Animazione di Conrad Vernon, Greg Tiernan 9105 minuti - USA 2019
Affrontando la recensione de La Famiglia Addams parte subito una riflessione di stampo filologico, dato che il nuovo film d'animazione del 2019 di Conrad Vernon e Gene Tiernan (il duo di Sausage Party), pur essendo realizzato con tecniche spudoratamente moderne (leggi: la CGI), si riallaccia esplicitamente all'origine della stramba famiglia, nata come fumetto sulle pagine del New Yorker nel 1938.
Il tratto caratteristico di Charles Addams ha influenzato il design del lungometraggio, rendendo i personaggi più "brutti" (a detta dei fan) e vicini alle radici grafiche bidimensionali. A suo modo, però, il film è anche un omaggio a tutta la storia dei personaggi, tirando in ballo anche la mitica sitcom degli anni Sessanta (con tanto di sigla originale riproposta per intero e lasciata in inglese anche nella versione doppiata per il mercato italiano), i film live-action degli anni Novanta e la serie animata dello stesso periodo. Praticamente un best of, un po' annacquato (per questioni di target il livello di humour nero è stato abbassato leggermente) ma nel complesso divertente.
Questa nuova versione de La Famiglia Addams inizia con il matrimonio di Gomez e Morticia, un evento (in)felice che viene interrotto da una folla inferocita, costringendo i due coniugi e l'immancabile Mano a fuggire e cercare una nuova dimora, in un posto che, secondo le preferenze dei diretti interessati, deve essere orrendo. Detto, fatto: si ritrovano in New Jersey (luogo d'origine del creatore dei personaggi e frequente oggetto di scherno nella cultura popolare statunitense), dove si imbattono in una creatura fuggita da un manicomio criminale. Lui è Lurch, e l'edificio abbandonato, con tanto di presenza non-corporea che chiede a tutti di andarsene, diventa la nuova casa degli Addams. Passano gli anni - tredici, per l'esattezza - ed è nuovamente tempo di festeggiamenti: Pugsley, secondogenito di Gomez e Morticia, deve affrontare la prova iniziatica della mazurka con la sciabola, tradizione ancestrale che determinerà se lui è da considerarsi un vero Addams (solo una persona ha fallito nel corso dei secoli, e non viene mai menzionata dai parenti).
Mentre tutti si preparano per l'arrivo in massa degli Addams provenienti da ogni angolo del mondo, la famiglia deve fare i conti con una minaccia di non poco conto: Margaux Needler, agente immobiliare che nel finale del proprio reality televisivo darà a tutti la possibilità di vivere in un appartamento nella città di Assimilation. Peccato che la dimora della stramba famiglia sia a breve distanza dall'utopia di Margaux, il che la costringe a escogitare un piano per far sì che anche gli Addams si facciano assimilare. E così, mentre Gomez, Morticia e lo zio Fester rivendicano il loro diritto di essere strambi, devono anche fare i conti con i bambini che stanno crescendo in fretta: da un lato Pugsley che deve superare il rito di famiglia, dall'altro Mercoledì che, esponendo l'ipocrisia dei genitori, cerca di vivere esperienze diverse dal solito, distaccandosi dalle norme rigide degli Addams.
Il film affronta il classico paradosso associato al franchise: da un lato, è entertainment destinato alle famiglie; dall'altro, il contenuto macabro può essere un po' troppo forte per gli spettatori più giovani. Da cui il bisogno di una storyline che faccia dell'edulcorazione degli Addams il proprio nucleo drammaturgico, confezionando un prodotto d'animazione ad altezza bambino ma al contempo mettendo alla berlina il concetto stesso, con il solito mix di gag universali e riferimenti più espliciti - e non sempre riusciti - alla cultura popolare (l'elemento che risente maggiormente del doppiaggio, poiché alcune citazioni sono difficili da tradurre senza perderne il senso). Risulta quindi un po' smorzato il fascino originale di quei personaggi, che però si manifesta periodicamente tramite battute precise o rimandi sinceri alle incarnazioni precedenti (vedi le interazioni tra Lurch e Mano, spesso mostrati insieme perché nella sitcom classica erano interpretati dallo stesso attore), senza dimenticare l'aspetto grafico che, paradossalmente, rende il tutto più grottesco sulla carta. E in alcuni casi i tocchi più moderni aggiungono strati di humour inatteso e delizioso, come una gag ricorrente su Lurch che fa di lui uno dei personaggi più interessanti di questa nuova operazione.
Se la storia ha i suoi alti e bassi, è decisamente più felice la scelta dei doppiatori, sia in originale che in italiano (chi scrive ha visto entrambe le versioni), da Oscar Isaac e Pino Insegno per Gomez a Nick Kroll e Raoul Bova per Fester (con il secondo che fa un'ottima imitazione del primo, la cui voce rimane anche in Italia per un breve momento canoro). Un ottimo cast che fa sì che, anche nei momenti in cui la scrittura a tratti cede sotto il peso della voglia di modernità (avvicinandosi più a un Hotel Transylvania che a una storia della famiglia Addams), siano riconoscibili quei bizzarri individui a cui siamo affezionati da decenni. Individui che rivedremo, nella medesima incarnazione, nel 2022, stando agli ultimi annunci. E forse, questa volta, appurato che il pubblico c'è, ci sarà meno reticenza a ritornare davvero alle origini, facendo davvero attenzione alle parole della sigla: "They're creepy and they're kooky, mysterious and spooky, they're altogether ooky, the Addams family..."
Max Borg (Movieplayer.it)
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