Don Giovanni Rigamonti Don Giovanni è arrivato tra noi nel 1996 succedendo a don Piero Cecchi. Proveniva da una lunga e proficua esperienza di rettorato presso il prestigioso Collegio Volta di Lecco. Al momento del suo insediamento, la parrocchia poteva ancora contare sulla presenza di don Almeida, sacerdote mozambicano che da qualche tempo si trovava in paese. Qui da noi usufruiva di agevoli collegamenti con Milano e così poteva provvedere ai suoi studi. Nel contempo offriva ampia disponibilità per lo svolgimento delle varie attività liturgiche e pastorali. La sua collaborazione fu però limitata nel tempo; e don Giovanni rimase poi unico sacerdote in una parrocchia che andava via via incrementando la consistenza dei fedeli. Per fortuna, più avanti nel tempo gli fu assegnato l’appoggio di don Benvenuto, suo compagno di studi e recentemente rimpatriato dopo anni di esperienza in una missione africana. Non mancò, ancora nel corso degli anni, la possibilità d’avere in assegnazione qualche altro sacerdote o diacono. In questi ultimi anni la parrocchia si avvale della presenza domenicale di don Alfonso Valsecchi. C’è poi da tenere in particolare considerazione la disponibiltà di un sacerdote con compiti di interparrocchialità. Ci fu un tempo don Gigi Musazzi, poi venne don Marco Tenderini e oggi c’è don Gaudenzio Santambrogio. Va comunque sottolineato il fatto che don Giovanni è il primo parroco a non avere in sede un vero e proprio coauditore. Ed è solo grazie al suo dinamismo che la parrocchia può far fronte alle svariate attività che nell’ambito contemporaneo diventa inevitabile esercitare. Fin dall’inizio, il novello parroco pose grande fiducia nella disponibilità di un nutrito volontariato a vari livelli. Allorchè venne a mancare la disponibilità sta- bile di un sacrestano, incoraggiò alcuni volontari ad avvicendarsi in questa insostituibile funzione comunitaria. Simile impostazione auspicò nel settore dei catechisti, in quello degli animatori presso il Centro Parrocchiale e nell’ambito di coloro che provvedessero alla manutenzione della chiesa e degli altri ambienti educativi. Tale è in questi ambiti la situazione attuale a vantaggio di tutta la comunità. In altri settori, l’impegno di questo parroco è di notevole rilevanza. Trovò la chiesa abbastanza accogliente ma pure necessitante di un radicale intervento in ordine alla sua stabilità strutturale e decorativa. Potendo quindi contare sulla cospicua disponibilità dei lasciti dell’eredità della signorina Laurina Nava, don Giovanni pensò immediatamente a destinare ogni cosa proprio a rendere la chiesa pienamente funzionale anche nella sicurezza per il futuro. Gli studi ed i sopralluoghi in proposito hanno sortito gli impareggiabili effetti che ai giorni nostri sono sotto gli occhi di tutti. Ed è pur vero che anche per il completamento dei vari interventi operativi il parroco ha vivamente apprezzato l’immutata generosità di tutta la popolazione. E’ noto, ad esempio, che il totale rimpiazzo del pavimento della chiesa ha richiesto notevole impiego di tempo e di materiale, essendo stato rinvenuto sotto il precedente un congruo numero di tombe in cui erano stati sepolti, secoli fa, diversi nostri antenati. Comunque, terminate queste impegnative e sorprendenti opere, verificati con soddisfazione i risultati ottenuti, don Giovanni si è posto il problema di verificare se la chiesa, in passato, fosse stata consacrata. A voce di popolo era noto che ciò non era avvenuto. Però, oltre tutto v’è testimonianza di ciò in una relazione che don Figini presentò al Cardinal Schuster probabilmente nella sua prima visita pastorale avvenuta nel 1934. In questa relazione don Figini dichiarava espressamente che la chiesa non era mai stata consacrata. Ne era evidente testimone la mancanza delle prescritte dodici croci sulle pareti che avrebbero dovuto essere evidenti qualora si fosse proceduto alla consacrazio- ne. Don Giovanni non esitò quindi a programmare la solenne consacrazione della nostra chiesa. La cerimonia avvenne il 9 gennaio 2005 ad opera del Cardinal Dionigi Tettamanzi, mio compagno di studi negli anni 1945 e ‘46 nel seminario di S. Pietro Martire a Seveso. Davvero impressionante ed avvincente partecipare a questa suggestiva cerimonia! Da imprimere nella mente, non meno che lo sia stato l’assistere alla riscoperta delle sepolture sotto il pavimento della chiesa o il vedere a terra gli imponenti cerchioni per azionare le nostre grosse campane! Don Giovanni, quand’anche dovesse lasciarci (secondo il costume ecclesiastico di questi tempi) si porterà nel cuore quest’esperienza significativa vissuta fra noi. Così come potrà sentirsi gratificato d’aver sperimentato con noi alcune particolari forme di partecipazione attiva alla vita di parrocchia: i vesperi e le lodi quotidiane, la messa all’aperto nei rioni durante il mese di maggio, i corsi di preparazione al matrimonio, l’aspetto caritativo di talune manifestazioni sociali... Son tutte cose che riempiono il cuore di cristiana contentezza e aprono le menti alla speranza in un mondo che sappia operare nel bene. - scritto nell'anno 2006 - Autore del testo Alfredo Ripamonti |