554 e il 1556, può essere considerato emblematico dello stile di Bernardino durante gli anni Cinquanta.

" + "L'enfasi nell'eleganza degli abiti e degli ornamenti richiama elementi della pittura cremonese e dello stesso Bernardino che, a Milano, protetto dal governatore Ferdinando Francesco d'Avalos, lavora in San Fedele e in Sant'Antonio, intonando la sua pittura d’impronta accademica ai dettami controriformistici. Tuttavia le figure, a grandezza naturale, sono ancora troppo rigidamente in posa, mentre il paesaggio sullo sfondo appare incantato e quasi nordico nell'atmosfera e la tavolozza dai colori smaltati e freddi, rende la scena irreale, quasi che il martirio del Battista non fosse un evento che riguarda tutti.

" + "Le tre figure femminili protagoniste del dipinto ricalcano schemi classici e suggeriscono un richiamo alle tre Grazie.

" + "Il dipinto si qualifica per la sua smaltata preziosità, per i colori saturi e le pose algide che arrivano a evocare l’estremo manierismo di Mazzola Bedoli, assecondando una ricerca formale che sarà la cifra caratterizzante di Bernardino e la ragione del suo successo presso l’aristocrazia filo-spagnola, ambiente dal quale dovette probabilmente scaturire la commessa per la pala del santuario della Beata Vergine del Carmine di Montevecchia (Lecco).

" + "Dal punto di vista stilistico, la Decollazione costituisce un rilevante punto di riferimento nel percorso del Campi, in quanto documenta l’orientamento del pittore verso un linguaggio elegante e sofisticato, nel quale ai riferimenti a Camillo Boccaccino, presenti nelle opere più precoci e ancora dominanti negli affreschi della chiesa dei Santi Fermo e Rustico a Caravaggio, si vengono a sovrapporre quel calligrafismo più ricercato e quella stesura più smaltata che resteranno la cifra caratteristica della pittura di Bernardino. L’attenzione del pittore sembra concentrarsi soprattutto nella resa degli abiti trapuntati di gioielli della Salomè e delle donne che la affiancano, mentre un freddo accademismo detta le movenze dei personaggi.

" + "Questo dipinto, destinato a una sede assai lontana dal “centro” e certamente di non grande prestigio, sembra subire un’esecuzione piuttosto affrettata, come denuncia l’eccessiva asciuttezza dell’impasto cromatico e la secchezza degli scarti tra le figure, tuttavia affiora la consueta attenzione ai preziosismi sia decorativi che tipologici nell’eleganza sinuosa delle raffinate figure femminili sulla sinistra, contrapposta all’asciutta nervosità del carnefice, realizzati secondo modelli che il Campi riutilizzerà anche in seguito.
"; txtBiogr[index] = "" + "Bernardino Campi nasce a Reggio nell'Emilia, nel 1520, formatosi in area mantovana (suo maestro fu Ippolito Costa, figlio di Lorenzo Costa) e non imparentato con i cremonesi Giulio Campi e Antonio Campi, Bernardino Campi è uno dei più caratteristici esponenti del Manierismo nell'Italia settentrionale.

" + "Il suo esordio cremonese, gli affreschi della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, mostra come i fondamenti della sua arte siano da ricercare nel manierismo lucido, elegante e sofisticato del Parmigianino. Dopo aver affrescato la cappella del Sacramento nella chiesa dei Santi Fermo e Rustico di Caravaggio, nel 1550 Bernardino Campi si trasferì a Milano alla corte di Ferrante I Gonzaga, dove esporta le novità del manierismo in una scuola pittorica ancora attardata nell'imitazione dello stile di Leonardo e Gaudenzio Ferrari.

" + "A Milano si fece conoscere come ritrattista e come facile decoratore, attirando nella sua orbita giovani artisti locali (come Giovan Paolo Lomazzo e Giuseppe Meda) con cui, in un momento successivo, romperà i rapporti. In questi anni milanesi esegue anche diverse pale d'altare, come la Madonna e Santi in Sant'Antonio Abate e quella di San Fedele (entrambe 1565), la Presentazione per la Chiesa Nuova di Caronno Pertusella (eseguita in concomitanza di un ciclo di affreschi di Giovan Paolo Lomazzo, 1565-1566) senza mancare di ottemperare a commissioni cremonesi, come la bella pala con le Sante Cecilia e Caterina per la chiesa di San Sigismondo (1566) per la quale pure realizzò il disegno della monumentale cassa dell'organo.

