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TUTTI LO SANNO
Drammatico
di Asghar Farhadi
con Penélope Cruz, Javier Bardem, Ricardo Darín, Eduard Fernández, Bárbara Lennie
130 minuti - Spagna, Francia 2018

È un po' la maledizione di tutti i festival cinematografici: il film di un grande autore, magari anche dal cast prestigioso, che non puoi rifiutare o relegare in una sezione minore pur riconoscendo che non è all'altezza della sua fama. Everybody Knows di Asghar Farhadi è esattamente questo, ma con l'aggiunta di un paradosso. Perché in un'edizione di Cannes come quella che sta per cominciare, all'insegna delle polemiche preapertura e di un programma sulla carta poco appetibile per i media, finisce col diventare il film di apertura, quello con la massima visibilità. D'altronde come rinunciare all'idea di avere sul red carpet inaugurale il regista iraniano di Una separazione e la coppia Javier Bardem/Penelope Cruz, ovvero non solo grandi aficionados del festival, ma anche tre premi Oscar? Che poi diventano quattro se consideriamo anche l'argentino Ricardo Darín de Il segreto dei suoi occhi. Ma come diceva qualcuno "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" e non è quindi troppo difficile arrivare alla fine della proiezione e scoprirsi un po' delusi. Perché da un maestro come Farhadi, un regista che finora non aveva mai sbagliato un film, è assolutamente lecito aspettarsi molto di più. Everybody Knows non è affatto un brutto film, anzi. Ma ha il grave difetto di non riuscire a mantenere le promesse che, indirettamente, sono presenti nella prima parte di sceneggiatura. Nelle premesse non è poi così diverso da Il passato, il bel film con Bérénice Bejo che entusiasmò ed emozionò il pubblico di Cannes nel 2003, perché il tema di segreti nascosti pronti a riemergere e dei ricordi e dei rimpianti che continuano a tormentarci è in fondo alla base di entrambe le pellicole. Ma se cinque anni fa Fahradi ci raccontava soprattutto un triangolo amoroso, al centro di questo nuovo film c'è un'intera famiglia, afflitta da gelosie, risentimenti e tanta ipocrisia. Tutto parte quando, per il matrimonio della sorella più giovane, la bella Laura (Cruz) torna dall'Argentina insieme ai suoi due figli lasciando a casa il marito (Darin). Durante i festeggiamenti la corrente va via, si crea un po' di confusione e la donna scopre che Irene, la figlia sedicenne, è sparita. Subito dopo aver chiesto aiuto a Paco (Bardem), sua ex fiamma in gioventù, riceve un messaggio in cui le viene detto che la ragazza è stata rapita e che in nessun modo dovrà essere contattata la polizia o Irene morirà. Pur durando quasi due ore e trenta, il film non annoia mai, ma anzi ha il grande pregio di tenere alta la tensione in attesa del finale chiarificatore. Ma proprio perché Farhadi ci aveva abituato così bene con i film precedenti, la delusione è tanta nello scoprire che, in fondo, il film è esattamente quello che ci aspettavamo fin dalle prime scene, e che grandi sorprese e colpi di scena non ce ne sono. Ma, soprattutto, tutto quello che ci sembrava fosse stato brillantemente costruito nella parte iniziale, quel crescendo di tensioni familiari e personali, non viene sfruttato a dovere. Non emoziona quanto ci si aspetterebbe. La colpa, se così vogliamo chiamarla, potrebbe essere imputata agli attori protagonisti, forse non sempre all'altezza della loro fama. Sia la Cruz che Bardem alternano momenti molto naturali e convincenti ad altri meno credibili e al limite del dozzinale. E l'altro grande attore del gruppo, il carismatico Darin, è sfruttato davvero troppo poco. Ma d'altronde molte delle conseguenze di quello che succede nel film vengono lasciate all'immaginazione degli spettatori, e non affrontate direttamente sullo schermo, e a quel punto avere un gran cast di attori diventa quasi uno spreco. Se è vero che Farhadi già col Il passato aveva provato l'esperienza di girare un film all'estero e in una lingua non sua, va detto che nel dramma francese c'erano comunque non solo elementi tipici del suo cinema ma anche temi provenienti dalla cultura iraniana. E diventa spontaneo chiedersi come sarebbe stato questo film se avesse deciso di ambientarlo nel suo paese, con tutti i dilemmi morali che questa scelta avrebbe portato con sé. Everybody Knows è il primo film in cui il regista sembra non guardare avanti ma indietro, ma così facendo sembra aver perso anche molto del suo fascino e della sua brillantezza. O più semplicemente, togliendo l'Iran dal suo cinema ha tolto anche se stesso.
Luca Liguori (Movieplayer.it)
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