Drammatico di Greta Gerwig con Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Timothée Chalamet 135 minuti - USA 2019
Non spetta certo al cinema, nè tantomeno a questa nostra recensione di Piccole donne, ricordare o celebrare l'importanza del classico della letteratura firmato da Louisa May Alcott nel 1868. Eppure è particolarmente bello notare come questo nuovo film riesca non solo a dare nuova forza a personaggi tanto amati, ma anche a mostrarceli in una luce diversa, ancora più attuale e vicina a noi spettatori/lettori di oggi.
Proprio per questo motivo, il nuovo Piccole donne è esattamente tutto quello che avremmo potuto desiderare da un nuovo adattamento cinematografico: brillante, personale, femminista. In un periodo in cui l'originalità sembra quasi essere morta e in cui gli studios riciclano sempre le stesse storie, anche il film di Greta Gerwig sembrava essere l'ennesima riproposizione senza senso. Se invece il risultato è tale da rappresentare quasi un (moderno) ideale hollywoodiano, è proprio perché convergono con estrema naturalezza tematiche attuali, necessità produttivi (un cast quasi totalmente al femminile) e anche il necessario rispetto per i classici. Al contrario di tanti adattamenti recenti, questo Piccole donne è sì una versione su schermo molto fedele del romanzo, ma anche un film autoriale a tutti gli effetti.
La storia delle quattro sorelle March - Meg, Jo, Beth e Amy - la conosciamo tutti: ai tempi della Guerra civile americana, le ragazze vivono con la madre in una cittadina del Massachusetts in attesa che il padre, un cappellano, torni dal fronte; tutte e quattro le sorelle, molto affiatate seppur con caratteri molto diversi, proveranno ad inseguire i loro sogni, ma saranno costrette a fare i conti con la società e la cultura patriarcale dell'epoca.
Greta Gerwig non cambia nulla della trama di base, non stravolge alcun avvenimento e nemmeno si permette di modificare le caratteristiche essenziali delle sue meravigliose e amatissime protagoniste. Eppure effettua un unico piccolo, geniale cambiamento che in qualche modo rinvigorisce la storia e ne mette in evidenza ancor di più i temi principali. La sceneggiatura della Gerwig è così divisa in due storyline parallele e distanti nel tempo: quella che apre il film, ovvero il "presente" ambientato nel 1868, in cui Jo è un'insegnante privata a New York con il pallino per la scrittura e quella legata al passato, sette anni prima, con tutte e quattro le giovani ancora a casa, insieme.
Questo procedere su due linee temporeali diverse dona al film un dinamismo ed una vivacità sorprendente per un'opera che ha già ricevuto molteplici adattamenti sul grande e piccolo schermo, e in più ha il grande merito di rendere ancora più centrale il personaggio di Jo, che a sua volta rappresenta sia la scrittrice Louisa May Alcott che la regista/sceneggiatrice Greta Gerwig. In questo modo i temi più cari ad entrambe le autrici - quello della crescita e della famiglia, ma anche e soprattutto quello metanarrativo dell'emancipazione attraverso la scrittura - trovano lo spazio che meritano in modo naturale e mai forzato, perché finiscono così per rappresentare al meglio lo spirito formativo dell'opera.
Se la (nuova) sceneggiatura colpisce nel segno, lo stesso non può che valere anche per la riuscitissima messa in scena. Fotografia e scenografie ci immergono fin da subito in un'atmosfera calda e familiare e le straordinarie interpretazioni di un cast d'eccezione non fanno altro che completare l'opera alla perfezione. In particolare Saoirse Ronan e Florence Pugh confermano ancora una volta il loro talento purissimo (forse pari solo alla difficoltà di pronuncia dei loro nomi) e la loro continua crescita, film dopo film: pur non arrivando nemmeno a cinquant'anni in due, le due attrici dimostrano una maturità e una perfetta conoscenza dei loro personaggi che non può che stupire e colpire ad ogni scena. La loro presenza scenica è stupefacente così come la naturalezza che restituiscono ai loro personaggi in entrambe le versioni, sia nel presente che ne passato. Si tratta per entrambe di una doppia prova esaltante e niente affatto semplice, e non è certo un caso che le loro Jo e Amy siano sempre al centro di tutte le scene più belle e significative del film.
Meno esplosive, soprattutto a causa del ruolo a loro destinato, le altre due sorelle interpretate da Emma Watson e Eliza Scanlen, così come la "madre" Laura Dern al centro di un paio di bellissime scene e poco altro. Molto meglio invece due comprimari di eccezione come la stella nascente Timothée Chalamet nel ruolo di Laurie o la sempre meravigliosa Meryl Streep che interpreta la bisbetica Zia March. Completano il cast, sebbene in ruoli minori, altri volti noti quali Tracy Letts, Bob Odenkirk, Louis Garrell e Chris Cooper.
Ma per quanto ci si possa innamorare di queste piccole donne, per quanto la coppia di attrici Ronan/Pugh possa essere perfetta e possa davvero rappresentare uno dei futuri più luminosi dei prossimi decenni cinematografici, la stella più brillante di questo Piccole donne è indiscutibilmente Greta Gerwig: a 37 anni è un'attrice indie apprezzatissima, vera e propria musa per il compagno Noah Baumbach, e ora, dopo il successo di Ladybird e questa seconda opera di gran lunga superiore, anche affermata sceneggiatrice e regista a livello internazionale. Si parla tanto di dare maggiore spazio alle donne anche dietro alla macchina da presa, e la storia della Gerwig, anzi le opere della Gerwig, rappresentano l'esempio più tangibile e riuscito di tutto il cosidetto movimento del #MeToo.
Paradossalmente è proprio con questo nuovo film che la regista californiana dimostra tutto il suo talento: perchè se nelle opere precedenti era sempre riuscita a parlare di se con opere originali e autobiografiche, riprendendo il romanzo della Alcott, un romanzo amatissimo e molto noto a tutti, dimostra di essere in grado di fare un ulteriore passo avanti e di inserire se stessa, la propria visione del mondo e del cinema, in qualcosa di già esistente. Senza per questo snaturarlo o stravolgerlo. È quello che solo i grandi autori e registi riescono a fare, soprattutto con questa (solo apparente) facilità.
L'eccezionalità di questo nuovo Piccole donne sta tutta nell'essere un adattamento moderno e di grande intelligenza, in cui un'autrice (seppur giovanissima e proveniente da un'altra epoca) riesce a rispecchiarsi in toto, raccontando così anche la propria storia, oltre che quella di Meg, Jo, Beth e Amy. È come se a queste quattro iconiche figure, da oggi in poi si unisse anche quella di una nuova sorella d'adozione: Greta Gerwig, piccola donna (ma grande regista) che ha appena iniziato a realizzare il proprio romanzo/film di formazione. E se queste sono le premesse, è molto probabile che sarà un nuovo classico.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
|