" + "Nel 1566 partecipò al concorso per il Gonfalone di Milano, in concorrenza con l'ormai ex allievo Giuseppe Meda; la vittoria toccò, tra mille polemiche, proprio a quest'ultimo, così come per la commissione delle ante d'organo del Duomo di Milano.

" + "Nel 1570 eseguì l'affresco della cupola della stessa chiesa lavorando contemporaneamente ad un gruppo di tele per il Duomo di Cremona. Successivamente, dopo aver decorato l'oratorio certosino di San Colombano al Lambro (che dipendeva dalla certosa di Pavia), negli anni tra il 1582 e il 1584 Campi lavorò per Vespasiano Gonzaga affrescando alcune sale del Palazzo Ducale di Sabbioneta e dipinse anche due pale d'altare raffiguranti una deposizione e una Adorazione dei Magi presso il Santuario di Santa Maria della Croce a Crema, e successivamente a Guastalla, sempre per un altro ramo della famiglia Gonzaga. Tornò poi a Reggio Emilia per affrescare la chiesa di San Prospero, e a Reggio nell'Emilia muore nel 1591.

" + "Tra i suoi allievi si ricorda Andrea Mainardi.
"; // --- OPERA 08 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "L'obolo della vedova"; txtAutore[index] = "Francois Joseph Navez"; txtStatus[index] = "1840 - Olio su tela 235 x 167 - Collezione privata"; txtImgQuadro[index] = "lobolodellavedova.jpg"; txtImgAutore[index] = "_navez.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/lobolodellavedova.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_navez.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "In quest’ opera di grandi proporzioni: 235 cm. X 167 cm. Navez raffigura Gesù seduto con i suoi discepoli riuniti nel tempio.

" + "Fra loro, si nota uno scriba con turbante sul quale, molto probabilmente, vi è scritto un versetto della bibbia.

" + "Gesù e i discepoli, dalla loro postazione, possono facilmente vedere di fronte a loro, il contenitore delle offerte, dove il popolo depone il proprio obolo. Gesù indica con un dito una donna, una vedova con due bambini uno aggrappato al suo vestito e l’altro in braccio mentre umilmente mette la sua offerta nel contenitore senza preoccuparsi di ciò che la circonda.

" + "“Tintinnio tintinnante” I leptoni della vedova suonano mentre cadono nel contenitore. (Lepton è la valuta più piccola in Israele).Sul lato sinistro della vedova, una donna ben vestita che ha già donato, sta elargendo una moneta alla donna che mendica seduta appoggiata al tavolo delle offerte.

" + "L’uomo dietro di loro, dopo aver visto, quanto ha offerto la vedova, tiene in mano indeciso la moneta che vuole versare.

" + "Gesù, dopo aver visto la vedova versare l’obolo, spiega ai discepoli il valore di quell’offerta dicendo che la povera ha gettato nel contenitore più di tutti.

" + "Molti, infatti, hanno gettato parte del loro superfluo mentre lei, nella sua miseria ha gettato tutto quello che ha per poter vivere e sfamare i suoi figli dando generosamente a Dio e credendo fermamente nella sua grazia. Non è importante, infatti, la quantità di denaro ma conta quanto amore e sacrificio racchiude l’offerta di quei due spiccioli.

" + "Navez usa molto realismo in questo dipinto, la mendicante seduta sotto il contenitore delle offerte, è in una situazione molto sofferente, ha un bambino seduto tra le gambe, di cui una fasciata, e appoggiato, un bastone per aiutarsi quando cammina.

" + "In alto, sulla sinistra, sugli scalini del tempio, tre donne stanno commentando la scena, indicando con una mano la vedova con i suoi figli.
"; txtBiogr[index] = "" + "Nato il 16 novembre del 1787 a Charleroi, François-Joseph Navez è stato un grande pittore e ritrattista belga, esponente particolarmente importante della corrente relativa al Neoclassicismo, fin da giovane mostrò una forte propensione nei confronti delle belle arti, fu allievo dapprima di Pierre-Joseph Célestin François a Bruxelles, poi a Parigi, a partire dal 1813, fu tra i migliori allievi del celeberrimo artista francese Jacques-Louis David.

