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ARIAFERMA
Drammatico
di Leonardo Di Costanzo
con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco
117 minuti - Italia 2021

Leonardo Di Costanzo mancava a Venezia da nove anni, da quel L'intervallo che ci aveva colpiti in modo particolare, e la recensione di Ariaferma non può che iniziare dalla soddisfazione di aver accolto nuovamente il regista napoletano alla Mostra del Cinema, seppur Fuori Concorso, per il suo terzo lungometraggio di finzione, distribuito da Vision e prodotto da tempesta / Carlo Cresto-Dina con Rai Cinema. Un film che arriva in sala in un momento di ripartenza importante e prova a ritagliarsi uno spazio tra uscite di spicco con due interpreti di spessore come Toni Servillo e Silvio Orlando, ma anche un tema che merita approfondimento, per il quale rubiamo le parole dello stesso Di Costanzo: "Ariaferma non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull'assurdità del carcere." Ariaferma ci accoglie in un carcere ottocentesco che si trova in una zona impervia ma imprecisata del territorio del nostro paese, il carcere di Mortana che nella realtà non esiste ma nella storia che ci viene raccontata è in dismissione. Un processo di smantellamento che viene interrotto per motivi burocratici e i trasferimenti dei detenuti verso altre destinazioni si bloccano, così una dozzina di ospiti della struttura restano in attesa insieme a una manciata di agenti che devono sorvegliarli e seguirli. Una situazione surreale e sospesa, in cui le regole sfumano e i confini tra guardie e prigionieri si fanno più sottili, dando vita a compromessi, scambi e nuove forme di relazioni interpersonali. Leonardo di Costanzo ci immerge in un mondo in animazione sospesa, un limbo decadente in cui ognuno deve rivedere e riconsiderare le proprie posizioni, tra proteste e rifiuti, compromessi e concessioni, mentre due mondi diversi sono costretti e venire a patti e trovare dei punti di contatto e sovrapposizione. Il regista di Ariaferma cura le immagini, sceglie inquadrature e punti di vista, ma non lascia mai che siano queste a prendere il sopravvento sullo spaccato di umanità che emerge da questa atmosfera sospesa, ben sottolineata anche dalle scelte musicali e i ritmi messi in campo dal compositore Pasquale Scialò. Guardie, detenuti. Due mondi distanti ma costretti a condividere lo stesso spazio. Due ambiti differenti che, nella nuova situazione che si è venuta a creare, si sovrappongono e ruotano attorno a due figure carismatiche di riferimento: da una parte l'ispettore Gaetano Gargiulo del solito intenso Toni Servillo, dall'altra il carcerato Carmine Lagioia incarnato con misura dalla prova di Silvio Orlando. Due individui che hanno poco in comune, che partono da posizioni opposte per riscoprire la loro umanità in quel punto di contatto rappresentato dal nuovo arrivato Fantaccini. Due pilastri di un racconto che non si limita solo a loro e apre sempre più alla coralità, come dimostra la magnifica sequenza della cena durante il blackout; li sceglie piuttosto come rappresentanti del senso di spaesamento e del cambiamento a cui porta, come ancore a cui lo spettatore può legarsi per entrare in punta di piedi nel contesto ambientale che l'autore vuole raccontarci, una situazione fuori dal tempo e forse utopistica in cui anche contrasti, diffidenze e sospetti possono essere sospesi.
Antonio Cuomo (Movieplayer.it)
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