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Mercoledì 03 Luglio 2024
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ENNIO
Documentario/Biografico
di Giuseppe Tornatore
con Ennio Morricone, Marco Bellocchio, Carlo Verdone, Mychael Danna
150 minuti - Italia, Belgio 2021

Undici giorni di girato, cinque anni di lavoro accanto all'uomo che è stato "la colonna sonora della nostra vita" e centocinquanta minuti di film che ripercorrono mezza storia del cinema attraverso spezzoni di repertorio, pentagrammi, testimonianze dirette di artisti e registi, e la voce del protagonista a raccontarsi in primo piano, in una lunghissima intervista. Un'opera monumentale quella con cui Giuseppe Tornatore ci offre un ritratto a tutto tondo di Ennio Morricone, compositore e musicista prolifico, diventato popolare grazie alle oltre cinquecento colonne sonore che rese memorabili grazie al suo tocco magico e votato alla sperimentazione, quella musica per il cinema che lo avrebbe reso inviso agli ambienti accademici più puristi, in primis a Goffredo Petrassi, suo maestro di composizione. Venticinque sono gli anni che legano Giuseppe Tornatore a Ennio Morricone, quasi tre decenni di collaborazione da Nuovo Cinema Paradiso a La corrispondenza; adesso con Ennio il regista "realizza un sogno" restituendo al pubblico il "suo" Ennio e strutturando l'operazione come una grande partitura musicale. Un lavoro raffinato che, sorretto dallo sforzo titanico di Massimo Quaglia e Annalisa Schillaci al montaggio, alterna momenti aneddotici, materiale di archivio, frammenti di film e note alle parole di chi lo ha conosciuto e a quelle dello stesso Morricone che si mette letteralmente a nudo. Un viaggio epifanico tra i ricordi di un uomo che al pubblico è sempre apparso schivo e di poche parole, ma che qui si commuove in più di un'occasione: quando ricorda il padre trombettista che con quel lavoro manteneva l'intera famiglia, "usare la tromba per mangiare era un'umiliazione" dice; quando rievoca il giorno in cui lui e Petrassi si salutarono fuori dal conservatorio dopo il suo esame di diploma; o per quello strisciante senso di colpa che per anni lo avrebbe perseguitato, frutto del pregiudizio con cui gli ambienti accademici guardarono al suo essersi prestato al cinema. Un peccato originale che lo segnò per moltissimo tempo, "scrivere per il cinema equivaleva a prostituirsi", racconta e da cui cercò sempre una rivincita. Che alla fine ebbe, eccome. Per fare da contrappunto alla sua narrazione Tornatore sceglie le testimonianze di collaboratori, amici e cineasti come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Liliana Cavani, Wetmuller, Tarantino, Morandi, Springsteen, solo per citarne alcuni. Molti di loro non ci sono più e sale l'amaro sapore della perdita insieme a un immanente senso del tempo che va, un'operazione sulla memoria che solo il suo amico "Peppuccio" poteva fare. E poi scorrono gli aneddoti su alcune sue intuizioni musicali: l'urlo del coyote che gli suggerì il tema de Il buono il brutto, il cattivo, il fischio di Per un pugno di dollari voluto ossessivamente da Leone, il rumore degli scioperanti in corteo per le vie di Roma che gli ispirò le musiche di Sostiene Pereira. È un omaggio tutto in levare che ripercorre la vita e la carriera di Morricone nella sua interezza: da quando lasciò gli studi di Medicina per intraprendere gli studi al Conservatorio di Santa Cecilia su consiglio del padre, ("non ho pensato mai che la musica fosse il mio destino, decise mio padre, non io", ricorda), ai primi lavori in Rca come arrangiatore, fino al connubio artistico con Leone che lo avrebbe legato a lungo alle musiche degli spaghetti western, che lui ha sempre considerato elementari, per arrivare ai riconoscimenti seppur tardivi dell'Academy con due Oscar. Dentro ci sono i ricordi di chi lo ha conosciuto: per Lina Wertmuller "era un uomo particolare, era matto", per Morandi "colorava le canzoni", Faenza lo definisce "l'inventore della musica al cinema". Era "un'eccezione alla regola" e la sua è una musica che trascende, inghiotte e seduce, qui Tornatore l'ha ulteriormente sublimata e consegnata definitivamente all'eternità. E del ritratto dell'artista e dell'uomo rimarranno i silenzi, le pause, la voce spezzata dagli sparuti ma spiazzanti attimi di commozione, la tenerezza del guardarsi indietro, la memoria cinematografica, l'ironia che non ti aspetti, il ticchettio di un metronomo, lo stretching in un salotto che è un mausoleo, il rimpianto per la collaborazione saltata con Stanley Kubrick e poi le ultime parole: "La musica va pensata prima che scritta. È un problema. È un pensiero che deve andare avanti, ma alla ricerca di cosa? Non lo sappiamo". Ci piace immaginare che sia riuscito a scoprirlo.
Elisabetta Bartucca (Movieplayer.it)
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