" + "A partire dal 1817 iniziò a viaggiare, al fine di impratichirsi ulteriormente nell’arte della pittura e del disegno, trascorse quindi quattro anni in Italia, fra il 1817 e il 1821. Qui, a Roma, fece la conoscenza di Jean-Auguste-Dominique Ingres, artista e pittore francese da molti considerato come il più grande esponente dell’arte neoclassica, col quale strinse anche un forte rapporto di amicizia.

" + "La sua crescente fama di pittore e ritrattista, autore di numerosi quadri e dipinti antichi dal gusto decisamente neoclassico e con soggetti spesso storici, religiosi e mitologici, gli valse la considerazione dell’ambiente artistico dell’epoca, tanto che, nel 1835, divenne direttore dell’Académie Royale des Beaux-Art, l’Accademia delle Belle Arti di Bruxelles, ruolo che ricoprì fino al 1862. Qui ebbe come discepoli alcuni pittori di notevole talento, come Alfred Stevens, Fanny Corr, Jean Carolus, e dell’orientalista Jean-François Portaels, che fu anche suo genero. Navez fu anche membro fondatore della Commissione reale per i Monumenti, creata nel 1835. Nelle città di Schaerbeek e di Charleroi gli è stata intitolata una strada.

" + "Tra le sue opere più note, oltre ad un famoso autoritratto, si possono ricordare, tra gli altri, i dipinti antichi dal titolo La Ninfa Salmace e Ermafrodito, La Veronica, La Famiglia de Hemptinne, Ritratto di David.

" + "Si spense il 12 ottobre del 1869, a Bruxelles.
"; // --- OPERA 09 // --- -------- index = index + 1; txtTitolo[index] = "Gesù in casa di Marta e Maria"; txtAutore[index] = "Johannes (Jan) Vermeer"; txtStatus[index] = "1654 - Olio su tela 160 x 140 - National Gallery of Scotland, Edimburgo"; txtImgQuadro[index] = "gesuincasadimartaemaria.jpg"; txtImgAutore[index] = "_vermeer.jpg"; txtAudioOpera[index] = "mp3/gesuincasadimartaemaria.mp3"; txtAudioBiogr[index] = "mp3/_vermeer.mp3"; txtIntro[index] = "" + ""; txtTesto[index] = "" + "Il Cristo nella casa di Marta e Maria di Johannes Vermeer è il più grande dipinto del pittore olandese (160x140 cm.), l'unico a soggetto biblico, nonché una delle sue prime opere che conosciamo.

" + "Il soggetto dell'opera è l'episodio evangelico che narra la visita di Gesù nell'abitazione di Marta di Betania e della sorella Maria. Nel Vangelo secondo Luca 10,38-42 si narra di come le due sorelle accolgano Gesù in casa, ma mentre Marta si occupa delle faccende domestiche, Maria si siede ad ascoltare la parola di Gesù. Marta se ne lamenta con Gesù, ma questi le risponde: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

" + "Nel dipinto di Vermeer, che risale al 1654 circa e che si trova alla National Gallery of Scotland di Edimburgo (dove si trova dopo essere passata attraverso diverse collezioni private), Gesù appare seduto sulla destra, mentre si volge per parlare a Marta che si sporge dal tavolo, abbracciando un cesto col pane. Maria ascolta seduta, in basso a sinistra, con la testa appoggiata alla mano e il gomito puntellato sull'anca. La prima donna rappresenta la vita attiva, mentre la seconda quella contemplativa, ovvero virtù terrena e spirituale.

" + "Il pane sarebbe simbolo dell'eucaristia e sottintenderebbe il messaggio che per ottenere la salvezza non basta la fede (rappresentata da Maria), ma servono anche le opere buone e gli atti di misericordia (Marta). La composizione mostra subito rapidi progressi e un grande abilità compositiva. Lo scorcio della testa della figura seduta sulla sinistra e la mano stretta dimostra un autocontrollo e una fiducia tecnica non visibile nei precedenti quadri. Un eccezionale equilibrio dei toni, i colori più lussureggianti, l’atmosfera che risuona con luci e ombre e la pennellata rassicurante. In embrione il particolare interesse di Vermeer per la rappresentazione degli interni. L’opera risente dell'influenza della pittura di Ter Brugghen, a quel tempo ancora legato al¬la maniera caravaggesca, nella scelta dell'ambientazione e nel taglio compositivo, e di quella di J. van Loo per quanto riguarda la maniera di risolvere il morbido panneggio delle vesti dei protagonisti.

