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SORRY WE MISSED YOU
Drammatico
di Ken Loach
con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor, Ross Brewster
100 minuti - Gran Bretagna, Francia, Belgio 2019

Scrivere la recensione di Sorry We Missed You è un onore, come lo è sempre quando si tratta di affrontare i nuovi lavori di un autore amato e rispettato come Ken Loach, in cartellone a Cannes 2019 dopo tre anni dalla Palma d'oro per Io, Daniel Blake, la seconda della sua carriera. Nel nuovo lavoro, il regista britannico prosegue il suo discorso critico sulla società in cui viviamo, sui disagi e la condizione dei lavoratori, concentrandosi su un determinato tipo di ingiustizia e mancanza di salvaguardia sempre più diffusa nel mondo contemporaneo, che costringe tante figure professionali a trovarsi nella condizione di non potersi mai fermare, intrappolate in un ingranaggio inarrestabile e opprimente, ampliando e completando quanto messo in scena con il film che ha vinto il festival francese tre anni fa. La trama di Sorry We Missed You si concentra su una famiglia, ma parte da lontano, dalla crisi economica del 2008, dalla quale Ricky e la moglie hanno iniziato a lottare giorno dopo giorno contro problemi finanziari e debiti. Con la speranza di risollevare la situazione, Ricky accetta un nuovo lavoro come fattorino, per una grossa compagnia, ma da lavoratore autonomo, entrando in possesso di un proprio furgone e con la speranza e prospettiva di ampliare il volume d'affari e prendere col tempo anche altri conducenti al proprio servizio. Un nuovo impegno per il quale investe molto e in cui crede per raggiungere un sogno che, come scoprirà presto lottando quotidianamente contro il tempo e i problemi continui, non è così semplice da realizzare e rappresenta un miraggio sempre più irraggiungibile che rischia di dare duri colpi al suo nucleo familiare. Semplice ma testardo e gran lavoratore, il Ricky del bravo Kris Hitchen è il cuore di una storia che si completa negli altri personaggi di Sorry We Missed You, perché non è dissimile la condizione lavorativa di sua moglie Abbie, in giro da mattina a sera per prendersi cura di anziani e malati: quello della donna è un ritratto forse più abbozzato, ma ugualmente efficace per come riesce a dare ulteriore risonanza e sfumature al tema della denuncia sociale di Loach. Un ruolo simile lo rivestono i due figli, la piccola Liza Jane che subisce la tempesta di impegni che ha travolto i suoi genitori e l'adolescente Seb, che mostra i segni più evidenti del disagio familiare, anche a causa della sua complicata fascia d'età. Un quadro completato da figure di varia umanità e che spazia dal rigido responsabile di Ricky alla PDF (Parcel Delivered Fast), ad alcuni colleghi che subiscono la stessa precaria condizione con problemi similari, alle persone che segue Abbie. È in questa ultima porzione della storia di Sorry We Missed You che si celano alcuni dei momenti più intimi e toccanti messi in scena dal regista. Con tali premesse, appare evidente quanto Sorry We Missed You sia perfettamente inserito nella filmografia di Ken Loach, e da questo punto di vista, non è un film che sorprende. Non lo fa in positivo, perché rappresenta ciò che ci aspettiamo da Loach, ma nemmeno in negativo, vista la lucidità e il calore con cui il tema viene portato avanti e sviluppato. Dato l'impiego di Ricky, l'indice di Ken Loach è puntato suo mondo della consegne a domicilio che hanno avuto un boom negli ultimi anni, ma ciò non deve distogliere l'attenzione dal discorso più ampio e profondo che viene fatto sulla condizione precaria e opprimente di tutta la nostra società, morsa asfissiante che mai molla la presa sui suoi ingranaggi a cui viene richiesto di fare sempre di più e e rapidamente. Se un difetto va evidenziato è in una conclusione piuttosto brusca e rapida, ma si tratta di una scelta giustificabile e poco influente sul giudizio finale, perché tutto ciò che Loach voleva dire e sottolineare è veicolato dallo sviluppo della vicenda, piuttosto che dalla sua risoluzione, e il nuovo film del regista di Io, Daniel Blake si conferma una lucida e matura accusa del mondo in cui viviamo, che colpisce ed emoziona con la stessa abilità alla quale ci ha sempre abituati.
Antonio Cuomo (Movieplayer.it)
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