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SANTIAGO, ITALIA
Documentario
di Nanni Moretti
con Nanni Moretti
80 minuti - Italia 2018

Nanni Moretti torna nei cinema con Santiago, Italia a tre anni da Mia Madre e lo fa in maniera piuttosto inaspettata: era da Il Caimano che il sessantacinquenne regista romano non si occupava di temi politici e in più, questa volta, ha optato per l'incursione in quella forma documentaria che nella sua carriera non si concedeva da molto tempo. Se si esclude Il diario del Caimano, contenuto extra di un'ora del dvd del film del 2006 in cui raccontava in prima persona genesi e sviluppo del lungometraggio, l'unico documentario della carriera di Moretti fino a questo momento era infatti La cosa del 1990, dove venivano mostrati i dibattiti dei militanti in diverse sezioni del PCI all'indomani della "svolta della Bolognina" di Achille Occhetto, che in seguito avrebbe portato alla nascita del PDS. Sebbene nel nuovo lavoro in qualche occasione sentiamo la sua voce e in un paio di momenti lo vediamo anche (all'inizio mentre guarda Santiago dall'alto, poi al termine dell'intervista a un militare in carcere), come nel film documentario dedicato alla storico momento di passaggio della sinistra italiana consumatosi a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta, pure in Santiago, Italia Moretti sceglie di tenersi in disparte e lascia il maggiore spazio possibile alle parole delle persone inquadrate. Alternando con notevole efficacia materiali di repertorio e testimonianze di uomini e donne che hanno vissuto quella drammatica esperienza in prima persona, il documentario racconta dapprima gli anni della grande speranza durante il governo di Unidad Popolar di Salvador Allende, il primo storico governo socialista al mondo ad essersi insediato democraticamente, e poi quelli del terrore successivo al colpo di Stato del 1973 del generale Pinochet, con la immediata, sanguinosa repressione degli avversari politici. La struttura di Santiago, Italia è semplice, lineare, tanto da sembrare quasi un'operazione didattica rivolta soprattutto alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni e probabilmente non sono pienamente consapevoli di quanto accaduto in Cile in piena Guerra Fredda, in un momento assai delicato per gli equilibri mondiali in cui le superpotenze degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica erano drammaticamente contrapposte per il controllo dello scacchiere politico internazionale. Diviso in quattro capitoli - "Unidad Popiular (1970-1973)", "11/09/1973", "L'ambasciata italiana", "Viaggio in Italia" - il documentario di Nanni Moretti nella seconda parte si concentra però su una storia forse meno conosciuta, ovvero il ruolo centrale ricoperto dall'Italia nell'accoglienza dei dissidenti cileni. Durante il periodo della repressione di Augusto Pinochet centinaia di persone per trarsi in salvo dalla dittatura militare trovarono rifugio nell'ambasciata italiana e riuscirono in seguito ad ottenere asilo politico nel nostro paese, dove furono ospitati con generosità ed empatia, ebbero un lavoro e una casa, si integrarono perfettamente nei vari contesti sociali. Gli ex rifugiati intervistati da Moretti ancora oggi raccontano con passione, commozione e gratitudine quel paese degli anni Settanta che fu pronto ad accoglierli a braccia aperte. Nonostante oggi ci si trovi di fronte a fenomeni storici completamente differenti, è impossibile dunque fare a meno di interrogarsi su quanto l'Italia sia cambiata e come si sia modificata la percezione da parte degli italiani degli stranieri che giungono nel nostro paese con la speranza di una vita migliore. Non a caso, d'altronde, a chiudere Santiago, Italia sono le parole di un rifugiato di allora che, con un misto di amarezza e disincanto, riflette su come quattro decenni fa sia arrivato in un paese per diversi aspetti simile a quello sognato da Allende, ma che oggi invece trova dominato dalle peggiori logiche individualistiche.
Luca Ottocento (Movieplayer.it)
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