" + "Un tappeto spunta come copritavola, coperto al centro da una tovaglia bianca. Sono stati rintracciati spunti e prestiti da vari altri pittori, che fanno pensare a una sorta di pastiche. I pittori più vicini a questo tipo di rappresentazione sono comunque i caravaggisti di Utrecht, quali Hendrick ter Brugghen e Abraham Bloemaert.

" + "Nel dipinto si trova un'iscrizione, svelata dopo un restauro eseguito nel 1901, collocata nello sgabello, sul quale è seduta Maria di Betania e dove si legge la firma dell'opera: “ IV MEER “.
"; txtBiogr[index] = "" + "Jan (Johannes) Vermeer è stato battezzato il 31 ottobre 1632 nella chiesa protestante di Delft, in Olanda, sua città natale. Non si conosce la data esatta di nascita come sono scarse le informazioni della sua vita. Il padre è un tessitore della seta e mercante d'arte, situazione che influenza sicuramente il giovane Jan.

" + "La formazione artistica inizia indicativamente dalla metà del 1640. I genitori acquistano una locanda che alla morte del padre è ereditata da Johannes assieme agli affari commerciali. Nel 1653 si converte al cattolicesimo poco prima di sposarsi con Catherina Bolnes, cattolica con origini nobili e agiate, dalla quale ha undici figli.

" + "L'apprendistato di Vermeer è incerto ma inizia come allievo per sei anni presso Carel Fabritius, che lo influenza anticipando la sua futura tecnica. Nel 1653 è membro dell'associazione di pittori chiamata Gilda di San Luca, dalla quale pervengono documenti attestanti le sue difficoltà nel pagare le quote di ammissione. Tale perdurante precaria situazione finanziaria migliora con l'acquisto di opere di Pieter Van Ruijven che diventa suo grande estimatore e mecenate.

" + "Jan Vermeer, provenendo dal campo dei materiali e tessuti, fa proprio l'uso e il trattamento della luce con l'utilizzo del colore puntinato che gli permette colori trasparenti dando così rilievo agli oggetti. I drappeggi quasi toccabili, l'uso del blu e del giallo sono elementi riscontrabili in 'La lattaia', 'La ragazza con l'orecchino di perla' e 'La merlettaia'.

" + "I migliori pigmenti e la preparazione dei colori a olio sono elementi di vitalità e qualità dei colori dipinti. I soggetti con vedute esterne sono pochi in quanto il Maestro di dedica a soggetti chiusi con figure singole, o in coppia, o a tre che eseguono attività quali le faccende domestiche, l'interno di uno studio e cose simili. Corpi e visi ritratti che fanno percepire la padronanza nell'equilibrio del cromatismo e della luce.

" + "I lunghi tempi di realizzazione dei dipinti sono la diretta conseguenza della tecnica pittorica di Vermeer. Come da tradizione della pittura fiamminga, anche Vermeer utilizza uno strumento ottico quale la camera ottica che permette di vedere un'immagine capovolta. Questo strumento permetteva l'ottima definizione dei profili, la posizione degli oggetti e l'effetto del fuori fuoco con oggetti a fuoco e altri no. Inoltre quest'utilizzo permette al Maestro di non utilizzare disegni preparatori.

" + "Dal 1672 inizia per la famiglia Vermeer una crisi finanziaria dalla quale non si risolleva più. La morte del mecenate Van Ruijven e l'invasione francese della repubblica olandese determinano un consistente crollo delle vendite.

" + "Travolto dai debiti Jan Vermeer muore il 15 dicembre 1675 all'età di 43 anni; l'anno dopo la moglie dichiarando bancarotta afferma in un documento: 'a causa delle grandi spese dovute ai figli e per le quali non disponeva più di mezzi personali, si è afflitto e indebolito talmente che ha perso la salute ed è morto nel giro di un giorno e mezzo'.

" + "Nel 2003 il film 'La ragazza con l'orecchino di perla' (con Scarlett Johansson), per la regia di Peter Webber, romanza la genesi del dipinto attraverso la storia della domestica Griet divenuta sua musa ispiratrice, fornendo uno spaccato della storia di Jan Vermeer.
";